Un grammo di fortuna vale più di una libbra d’oro (proverbio Yiddish).
Oltre alle elezioni americane, di cui discuteremo brevemente più avanti, oggi sono attesi i dati di produzione industriale della Francia MoM di settembre (stima -0.7% contro +1.4% di agosto). Alle 15:45 sono attesi i dati di PMI USA di ottobre: Servizi (stima 55.3 punti contro 55.2 di settembre) e Composito (stima 54.4 punti contro 54 di settembre). Alle 16:00 uscirà invece l’ISM non manifatturiero di ottobre (stima 53.3 punti contro 54.9 di settembre).
Ci siamo. Oggi è il giorno delle elezioni americane. Ci vorranno poi forse più dei quattro giorni necessari per sapere chi sarà il 47° Presidente degli Stati Uniti, soprattutto se la gara sarà un testa a testa nei sette “Swing State”, decisivi ogni volta per il verdetto finale. Secondo le ultime news, la Harris manterrebbe un vantaggio marginale su Trump nei sondaggi degli stati indecisi a meno di 48 ore dalla chiusura dei seggi.
Secondo il Corriere della Sera, il voto americano è destinato a cambiare per sempre il destino dell’Europa, anche se dovessero vincere i democratici e questo per diverse ragioni:
· Harris sarebbe il primo presidente degli Stati Uniti priva di ascendenze familiari o culturali in Europa. Padre giamaicano, madre indiana, si è formata in California, sulla costa che guarda all’Asia e dalla quale il ritardo tecnologico europeo salta di più agli occhi;
· La candidata democratica in campagna elettorale è rimasta “minacciosamente in silenzio”, come nota la politologa Patrycja Sasnal, sul tema del cambio climatico;
· la Harris, sensibile alla Silicon Valley, non sarebbe comunque timida nel difendere le grandi piattaforme americane del digitale o dell’intelligenza artificiale dalla rigidità e dagli eccessi dei regolamenti europei sulla privacy (GDPR) o dello stesso AI Act, che per esempio frena la diffusione delle tecnologie di Microsoft (NASDAQ:MSFT) in Europa. Per non parlare poi dei casi dell’Antitrust di Bruxelles contro Google (NASDAQ:GOOGL) o altre Big Tech statunitensi;
· ci sono poi le frequenti uscite del consigliere di sicurezza nazionale di Harris, Philip Gordon che fanno capire che da una Casa Bianca di Kamala ci sarebbe molta pressione sull’Europa perché paghi di più e faccia di più per la propria sicurezza.
Il Corriere della Sera conclude sostenendo che la posizione di rendita dell’Europa è comunque al tramonto. Siamo sostanzialmente d’accordo con queste affermazioni. Crediamo comunque che questa strategia possa aumentare il rischio complessivo e non diversificabile dei mercati dell’Europa, ma anche degli Stati Uniti. Detto questo è possibile che le materi prime, con in testa l’oro, possano continuare non solo a garantire il valore dell’investimento, ma anche ad offrire un rendimento in linea con il loro rischio.
Il prezzo dell'oro è in un trend di crescita per lo più costante dalla fine del 2022 per una serie di ragioni. Molti investitori che hanno prestato attenzione ai mercati finanziari e delle materie prime dall'inizio degli anni '70 potrebbero pensare che il prezzo dell'oro sia strettamente legato all'inflazione e alle aspettative inflazionistiche, nonché ad un rifugio sicuro percepito in tempi di incertezza. Tuttavia, c'è di più di quanto la storia possa suggerire.
Oggi infatti ci sono diversi fattori aggiuntivi che vediamo unirsi per aiutare a spingere il prezzo dell'oro più in alto. La nostra analisi suggerisce che il prezzo dell'oro probabilmente continuerà salirà dall'attuale prezzo fino a un intervallo di $ 2.900-$ 3.000 entro la fine del 2025. Vediamo quali sono, secondo la nostra analisi, alcune delle ragioni per cui crediamo che l'oro abbia un potenziale di rialzo nei prossimi 14-15 mesi circa.
Storicamente, gli investitori hanno acquistato oro come potenziale copertura contro l'inflazione. In parte è ancora così, ma il prezzo dell'oro è aumentato di oltre il 60% da quando l'indice dei prezzi al consumo (CPI) ha raggiunto il picco a giugno 2022 toccando il 9,1% e successivamente è sceso al 2,4% il mese scorso. L'oro è stato visto come una riserva di valore per secoli e ha attirato l'attenzione degli investitori ogni volta che il potere d'acquisto del dollaro è stato trascinato verso il basso dall'inflazione. Non che vediamo un serio calo del valore del dollaro, anzi, vediamo più forza l'anno prossimo e stabilità nel futuro.
Anche le incertezze geopolitiche sono state le ragioni per cui gli investitori a volte si riversano sull'oro. Molti investitori oggi sono preoccupati per le tensioni in Medio Oriente e nell'Europa orientale, nonché per le crescenti frizioni tra Cina e Taiwan. La corsa alla presidenza degli Stati Uniti rappresenta un’altra fonte di incertezza per l'economia globale, poiché le politiche commerciali e tariffarie differiscono notevolmente tra i due candidati dei partiti principali.
Un'altra possibile ragione per un aumento del prezzo dell'oro sono gli acquisti da parte delle banche centrali, che si muovono per diversificare le proprie riserve detenendo meno dollari USA. Nei decenni passati, prima dell'introduzione dell'euro nel gennaio 1999, le banche centrali globali detenevano la maggior parte, se non quasi tutte, delle proprie riserve in dollari. Con l'aumento di popolarità dell'euro e la sua affermazione come legittima valuta globale, molte banche centrali hanno diversificato le riserve acquistando e detenendo euro. Secondo l'ultimo rapporto Currency Composition of Official Foreign Exchange Reserves (COFER) del Fondo Monetario Internazionale (FMI), il dollaro USA nel primo trimestre di quest'anno ha costituito il 58,9% delle riserve globali delle banche centrali, in calo rispetto alla quota del 71% detenuta nel 2001. L'oro ha rappresentato il 15% delle riserve totali.
Molti fondi pensione e compagnie assicurative hanno un'ampia esposizione alle materie prime, non solo all'oro, in parte come potenziale copertura contro l'inflazione e il rischio politico a livello globale. Noi favoriamo questa ampia esposizione alle materie prime anche per tutti i tipi di investitori individuali a lungo termine. I recenti alti e bassi nei rendimenti a reddito fisso, in gran parte legati all'inflazione, ci mantengono favorevoli alle materie prime.