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Petrolio spinto dal mantra dei tagli; oro in calo per la Fed

Pubblicato 29.08.2022, 15:09
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  • Il mantra dei “tagli OPEC+” probabilmente spingerà il greggio fino al vertice del 5 settembre
  • Contribuiscono anche il conflitto in Libia e l’impennata dei prezzi del gas naturale europeo
  • Oro spot di nuovo sotto pressione sotto i 1.730 dollari nei timori di un aumento dei tassi USA
  • Il ritornello dei “tagli OPEC+” assillerà i mercati del petrolio da qui al vertice della prossima settimana, dando ai tori affamati di azione rialzista l’opportunità di compensare parte delle perdite del greggio entro fine agosto.

    Crude Oil Daily

    Situazione diversa per l’oro, con la Federal Reserve niente affatto intenzionata ad un dietrofront nella lotta all’inflazione.

    I prezzi del greggio estendono i rialzi nelle aspettative che l’OPEC+ annunci dei tagli alla produzione quando si incontrerà, il 5 settembre.

    Alle 6:43 CEST, il West Texas Intermediate scambiato a New York, il riferimento del greggio USA, sale di 1,10 dollari, o dell’1,2%, a 94,16 dollari al barile. È schizzato del 2,5% sulla scorsa settimana, dopo il -1,4% della settimana prima.

    Il Brent, scambiato a Londra, si attesta a 100,09 dollari, in salita di 1,08 dollari, o dell’1,09%. La scorsa settimana, il Brent era schizzato del 4,4%, contro il -1,5% della settimana prima.

    Il petrolio viene incoraggiato inoltre dai conflitti in Libia e dall’aumento della domanda tra l’impennata dei prezzi del gas naturale in Europa che contribuisce a compensare le cupe prospettive per la crescita negli USA.

    Venerdì, alcuni stati membri dell’OPEC+, come Iraq, Venezuela e Kazakistan, hanno reso noto che l’alleanza è pronta ad intervenire e riportare l’equilibrio sul mercato petrolifero.

    Il problema dei tagli alla produzione OPEC+, però, è che non solo spingono il prezzo del petrolio, ma anche quello della benzina alla pompa, cosa che il governo Biden vuole impedire.

    L’effetto dell’utilizzo delle riserve petrolifere strategiche USA è un mercato statunitense praticamente inondato di petrolio, al punto che questo greggio sta finendo nelle esportazioni.

    E questo preoccupa l’OPEC+. Un’impennata delle esportazioni petrolifere USA potrebbe arrivare sui mercati serviti dalle nazioni dell’OPEC+.

    I dati della settimana terminata il 19 agosto mostrano che, oltre all’esportazione di 4,177 milioni di barili di greggio USA, ci sono stati 6,899 milioni di barili di benzina e 2,370 milioni di barili di altri prodotti petroliferi arrivati oltreoceano. Il totale, di 11,076 milioni, ha superato i 10,709 milioni di vendite della settimana prima.

    In termini di produzione, gli USA hanno registrato 12 milioni di barili al giorno la scorsa settimana.

    Il livello bullish chiave da seguire per il WTI sarà una rottura verso 97,06 dollari, spiega Sunil Kumar Dixit, a capo delle strategie tecniche di SKCharting.com.

    “Se il WTI sarà accettato sopra questo livello, la ripresa rialzista potrà continuare verso la Banda di Bollinger media settimanale di 104,40 dollari”, dice.

    Sul fronte dell’oro, i prezzi sono scesi al minimo di un mese di meno di 1.730 dollari l’oncia questo lunedì, tra i segnali interventisti della Fed circa la lotta all’inflazione.

    Gold Daily

    Il contratto di riferimento dei future dell’oro sul COMEX a New York, quello di dicembre, scende di 14,80 dollari, o dello 0,9%, a 1.735 dollari l’oncia, estendendo il calo dello 0,7% della settimana scorsa.

    Il prezzo spot dei lingotti è sceso di 14,41 dollari, o dello 0,8%, a 1.723,9970 dollari.

    Spiega Dixit:

    “Se l’oro spot non romperà sotto il minimo settimanale di 1.727 dollari, potrebbe vedere una ripresa a 1.745-1.750 dollari, che potrebbe estendersi a 1.760 dollari. È necessario per una ripresa del trend in salita a ritestare 1.777-1.783 dollari”.

    “Tuttavia, considerata la debolezza dello slancio, una rottura sotto 1.727 dollari potrebbe esporre l’oro a 1.708 dollari, il livello di ritracciamento di Fibonacci del 78,6% dal rialzo di 1.681-1.808 dollari”.

    I riflettori questa settimana sono accesi sui dati sull’occupazione USA di venerdì, che potrebbero rafforzare la determinazione della Fed ad alzare i tassi.

    L’aumento dei tassi di interesse quest’anno ha pesato sui guadagni dell’oro, malgrado il metallo giallo sia salito all’inizio del conflitto russo-ucraino. L’oro è scambiato in calo di quasi il 5% sugli ultimi 12 mesi ed è crollato di quasi il 20% dai picchi 2022.

    Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.

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