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Occhi puntati su petrolio e scorte energetiche tra le tensioni Russia/Ucraina

Pubblicato 20.01.2022, 16:09
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La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 20 gennaio 2022

I prezzi del petrolio hanno continuato a salire questa settimana, con Brent e WTI che hanno raggiunto il range superiore degli 80 dollari ieri.

WTI Weekly TTM

Dei fondamentali tesi e le previsioni di una forte domanda nel 2022 hanno alimentato il rally, ma sui prezzi stanno influendo anche i problemi geopolitici. Questa settimana c’è stato un aumento delle tensioni in Europa, un attacco di droni alle autocisterne petrolifere negli EAU ed un’esplosione in una condotta tra l’Iraq settentrionale e la Turchia.

In Europa, le tensioni tra Ucraina, Russia e Stati Uniti rappresentano un grosso rischio geopolitico per i mercati petroliferi.

Quanto è probabile che la Russia invada l’Ucraina?

Secondo Brian Fitzpatrick, ex agente dell’FBI di stanza in Ucraina, in base ai report dell’intelligence USA c’è una probabilità di oltre il 50% che la Russia invada l’Ucraina nel prossimo mese.

La portavoce della Casa Bianca Jen Psaki ha riportato un’opinione simile. Durante una riunione martedì ha dichiarato:

“Crediamo che ci troviamo in una fase in cui la Russia potrebbe in qualunque momento lanciare un attacco contro l’Ucraina”.

Altri ne sono meno certi.

Secondo il segretario generale della NATO, c’è il rischio di un conflitto armato, ma “non sembra imminente”.

Il vice Ministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov ha smentito che la Russia intenda inviare forze armate oltre il confine, affermando che “non c’è alcun piano, alcuna intenzione di attaccare l’Ucraina”.

Alcuni analisti credono che le vendite di energia russa all’Europa siano troppo importanti per l’economia russa perché Putin rischi di causare sconvolgimenti con un’eventuale invasione. Altri analisti sono dell’idea che la Russia si trovi in una buona posizione dal punto di vista finanziario ed economico da sopportare un’eventuale risposta economica dagli USA e dall’UE in conseguenza di un’invasione.

Altri analisti pensano che la Russia non crede che sussistano le adeguate condizioni militari e politiche per un intervento militare.

In un articolo per l’Atlantic Council, Taras Kuzio afferma che la mancanza di supporto popolare in Russia per una vera e propria invasione dell’Ucraina impedirà a Putin di procedere.

Potenziali risposte

Se la Russia dovesse invadere l’Ucraina, l’Occidente non è pronto a rispondere militarmente. L’Ucraina non fa parte della NATO, quindi l’organizzazione non è tenuta a difenderne i confini.

Il Presidente Biden ha inoltre dichiarato che non invierà le truppe americane.

Più che di tipo militare, la risposta degli Stati Uniti ad un’invasione russa sarebbe soprattutto economica e finanziaria.

Ci sono poche probabilità che sanzioni sui singoli russi abbiano un impatto significativo sul mercato. Tuttavia, alcuni analisti pensano che simili sanzioni spingerebbero la Russia a controbattere limitando i flussi di petrolio, gas naturale e carbone verso l’Europa. Questo, a sua volta, avrebbe un impatto sui prezzi di petrolio e gas.

La Germania ha minacciato “conseguenze” per l’oleodotto Nord Stream 2.

Come ultima spiaggia, le nazioni hanno discusso della possibilità di escludere il sistema bancario russo dal sistema di pagamenti internazionale SWIFT.

Possibili impatti sul mercato: destabilizzazione, impennata dei prezzi

La situazione delle scorte energetiche europee è già precaria, quindi un’interruzione delle forniture di petrolio, gas naturale e/o carbone dalla Russia sarebbe disastrosa.

I prezzi degli energetici in Europa andrebbero alle stelle. I prezzi del petrolio non vedrebbero un impatto immediato ed aumenterebbero globalmente. I prezzi di gas naturale e carbone in varie regioni sarebbero colpiti, anche se meno immediatamente e considerevolmente rispetto al prezzo del petrolio, perché queste materie prime non sono scambiate globalmente come il petrolio.

È altamente probabile che dei prezzi alti in Europa contribuiscano a reindirizzare scorte di petrolio, gas naturale e carbone da altre parti del mondo sui mercati europei. Tuttavia, a livello globale non c’è abbastanza capacità di scorte per petrolio e gas per rimpiazzare completamente le scorte russe in Europa.

Secondo una notizia di Reuters, il governo statunitense avrebbe già parlato con numerose società energetiche internazionali dell’idea di creare piani di emergenza per rifornire l’Europa di gas naturale se il conflitto in Ucraina dovesse interrompere le forniture.

È possibile che, sotto la pressione della Casa Bianca, o con delle deroghe dalle regolamentazioni fornite dalla Casa Bianca, i fornitori possano aumentare la produzione e l’esportazione di petrolio e gas, o persino rinviare la manutenzione in alcuni giacimenti per accelerare la produzione, ma non si sa se abbiano preso simili impegni.

Finanziariamente, scollegare la Russia dal sistema SWIFT renderebbe impossibile ai paesi UE acquistare l’energia russa in dollari. Potrebbero passare agli acquisti in euro, ma dovrebbero comunque trovare un modo per trasferire i fondi.

Ciò potrebbe colpire le società energetiche russe ed indebolire il rublo. Tuttavia, la Russia sarebbe in grado di continuare a vendere petrolio e gas alla Cina, soprattutto dal momento che accetta già pagamenti in yuan.

Secondo le notizie, i due paesi hanno già un sistema alternativo allo SWIFT.

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