Il rischio di un’escalation o di un allentamento della guerra in Ucraina, insieme alla probabilità che la Federal Reserve possa rincarare la dose con il suo primo aumento dei tassi dell’era della pandemia, tengono petrolio ed oro sui carboni ardenti in apertura di settimana.
I prezzi del petrolio hanno proseguito il ribasso della scorsa settimana crollando di oltre il 2% negli scambi asiatici di questo lunedì, dopo che un funzionario USA ha reso noto che la Russia ha dato segnali di essere intenzionata a tenere degli importanti negoziati sull’Ucraina.
Alle 1:30 a New York (13:30 Singapore), il Brent, il riferimento globale del petrolio, crolla di 2,53 dollari, o del 2,3%, a 110,14 dollari al barile.
Il riferimento USA, il West Texas Intermediate, va giù di 2,98 dollari, o del 2,7%, a 106,35 dollari.
“Un respingimento ai livelli di resistenza di … 116-120 dollari potrebbe spingere nuovamente giù il WTI a 103 dollari”, avverte Sunil Kumar Dixit, a capo delle strategie tecniche di skcharting. com.
“Infrangere e restare al di sotto di questi livelli potrebbe esporre il petrolio alle aree di 95 e 86 dollari, che potrebbero essere un fair value senza premio di rischio”.
Riflettori su trattative russo-ucraine
Le trattative tra Russia ed Ucraina proseguiranno nel corso della giornata di lunedì, ha reso noto ieri il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
Il contratto più attivo dei future dell’oro sul COMEX a New York, quello di aprile, scende di 8,10 dollari, o dello 0,4%, a 1.976,90 dollari l’oncia.
L’oro spot va giù di 15,34 dollari, o dello 0,8%, a 1.973,21 dollari.
Una debolezza sotto i 1.985-1.980 dollari potrebbe spingerlo a ritestare il livello di 1.958 dollari della scorsa settimana, afferma Dixit.
Sia i future che l’oro spot sono rimbalzati di quasi l’1% la scorsa settimana.
Negli scambi della mattinata asiatica di questo lunedì, l’oro è sceso, mentre i rendimenti dei Treasury USA sono saliti nelle aspettative di un aumento dei tassi della Fed. Le speranze di un esito migliore delle imminenti trattative in Ucraina, inoltre, hanno ridotto le prospettive di asset rifugio del metallo giallo.
La Fed dovrà stare molto attenta con gli aumenti dei tassi
Il duro compito della Fed è quello di ridurre un’inflazione arrivata ai massimi di 40 anni alzando i tassi di interesse quanto basta a raffreddare la domanda, senza uccidere l’economia o mandarla in recessione.
Il problema per il Presidente Jerome Powell è che il tutto viene complicato dall’invasione russa dell’Ucraina.
La guerra, come ha fatto notare Bloomberg la scorsa settimana, ha scatenato una tale turbolenza sui mercati finanziari ed energetici globali che sarà difficile ridurla, a prescindere dagli strumenti a disposizione della Fed.
Powell, inizialmente lodato per il rapido intervento di stimolo della Fed che ha contribuito ad impedire che la recessione per il COVID‑19 diventasse una vera e propria depressione, ora sembra l’emblema di tutto ciò che va male per l’inflazione, soprattutto dopo aver ammesso che la banca centrale si era sbagliata di grosso a definirla transitoria.
Oltre ad un massimo di sette aumenti dei tassi quest’anno (in base al numero di vertici FOMC in calendario) c’è una riduzione ancora da specificare del bilancio della Fed, che ora ammonta ad 8,9 mila miliardi di dollari dopo gli interventi per supportare l’economia dallo scoppio del COVID-19 nel marzo 2020.
Questa azione ridurrà la liquidità nel sistema finanziario, ma comporterà anche conseguenze incerte per i mercati dei bond e dei titoli azionari. Il pericolo è che, se l’inflazione non comincerà a ridursi in risposta a queste mosse iniziali, i policymaker finiranno per alzare troppo i tassi, spingendo l’economia in recessione e facendo crollare i mercati finanziari.
Un aumento di 25 punti base, ossia di un quarto di punto percentuale, dovrebbe causare poca o nessuna turbolenza sui mercati la prossima settimana e probabilmente incoraggerà ulteriormente chi è propenso al rischio sui mercati di bond, forex e materie prime.
Un incremento di 50 punti base, o mezzo punto, avrà invece conseguenze serie, con oro, e forse anche petrolio, in caduta libera su un nuovo crash a Wall Street. L’inflazione potrebbe brevemente fermarsi ma la Fed dovrà certamente fare di più se non vuole che le pressioni sui prezzi tornino alla carica.
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.