Nelle ultime cinque sedute il titolo ha perso il 17%, in un mese il 28%.
La carenza di chip è arrivata a colpire duro anche le società cinesi che costruiscono auto elettriche, con pesanti conseguenze in Borsa. A Wall Street nelle ultime cinque sedute le quotazioni dei tre campioni cinesi dell’EV (Electric Vehicle), Nio, XPeng e Li Auto, sono scese fra il 16 e il 17 per cento.
Per la più famosa delle tre, Nio, leader del trasporto elettrico all’interno della Grande muraglia, la giornata peggiore è stata venerdì 26 marzo, quando le quotazioni al NYSE sono cadute del 4,7% dopo l’annuncio che la società questa settimana terrà chiusa la sua fabbrica nella provincia di Anhui per carenza di semiconduttori.
A ben guardare, però, la crisi da chip è arrivata a dare l’ultima botta a un titolo nettamente orientato al ribasso da tempo. Nell’ultimo mese le quotazioni di Nio sono scese del 28%. Le sue concorrenti XPeng e Li Auto nello stesso periodo sono scese soltanto del 12%.
Per molti investitori è giunto il momento di interrogarsi sulle prospettive del gruppo fondato nel 2014 da William Li, un sociologo dell’Università di Pechino, che è riuscito ad affermare l’immagine della sua azienda come il principale rivale di Tesla (NASDAQ:TSLA).
Non c’è dubbio che il primo elemento alla base della discesa del titolo sono le prese di beneficio dei tanti investitori che dopo avere acquistato le azioni Nio hanno visto i loro soldi moltiplicarsi a una velocità incredibile. Nonostante la caduta dell’ultimo mese, la performance di Nio a sei mesi è +70% e quella a 12 mesi è +1.150%.
In media un veicolo elettrico monta 3.500 chip. La carenza pesa sulla produzione.
Poi ci sono i risultati deludenti annunciati dalla società per le vendite del mese di febbraio, scese a 5.578 veicoli da 7.225 di gennaio. William Li ha spiegato che il rallentamento dipende dalle difficoltà riscontrate nell’approvvigionamento di batterie e dalla carenza di chip che sta colpendo tutti i produttori di auto del mondo, ma in particolare chi fabbrica EV. Li ha spiegato che Nio ha una capacità produttiva di 10.000 auto al mese, ma è costretta a limitare la produzione a 7.500 per mancanza di componenti. Micheal Woodward, capo della divisione Auto di Deloitte, dice che in un’auto tradizionale sono montati in media circa 1.300 chip, che salgono a 3.500 in un veicolo elettrico.
Secondo Vivian Medithi, responsabile del sito americano InvestorPlace, è comprensibile che con queste notizie Nio faccia fatica ad attirare investitori che puntano a guadagni veloci, mentre mantiene intatto un grande potenziale di crescita nel medio periodo.
In Cina costruite a dicembre 112.000 stazioni di ricarica, quante ce ne sono in tutti gli Usa.
Innanzitutto la società sta per quotarsi a Hong Kong con un’Ipo che dovrebbe permetterle di raccogliere qualcosa come 2 miliardi di dollari di mezzi freschi. Una parte importante dei nuovi capitali verrà impiegata per estendere la rete delle stazioni di cambio della batteria. Infatti, una particolarità di Nio è che vende le auto senza batteria proponendo ai clienti un servizio in abbonamento per avere in pochi minuti la sostituzione della batteria esaurita con una batteria carica nelle stazioni di scambio che la società sta creando.
Questo programma è fortemente appoggiato dal governo cinese, che vede nella realizzazione di punti di ricarica per auto elettriche uno degli elementi principali della sua politica per i trasporti. Oggi in Cina ci sono circa 1,7 milioni di punti di ricarica per auto elettriche su 5,5 milioni di EV. Il numero di EV è previsto salire a 160 milioni nel 2035. Per capire quanto seriamente il governo cinese spinge sull’auto elettrica basta un dato: a dicembre 2020 sul territorio cinese sono state create 112.00 nuove stazioni di ricarica o scambio delle batterie, esattamente quante ne esistono su tutto il territorio degli Stati Uniti.