A marzo la banca centrale cinese ha comprato lingotti per il 17esimo mese consecutivo e il metallo giallo segna un nuovo record a 2.340 dollari. Cresce la ricerca di investimenti-rifugio a fronte dell’acuirsi della crisi in Medio Oriente
Da metà febbraio quotazioni in rialzo del 17%
Non si attenua la forza dell’oro che continua a salire dopo avere segnato venerdì scorso il record dei 2.330 dollari l’oncia, nonostante i dati sull’andamento del mercato del lavoro in Usa a marzo, migliori delle attese, facciano pensare che la Fed potrebbe rinviare ulteriormente il primo taglio dei tassi di interesse. Come è noto, oro e tassi di interesse si muovono abitualmente in senso opposto, per cui un calo dei tassi in America potrebbe dare nuova spinta al metallo giallo, che peraltro sale di buon passo anche senza l’aiuto della politica monetaria Usa.
Da metà febbraio l'oro è salito di oltre il 17% e almeno una parte dei guadagni è stata alimentata dall'ottimismo per il fatto che la Fed si stava avvicinando al taglio dei tassi. Anche la domanda delle banche centrali è stata un fattore determinante. Ieri la People's Bank of China, la banca centrale cinese, ha reso noto di avere acquistato ancora lingotti durante il mese di marzo.
Un rialzo che non frena se cambia la prospettiva dei tassi
Dopo i dati sull’occupazione in Usa di venerdì (sono stati creati a marzo 303.000 nuovi posti di lavoro, contro i 214.000 previsti), il prossimo appuntamento per i trader del metallo giallo sarà con i dati sull'inflazione di marzo negli Stati Uniti, previsti per mercoledì, dati preziosi per prevedere le prossime mosse della Fed.
Ma il forte rialzo dell’oro di settimana scorsa è stato spinto anche dalle preoccupazioni per il peggioramento della situazione in Medio Oriente. Si teme la risposta dell’Iran dopo l’attacco condotto presumibilmente dagli israeliani contro il suo consolato in Siria, mentre Hezbollah ha avvertito di essere pronto alla guerra. L'oro tende a beneficiare dell'aumento della domanda di beni rifugio nei periodi di maggiore rischio geopolitico.
Dal 2022 Pechino continua a comprare
Stamattina l’oro ha segnato il nuovo record a 2.340 dollari l’oncia. Secondo i dati ufficiali pubblicati domenica, a marzo la quantità di oro detenuto dalla Banca Popolare Cinese è aumentata dello 0,2% a 72,74 milioni di once. Si tratta dell'aumento più contenuto nella serie di acquisti mensili iniziata nel novembre 2022.
E’ dal 2022 che gli acquisti delle banche centrali stanno contribuendo in modo significativo alla crescita delle quotazioni dell’oro.
Secondo il World Gold Council, le banche centrali mondiali, guidate da Cina e India, hanno continuato ad aumentare le loro riserve auree a febbraio, segnando il nono mese consecutivo di crescita. Tuttavia, il dato di febbraio ha registrato un calo del 58% rispetto al mese precedente, dovuto in parte a un maggior volume di vendite.
A marzo le riserve ufficiali della Cina sono salite ai massimi da novembre 2015. Le riserve valutarie del Paese sono salite a 3.245 miliardi di dollari, il valore più alto dal dicembre 2021, in quanto la banca centrale mira a mantenere stabili le disponibilità per contrastare i rischi. Rispetto a un anno prima le riserve sono aumentate dell'1,9%.