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Petrolio: accordo nucleare iraniano potrebbe non bastare a far scendere i prezzi

Pubblicato 10.02.2022, 15:44
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 10 febbraio 2022

Le tensioni in Europa dell’Est stanno contribuendo a tenere alti i prezzi del petrolio, ma al centro della scena geopolitica e petrolifera questa settimana ci sono i progressi nei negoziati USA-Iran. Secondo i diplomatici statunitensi, le trattative tra i due paesi stanno andando verso una “fase cruciale”.

WTI Weekly TTM

I mercati sembrano aver interpretato la notizia come segnale di un accordo finale in arrivo. E questo potrebbe voler dire cancellazione delle sanzioni. Martedì, i prezzi del greggio sono crollati di oltre il 2% nella notizia di ulteriori trattative tra USA ed Iran.

Quanto è probabile una cancellazione delle sanzioni?

Sembra improbabile che questo round di negoziati porti ad una risoluzione completa e ad un nuovo accordo nucleare tra USA ed Iran, per via delle numerose questioni ancora da risolvere.

I negoziatori statunitensi devono ancora incontrare di persona le controparti iraniane e stanno continuando a condurre le trattative tramite intermediari. Detto questo, alcuni analisti dell’Iran sono molto ottimisti che un nuovo accordo nucleare sia imminente e sottolineano che entrambe le parti sono molto motivate a concludere i negoziati.

È possibile che potremo vedere la fine di tutte o di alcune sanzioni già prima che venga stretto un accordo nucleare definitivo.

Il 4 febbraio, il Segretario di Stato Blinken ha firmato numerose esenzioni dalle sanzioni associate a progetti nucleari civili in Iran. Queste esenzioni consentiranno ai paesi esteri ed alle aziende che lavorano con progetti nucleari civili iraniani di evitare penali legate alle sanzioni USA. Anche se queste esenzioni non hanno niente a che fare col petrolio, il fatto che gli Stati Uniti le abbiano firmate senza alcuna concessione dall’Iran potrebbe indicare che potremmo vedere ulteriori riduzioni delle sanzioni petrolifere molto presto.

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Il governo Biden vuole disperatamente abbassare i prezzi petroliferi globali e la produzione di gas negli USA. Aumentano le pressioni politiche perché faccia qualcosa per alleviare i prezzi alti del petrolio.

Fornire un sollievo dalle sanzioni sul petrolio all’Iran potrebbe essere un modo rapido per far aumentare le scorte globali e facilitare un calo del prezzo.

Quanto petrolio potrebbe portare l’Iran sul mercato, realisticamente?

Nello scorso anno, le esportazioni iraniane di greggio e condensati sono passate da un massimo di 1,65 milioni di bpd del marzo 2021 al minimo di 746.000 bpd nel maggio 2021. Di recente, l’Iran ha registrato una media di esportazione di circa 1,37 milioni di bpd. (Dati sulle esportazioni iraniane forniti da TankerTrackers.com). Durante l’amministrazione Trump, dopo la reintroduzione delle sanzioni nel 2018, le esportazioni dell’Iran erano scese ad un minimo di circa 200.000 bpd.

Prima che Trump reintroducesse le sanzioni, le esportazioni erano arrivate a 2,8 milioni di bpd, secondo TankerTrackers.com. Rystad Energy afferma che l’Iran potrebbe cominciare ad aumentare la sua produzione, e di conseguenza la quantità di greggio e condensati sul mercato globale, entro 4-6 mesi dalla cancellazione delle sanzioni.

Invece, la National Iranian Oil Company (NIOC) nel giugno 2021 ha reso noto che, se le sanzioni fossero cancellate, l’Iran potrebbe ripristinare la sua produzione a 3,8 milioni di bpd nel giro di un mese. I trader del petrolio farebbero meglio a fidarsi degli analisti esterni, più che del governo iraniano.

Se le sanzioni venissero annullate, l’Iran potrebbe anche vendere immediatamente il petrolio delle scorte galleggianti, che attualmente è pari a circa 87 milioni di barili che aspettano di finire sul mercato, secondo Kpler.

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Che impatto sui prezzi avranno gli sviluppi?

La notizia di un accordo farebbe crollare i prezzi del petrolio in previsione di un aumento delle scorte. Tuttavia, il calo probabilmente si invertirà una volta assimilato l’accordo, perché restano forze significative a spingere i prezzi verso l’alto (inflazione, politiche ambientali del governo USA, scenario Russia/Ucraina, potenziale attenuazione della bassa domanda dovuta al virus).

Goldman Sachs stima che, se dovesse essere firmato l’accordo a marzo 2022, le esportazioni petrolifere iraniane aumenterebbero abbastanza nel Q3 2022 da poter abbassare le sue stesse previsioni sul prezzo di 7 dollari al barile.

Inoltre, la capacità di produzione dell’Iran non è l’unico ostacolo al ritorno del petrolio iraniano sul mercato globale. Molti compratori in paesi come Giappone, Turchia, India e Corea del Sud saranno riluttanti a ricevere cargo di petrolio iraniano, perché devono ancora essere risolte le questioni relative all’assicurazione ed al pagamento. Potrebbero volerci molti mesi prima che questi ex clienti si sentano tranquilli a stringere accordi finanziari con l’Iran.

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