Durante la seduta asiatica, sulla scia di Wall Street è tornata la propensione al rischio, anche se i volumi sono rimasti bassi.
Gli indici azionari asiatici hanno chiuso per lo più in positivo, con il Nikkei a +0,82% e l’Hang Seng a +0,27%, invece l’indice composito di Shanghai ha ceduto lo 0,47%, nonostante le iniezioni di liquidità della PBoC e il CNY ancora debole contro l’USD.
Sui mercati valutari, l’USD si è indebolito marginalmente contro le valute G10 e dei mercati emergenti. Il rally persistente dei rendimenti dei titoli USA a scadenza breve non è riuscito a compensare le pressioni a vendere di breve termine. L’AUD si è apprezzato robustamente, perché i verbali della RBA si sono rivelati un po’ meno accomodanti di quanto previsto dal mercato.
L’AUD/USD ha aperto a 0,7290, ma dopo i verbali della RBA ci sono stati corti speculativi che hanno spinto la coppia ai massimi di seduta pari a 0,7366. Il greggio è lievitato sull’onda delle apprensioni per gli incendi in Canada e le interruzioni delle forniture in Nigeria.
Il Petrolio Greggio WTI ha raggiunto il massimo da sette mesi, salendo a quota 48 USD. Le ricadute sul CAD (e sulla NOK) sono state meno evidenti, il rialzo dei prezzi del petrolio dovrebbe sostenere il CAD, ma poiché ogni giorno un milione di barili deve essere tolto dal mercato per sicurezza, le entrate ne soffriranno. L’USD/CAD è passato da 1,2910 a 1,2850, prevediamo che il CAD rimarrà solido perché il mercato petrolifero e il più ampio comparto delle materie prime si sta stabilizzando.
Infine, il ministro delle Finanze giapponese Aso ha anticipato che alla prossima riunione del G7 si discuterà di valute. Ha sottolineato che il Giappone continua a impegnarsi per la stabilità sul Forex e la cooperazione globale, ma ha anche detto che ogni paese deve avere la liberà di adottare politiche monetarie e fiscali che rispondono alle proprie necessità. L’USD/JPY è rimasto all’interno della stretta fascia compresa fra 108,85 e 109,00.
In Asia, dai verbali della RBA del 3 maggio emerge che la decisione di tagliare il tasso ORC di 25 punti base, portandolo all’1,75%, è passata di misura. I toni meno accomodanti hanno fatto inabissare dal 25% al 13% le probabilità di un taglio a giugno. Il mercato ora crede che sia aumentata la soglia per ulteriori allentamenti nel prossimo futuro; domina la strategia dell’intervento una tantum. Noi continuiamo a credere che la sospetta debolezza della Cina e dei prezzi delle materie prime spingerà la RBA a tagliare di nuovo il tasso di 25 punti base nel 2016, più probabilmente in autunno o, al più presto, in agosto (si veda il Rapporto giornaliero sul mercato).
La discussione sulla Brexit si è infiammata dopo che, dall’ultimo sondaggio di ORB per il Telegraph, emerge un’ampia maggioranza a favore della permanenza nell’UE. Stando al quotidiano, il voto “rimanere” stacca di 15 punti il voto “uscire” nel sondaggio sul referendum che si terrà nel Regno Unito. La notizia arriva dopo che l’ex sindaco di Londra Boris Johnson ha paragonato l’Unione Europea, che perseguirebbe l’obiettivo di unificare l’Europa sotto un’unica “autorità”, alla Germania nazista di Hitler.
Sulla scia dei risultati del sondaggio del Telegraph, la coppia GBP/USD ha compiuto un rally da 1,4395 a 1,4491, il cambio EUR/GBP è invece calato da 0,7860 a 0,7815. Rimaniamo ribassisti sulla sterlina, finché la conferma di quest’ampia divergenza non sarà confermata da altri sondaggi. Fino a quel momento consideriamo i rally della coppia GBP/USD come opportunità per ricaricare i corti. L’IPC britannico di prossima pubblicazione, che dovrebbe attestarsi a un solido 0,5% a/a, non rinnoverà le aspettative di una BoE colomba.
Durante la seduta europea, gli operatori monitoreranno l’IPC e l’IPP nel Regno Unito e la bilancia commerciale nell’UE. Le cose si faranno interessanti nel pomeriggio, quando negli USA saranno diffusi i dati riferiti a nuovi cantieri residenziali, permessi di costruzione, IPC, produzione industriale e tasso di utilizzo degli impianti. Ci saranno inoltre gli interventi dei presidenti della Fed Williams e Lockhart. Prevediamo un miglioramento marginale dell’inflazione e della produzione industriale, che dovrebbero tradursi in una richiesta di USD nel breve termine.