Allora, l’oro ha avuto la standing ovation che meritava per la sua performance del primo trimestre? Ottimo.
Ma ora chiediamoci: registrerà presto quel massimo storico che i long aspettano da un po’? Sfortunatamente, questo sembra un po’ più sfuggente, se il trimestre appena concluso può dare qualche indicazione.
All’apertura degli scambi di aprile questo venerdì, il contratto dei future dell’oro più attivo sul COMEX a New York oscillava a 1.935 dollari l’oncia durante gli scambi asiatici.
Ieri, il riferimento dei future dell’oro si era attestato a 1.949,20 dollari.
Dunque con un rialzo del 2,6% su marzo e del 6,6% sul primo trimestre.
Grafici gentilmente forniti da skcharting.com
L’ultima volta che l’oro COMEX era salito di più in un trimestre era stato quando aveva segnato un balzo del 14% nel secondo trimestre terminato nel giugno 2020.
Ciononostante, l’oro non è riuscito a toccare un massimo storico a marzo, malgrado l’inflazione statunitense alle stelle e le tensioni geopolitiche derivanti dall’invasione russa dell’Ucraina. Il metallo giallo è considerato una protezione da questi problemi economici e politici.
L’8 marzo, l’oro COMEX ha raggiunto il picco di 2.078,80 dollari, 43 dollari in meno dal record dell’agosto 2020 di 2.121,70 dollari.
Il prezzo spot dell’oro è arrivato a 2.070,29 dollari quello stesso giorno, a meno di 4 dollari dal picco dell’agosto 2020 di 2.073,41 dollari.
Per gli esperti di grafici, il fallimento dell’oro nel battere il massimo del 2020 dimostra i gli aspetti di superiorità e vulnerabilità del metallo prezioso.
Le fondamenta tecniche dell’oro sono state danneggiate quando ha segnato i minimi di un mese sotto i 1.900 dollari martedì, raggiungendo quota 1.888,30 dollari sul COMEX e 1.890,03 dollari sul mercato spot.
“Il respingimento dell’oro all’apice non è una novità, è un trend”, spiega Sunil Kumar Dixit, a capo delle strategie tecniche di skcharting.com.
Dixit, che usa il prezzo spot per le sue stime, spiega che i lingotti hanno prima affrontato un respingimento a 2.070 dollari, poi sono scesi a 1.966 dollari prima del “panic selling” che li ha portati a 1.890 dollari.
“L’immediata ripresa di 60 dollari seguita fino a 1.950 dollari dimostra che i rally sono scontati e controllati da forze ribassiste”, dice Dixit.
Sul breve termine, vede l’oro spot a cavallo di uno stretto range di 80 dollari che gli consentirà di passare nella fascia 1.970-1.890 dollari, mentre la Federal Reserve cerca di fermare la corsa dell’inflazione USA con una serie di aumenti dei tassi.
“Infrangere sotto i 1.890 dollari potrebbe esporre il metallo a 1.810 dollari, anche se una decisiva rottura sopra 1.970 dollari potrebbe aprire la strada ad un nuovo picco di 2.050 dollari. Sul breve periodo, però, l’oro sembra confinato nel range dei 2.000 dollari”.
Craig Erlam, analista della piattaforma di trading online OANDA, è d’accordo.
“L’oro incontrerà una forte resistenza al livello di 1.970 dollari ma, se non dovesse bastare come barriera, potrebbe aprirsi una strada verso i 2.000 dollari”, dice. E aggiunge che il metallo prezioso dovrebbe restare “influenzato dalle notizie”, soprattutto sull’inflazione e sul conflitto russo-ucraino.
L’inflazione è uno dei maggiori fattori propulsori per il prezzo dell’oro quest’anno.
Le pressioni sui prezzi USA, misurate dall’indice sui prezzi al consumo (IPC) sono aumentate del 7,0% nel 2021 e del 7,9% sull’anno a febbraio, entrambi i tassi più rapidi in quattro decenni. L’espansione dell’indice IPC supera la crescita economica del 5,7% dello scorso anno, prevista dalla Fed al 2,8% per quest’anno.
La Fed ha una tolleranza di appena il 2% per l’inflazione annua e molti policymaker della banca centrale hanno promesso di riportarla all’obiettivo con ben sette aumenti dei tassi quest’anno ed altri in arrivo nel 2023.
La Fed ha approvato il suo primo aumento dell’era della pandemia il 16 marzo, alzando i tassi di 25 punti base. Ora, vari membri del Federal Open Market Committee, guidati dal Presidente Jerome Powell, stanno prendendo in considerazione aumenti consecutivi da 50 punti base per i vertici di maggio e giugno.
“Ricordate che, prima dell’invasione russa dell’Ucraina, le prospettive erano piuttosto cupe per il metallo prezioso, con la Fed che si preparava al suo ciclo di inasprimento più aggressivo da decenni”, afferma Justin McQueen, esperto di strategie sull’oro che scrive sulla piattaforma Daily FX.
“Sono ancora così, e forse anche peggio, con Powell e compagni che puntano ad alzare i tassi di 50bps alla volta”.
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.