Emergenza sanitaria e crisi geopolitica legata al conflitto russo-ucraino continuano a spingere al ribasso il mercato azionario, con Dow Jones (US30) che ha chiuso la scorsa settimana con un calo cumulativo da inizio anno del 20%.
Il trend ribassista però sembra lontano dalla naturale conclusione, almeno stando a quanto riportato dalla recente analisi di Chart of The Day, che analizza i significativi downtrend registrati dallo stesso indice dal 1900: se la storia dovesse ripetersi, lo stato attuale verrebbe localizzato in una fase intermedia del ciclo. Intanto si aggiusta il tiro anche sulle previsioni degli utili dell’S&P 500 (US500) a conferma del trend ribassista, che vale anche per il Nasdaq (USTECH) sul quale grava il timore di una situazione analoga alla crisi di inizio secolo con una perdita dell’indice si attesta al 31% da inizio 2022.
Tra i fattori determinanti del timido rialzo della scorsa settimana ci sono un tasso di disoccupazione americano che decresce a 3,5%, con un 1,1 milioni di posti di lavoro disponibili e 29.000 domande di disoccupazione in meno rispetto alla tornata di agosto.
Continua inoltre l’atteggiamento prudenziale della Federal Reserve che inaugura il trimestre con un rialzo dei tassi sulla base del recente andamento del CPI e su oculato consiglio del Fondo monetario internazionale che, per l’appunto, invita le banche centrali a continuare con i rialzi nel tentativo di neutralizzare la minaccia di un’inflazione fuori controllo.
Significative anche le dichiarazioni sul fronte energia, con l’OPEC+ che taglia la produzione di greggio di due milioni di barili al giorno e l’anacronistica posizione de presidente Biden che annuncia un significativo aumento delle riserve nazionali di petrolio, mentre al Congresso si discute il NOPEC su spinta dei conservatori e con crescente consenso anche sul fronte opposto. In realtà il taglio previsto dal ministro del petrolio dell’Arabia Saudita si aggira attorno al milione di barili al giorno, a causa di una produzione al di sotto degli obiettivi da parte di alcuni membri esportatori più piccoli nell’ultimo periodo, che avranno dunque margine di recupero. Entrambi gli atteggiamenti non incoraggiano certo l’UE che aumenta la sua fame di energia sotto il fuoco incrociato delle previsioni pessimistiche OPEC, le conseguenti proteste americane e minacce di ulteriori tagli delle forniture di gas dalla Russia.
Il Ftse Mib riflette dunque la situazione descritta con la conferma della corsa al ribasso con la previsione di un affondo ancora più significativo in queste settimane a venire. L’indice ha chiuso venerdì a 20.912,96 dopo un lunedì positivo e un resto della settimana in continua discesa, toccando il -20,67% dall’inizio dell’anno.
LIVELLI PREVISIONALI:
future SP500 (US500): il future si attesta sotto la media mobile semplice 200 giorni con tf giornaliero. Persistenza trend ribassista in atto con supporto in area 3560 che se bucato porterebbe potenzialmente l’indice in area 3.200.
La sua tenuta invece riporterebbe l’indice in area 3.800.
future Mib (FTSE MIB): il future si attesta sotto la media mobile semplice 200 giorni con tf giornaliero. Persistenza trend ribassista in atto con supporto in area 20.000 che se bucato porterebbe potenzialmente l’indice in area 18.800.
La sua tenuta invece riporterebbe l’indice in area 21.600.
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