“Alcune persone pensano che il lusso sia l'opposto della povertà. Non lo è. È l'opposto della volgarità” (Coco Chanel)
Quella di oggi è probabilmente la seduta borsistica più importante per la diffusione di dati macroeconomici. Alle 14:30 è prevista la pubblicazione della statistica sull’indice dei prezzi al consumo in Usa a dicembre visti piatti su base sequenziale e +6,5% su base annua. Un segnale che, se confermato, indicherebbe come il picco di inflazione sia stato raggiunto, salvo sorprese. Alla stessa ora le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione, sono attese in calo rispetto alla rilevazione precedente ovvero 215mila unità rispetto a 240mila. Un flusso di notizie che potrebbe guidare l’andamento di Wall Street alla vigilia dell’inizio della stagione dei risultati trimestrali. Possibile quindi un consolidamento del trend in atto sulle Borse che vede protagonista il comparto growth con il Nasdaq che ha guadagnato il 3,9% da inizio anno, facendo meglio dell’S&P 500 e del Dow Jones. Ma, sorpresa, al primo posto per performance nel 2023, troviamo Piazza Affari: FTSE Mib +7,8% superata, in Europa, solo dalla Borsa svedese salita dell’8%.
Il clima è il game changer
Per Goldman Sachs (NYSE:GS) niente recessione nel 2023, atteso un aumento del Pil dello 0,6%. Perché? Il prezzo del gas, sceso oltre le attese con uno scenario di prezzi prospettici molto più contenuto delle precedenti attese. Perché? Stagione più calda delle previsioni che ha lasciato gli stoccaggi su livelli di assoluta tranquillità. Putin ha sbagliato a fare le previsioni del tempo. Quindi il clima è il game changer, che ha cambiato, in poche settimane uno scenario che sembrava drammatico. Anche l’inflazione risentirà di questo evento, con buone probabilità che il picco sia stato raggiunto. Il tasso di interesse della Bce dovrebbe quindi fermarsi al 3,25% nel 2023. Attenzione però all’inflazione salariale il cui picco dovrebbe essere raggiunto all’inizio del secondo trimestre 2023 con un valore del 5% medio in Europa. Potrebbe quindi essere il minore potere di acquisto, ovvero il sacrificio dei lavori/consumatori, a salvare l’Europa dalla crisi economica e di conseguenza lo spauracchio della stagflazione, che sognano invece i ribassisti. Scordiamoci però un ritorno dei tassi a zero, con un’inflazione nell’eurozona al target del 2% lo scenario del costo del denaro in Europa non sarà più quello di Mario Draghi. Nuove sfide anche per gli investitori che dovranno adeguare i portafogli a questa normalità.
L’Italia in cima al lusso
Il presidente e amministratore delegato di Lvmh, Bernard Arnault ha annunciato una riorganizzazione del board del gruppo leader mondiale nel lusso, rafforzando da un lato la presenza della famiglia, con la nomina della figlia Delphine al vertice di Christian Dior, ma nominando anche un nuovo capo per Louis Vuitton. Si tratta di Pietro Beccari, nato in Italia nel 1967, laureato a Parma, e a capo di Dior dal 2018, prenderà il posto di Michael Burke, 65 anni, come amministratore delegato di Louis Vuitton. Burke, è stato uno dei top manager più importanti dell'industria della moda: ha governato la crescita vertiginosa di Louis Vuitton, il marchio di lusso più importante del mondo, ricoprendo un ruolo chiave, ad esempio, nel traghettare la 'street fashion' verso il mondo lusso. Beccari, invece, ha guidato il marchio Fendi, e triplicato le vendite di Christian Dior, fino a €6,6 miliardi in base alle stime di Citigroup (NYSE:C). Per il nostro Paese la soddisfazione di vedere un italiano ai vertici dell’industria del lusso nel mondo dimostrando come l’Italia non sia solo un terreno fertile per la nascita di imprenditori ma anche di grandi manager. Un contesto positivo per tutta l’industria del lusso italiano con ricadute positive sui titoli quotati, che nel corso del 2023 potrebbero essere riscoperti nell’ambito di una rotazione settoriale verso il growth.