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Nasdaq da record, Elon Musk sempre più ricco

Pubblicato 12.12.2024, 10:00
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USA, nessuna sorpresa da inflazione a novembre

Record storico del Nasdaq, di Apple (NASDAQ:AAPL) e di Tesla (NASDAQ:TSLA), mentre la ricchezza personale di Elon Musk raggiunge 400 miliardi di dollari.



Ebbene, tutto questo è successo nel giorno del dato sull'inflazione USA. Le attese erano per un'inflazione al 3,3% negli Stati Uniti. A novembre l'inflazione è stata perfettamente in linea con le attese, nessuna sorpresa.
Eppure il dato mostra che l'inflazione è stabile da 7 mesi e non dà segnali di un calo forte, come in passato. Questo è il rialzo più ampio che abbiamo avuto nell'ultimo anno e mezzo. Perché allora il mercato ha esultato? Il vero dato che ha fatto esultare i mercati è stato proprio il calo del dato degli shelter.

Osservando il grafico dell'inflazione, l'ultimo rettangolo giallo mostra un leggero calo rispetto al rettangolo precedente. Anche se non è così marcato, si va a sommare con la leggera discesa del mese precedente.

Cos'è successo? La parte deflattiva (quella che ci aspettavamo da energia e beni fondamentali) è leggermente scesa e ha contribuito a non frenare l'inflazione come ci si poteva attendere. D'altra parte, però, gli shelter hanno dato il loro contributo, e questo è positivo, come sottolinea la stampa americana.

Il Wall Street Journal evidenzia che per tutto l'anno gli analisti hanno cercato prove che i prezzi dei servizi, in particolare per le abitazioni, rallentassero. Il rapporto di mercoledì ha offerto una speranza su questo fronte: il ritmo degli aumenti dei costi delle abitazioni si è leggermente raffreddato rispetto al mese precedente.

Ma allora, che cos'è che è salito in modo inaspettato? A salire è stata una voce del settore auto, in particolare, nelle aree colpite dai recenti temporali e uragani: qui gli ex proprietari di auto hanno dovuto comprare o sostituire veicoli danneggiati, facendo salire l'inflazione di questo mese. Escludendo questo dato, l'inflazione sarebbe stata leggermente al di sotto delle attese.

Anche la retribuzione oraria, come mostrato nel grafico sottostante, ha avuto un forte calo iniziale, seguito da un rialzo. Ora la situazione sembra attenuarsi. Tutto questo fa pensare a un'inflazione più sotto controllo nel prossimo anno.

Al momento, la Fed interpreta questi dati come un via libera per la riunione della prossima settimana, durante la quale è altamente probabile un taglio di 25 basis point sui tassi. Alcuni economisti ritengono che questo intervento potrebbe non essere indispensabile, ma la Fed tende a evitare mosse che sorprendano i mercati.

Altri, invece, prevedono un taglio immediato, seguito da un rallentamento delle riduzioni in futuro.

BCE pronta alla sforbiciata sui tassi

Oggi, in Europa, riflettori puntati sulla BCE, che con tutta probabilità annuncerà un taglio di 25 punti base dei tassi di interesse. A differenza dell'economia americana, quella europea fatica a crescere. Paesi come Germania e Francia, in stagnazione e in difficoltà, stanno spingendo per un cambio di rotta. Tradizionalmente "falchi" all'interno della BCE, questi paesi, noti per sostenere tassi alti per combattere l'inflazione, stanno rivedendo le proprie posizioni a fronte del rallentamento economico.

Nella BCE, i "falchi" sostengono politiche monetarie restrittive per combattere l'inflazione, mentre le "colombe" favoriscono un approccio espansivo con tassi più bassi. Oggi, anche i falchi sembrano orientati a considerare un allentamento delle politiche monetarie.

L'analisi di Carmignac

Secondo una ricerca di Carmignac, la BCE mira a raggiungere l'1,75% di tassi in estate, scendendo sotto il 2% che coincide con il target dell'inflazione. Il tasso in Europa potrebbe persino arrivare all'1,5% in caso di rallentamento della crescita a causa dei dazi, ma per ora un taglio di 50 punti base è improbabile.
Secondo Carmignac la BCE potrebbe passare da un approccio "data-depending" a un approccio "forward guidance", decidendo di tagliare i tassi in anticipo, anche se i dati mostrano un'inflazione in salita e un'economia stagnante.

Carmignac osserva che, a partire dal primo gennaio, il bilancio della BCE si ridurrà di 40 miliardi al mese con la conclusione dei programmi di acquisto di bond, come l’APP e il PEPP. La scomparsa di un acquirente insensibile ai prezzi, presente sul mercato da oltre un decennio, impone una maggiore cautela sui mercati dei tassi di interesse in euro. Con la BCE fuori gioco, qualcun altro dovrà acquistare i titoli di Stato. Tuttavia, se la domanda non sarà sufficiente, i tassi dovranno aumentare per attirare nuovi investitori.

Un aumento dei tassi, però, potrebbe generare problematiche significative, in particolare in Francia, dove gli spread rispetto alla Germania stanno già aumentando. Per l’Italia, la situazione è ancora più complessa: come uno dei paesi più indebitati d’Europa, il peso degli oneri finanziari rappresenta una sfida enorme per il bilancio nazionale.

Carmignac analizza anche la situazione della Federal Reserve, parlando della possibilità di un taglio dei tassi di 25 punti base. Tuttavia, Carmignac avverte: dopo questo taglio, la Fed potrebbe non ridurre ulteriormente i tassi e, in un'ipotesi estrema, l'inflazione potrebbe risalire. Questo approccio, definito data-depending, si basa su un'attenta analisi dei dati economici.

Il debito statunitense è una questione centrale. Gli Stati Uniti hanno un debito in crescita che ammonta a 36 trilioni di dollari, pari al 130% del PIL. Questo significa che ogni cittadino americano ha circa 107.000 dollari di debito. Gli oneri finanziari annuali ammontano a 1,2 trilioni di dollari, traducendosi in circa 3.400 dollari annui (circa 300 dollari al mese) per ogni cittadino.

Carmignac analizza anche la situazione della Banca Nazionale Svizzera, evidenziando che i mercati si aspettano un taglio dei tassi di 50 punti base, portandoli a zero. È interessante osservare come la Svizzera, nonostante la vicinanza geografica con l’Italia, presenti una dinamica inflazionistica completamente diversa: l’inflazione headline è allo 0,7% e quella core allo 0,9%, con una crescita economica modesta e una valuta particolarmente forte.

Secondo Carmignac, la Banca Nazionale Svizzera potrebbe anticipare la BCE nel taglio dei tassi per contrastare l’apprezzamento del franco svizzero. Un franco troppo forte penalizza le esportazioni del paese. Tuttavia,
Carmignac sottolinea che il franco svizzero è più strettamente correlato all’andamento dell’oro che ai tassi di interesse.

La Banca d’Inghilterra si riunirà il 19 dicembre. Le politiche monetarie restrittive hanno creato un divario storico tra i tassi dell’euro e quelli del Regno Unito, simile a quello osservato durante la crisi del governo Truss. Considerando il forte scambio commerciale tra Regno Unito ed Europa, queste divergenze nei tassi potrebbero avere un impatto rilevante sulle valute.

Carmignac conclude affermando che gli Stati Uniti offrono attualmente migliori opportunità rispetto all’Europa, grazie a tassi più alti e un’economia più forte. Tuttavia, preferiscono investimenti a scadenza breve. Ritengono poco attraenti tassi al 4% o al 2%, suggerendo invece di puntare su obbligazioni legate all’inflazione. L’anno scorso si parlava di obbligazioni non indicizzate, ora Carmignac torna a consigliare titoli di Stato indicizzati all’inflazione.

L'analisi di Goldman Sachs (NYSE:GS)

Goldman Sachs ha valutato l'impatto economico delle nuove politiche tariffarie. Con il ritorno di Trump, si prevede un incremento delle tariffe del 20% sulle importazioni dalla Cina, con alcuni prodotti che potrebbero subire aumenti fino al 60%. Per le automobili europee, le tariffe potrebbero arrivare al 22,5%.

Queste misure potrebbero avere un effetto deflazionistico compreso tra lo 0,2% e lo 0,7% nei paesi sviluppati. Infatti, mentre l'inflazione aumenterebbe negli Stati Uniti, potrebbe calare in altre aree, poiché paesi come la Cina dirotterebbero le loro esportazioni verso i mercati europei, offrendo prodotti a prezzi più competitivi.

Sempre secondo Goldman Sachs, l’oro potrebbe raggiungere i 3.000 dollari l’oncia entro il 2025. Questo scenario è realistico in un contesto di tassi più bassi, dove ci sarà una maggiore propensione ad acquistare oro. Infatti, quando i titoli di Stato offrono rendimenti più bassi, l'oro diventa un investimento più attraente.

A questo si aggiunge un dato interessante: non sono solo gli Stati Uniti a comprare oro, ma anche molte banche centrali. Goldman Sachs prevede che il 9% del rialzo dell'oro sarà legato agli acquisti delle banche centrali, in particolare da parte della Cina, dove se i tassi di interesse rimarranno comunque molto bassi, l'oro diventa un rifugio sicuro.

Il prezzo dell'oro è già su livelli molto alti. Prevedere che l’oro possa superare i 3.000 dollari l'oncia significa aspettarsi di vedere il metallo prezioso ai massimi storici.

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