- La ripresa del petrolio potrebbe essere una “rumorosa corsa sulle montagne russe”, piuttosto che un rally a V
- Il WTI dovrebbe puntare prima a 77 dollari, con una resistenza a breve termine finale ad 88 dollari
- Possibilità che il greggio inverta il rally e torni al minimo di 65 dollari
- La chiusura da venerdì dell’oleodotto di Keystone, da 622.000 barili al giorno, dopo la perdita peggiore nella storia statunitense.
- La graduale riapertura delle città cinesi in lockdown per i contagi da coronavirus.
- Le scorte di greggio sono scese di 5,187 milioni di barili nella settimana terminata il 2 dicembre, ha riportato l’EIA.
- Le scorte di prodotti raffinati sono salite di 6,159 milioni di barili nella stessa settimana.
- Le scorte di benzina sono aumentate di 5,320 milioni di barili.
Quello che scende deve poi salire.
E qualcuno comincia a chiedersi: il petrolio, colato a picco la scorsa settimana, schizzerà a razzo adesso?
La settimana è iniziata bene per i long, con il rally del 3% di ieri ed un ulteriore rialzo del 2% negli scambi asiatici di questo martedì.
Le aspettative di una ripresa dopo il tonfo dell’11% della scorsa settimana che ha portato il Brent ed il West Texas Intermediate, o WTI, ai minimi del dicembre 2021 sono comprensibili.
Per i tori del petrolio, si è trattato di un selloff che non sarebbe mai dovuto succedere.
Che il tonfo sia avvenuto dopo che l’Unione Europea, a corto di energie, ha vietato tutte le importazioni di petrolio russo a causa della guerra in Ucraina, è stato sconvolgente per qualcuno.
E ci sono almeno altri due importanti eventi da aggiungere alla lista dei fattori positivi per il petrolio al momento:
A parte questi aspetti fondamentali, il consenso tra gli esperti di grafici tecnici del petrolio sembrava essere che sia il WTI che il Brent fossero oversold dalla perdita di quasi il 2% al giorno in media nelle sei sedute tra il 2 e il 9 dicembre.
Chi è andato short aveva le sue ragioni però, legate soprattutto ai timori di una recessione negli USA, o in Europa, o in entrambe le regioni. Inoltre, malgrado l’apparente crisi delle forniture nell’OCSE e in UE, c’era l’idea che ci fossero più barili del necessario nei magazzini galleggianti.
I dati sulle scorte della Energy Information Administration USA, o EIA, hanno rivelato che le raffinerie stanno preparando ingenti scorte di carburante in vista dell’inverno, con le scorte di nuovi prodotti raffinati che hanno superato quelle di greggio la scorsa settimana.
Il report di novembre sull’indice sui prezzi al consumo USA, atteso oggi, e la decisione sui tassi della Federal Reserve di domani, nonché le prospettive per il 2023, sono considerati la prova del nove per la ripresa del petrolio questa settimana.
Una lettura annua sull’inflazione nettamente superiore al 7,3% previsto per l’indice IPC ed una Fed ancora parecchio preoccupata per l’inflazione il prossimo anno potrebbero peggiorare ulteriormente il sentiment sugli asset di rischio, petrolio compreso, dicono gli analisti.
Ci sarà un rally ininterrotto per il petrolio?
In un tale contesto, è plausibile che i prezzi del greggio salgano ininterrottamente tutta la settimana, proprio come sono scesi nella scorsa?
Per rispondere, abbiamo approfondito gli aspetti tecnici del WTI insieme a Sunil Kumar Dixit di SKCharting.com, e questa è la conclusione a cui siamo giunti: Forse no.
Secondo Dixit, i trader del petrolio dovrebbero aspettarsi una “rumorosa corsa sulle montagne russe, piuttosto che un rally a V”.
In effetti, c’è ancora la possibilità che il rally si inverta ed estenda i recenti minimi del WTI a 65 dollari, un bottom che non si vede dal 2 dicembre 2021.
Secondo Dixit, la lettura stocastica giornaliera del WTI di 29/21 è un fattore positivo, mentre l’indice RSI giornaliero a 38 comincia a salire, pur restando sotto il livello neutrale di 50.
“Un ulteriore consolidamento sopra la Banda di Bollinger media di 78,93 dollari aiuterà un’avanzata verso la SMA su 100 settimane di 82 dollari”, spiega.
La Banda di Bollinger media settimanale di 84,85 dollari e la EMA su 50 settimane di 88 dollari saranno i livelli di resistenza finali per il WTI sul breve termine, aggiunge.
“Sebbene l’azione di prezzo indichi un consolidamento e una stabilizzazione sopra 70 dollari, una forte resistenza dalle principali zone di offerta potrebbe innescare un respingimento, causando correzioni verso le aree di supporto.
Un retest della SMA su 200 settimane di 65 dollari resta una possibilità, che difficilmente si può escludere”.
Per quanto riguarda il Brent, l’EIA la scorsa settimana ha stimato che il riferimento globale registrerà una media di 92 dollari al barile per tutto il 2023, cioè quasi 15 dollari sopra i livelli attuali.
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.