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Previsione settimanale sull’inflazione: lunga vita al lavoratore americano

Pubblicato 06.09.2022, 11:30
Aggiornato 22.02.2024, 15:00
  • Più inflazione significa più sindacalizzazione.
  • Più sindacalizzazione probabilmente renderà più duratura l’inflazione.
  • La disoccupazione probabilmente continuerà a salire

Nel 2022, la sindacalizzazione è aumentata negli Stati Uniti, come non succedeva da decenni. La sindacalizzazione di Amazon (NASDAQ:AMZN) (che, tra le altre cose, ha fatto crollare il P/E ratio del titolo a 116x…povero Bezos!) è probabilmente quella più celebrata di recente, ma il National Labor Relations Board riporta che i sindacati stanno vincendo tre quarti delle loro elezioni.

Labor Relations Board Elections

Fonte: https://www.vox.com/recode/2022/8/30/23326654/2022-union-charts-elections-wins-strikes

Considerato che questo articolo parla dell’inflazione, potreste immaginare che l’aumento della sindacalizzazione riguardi le pressioni che i lavoratori avvertono per l’aumento dell’inflazione. Ma come conciliare questa idea con i dati della scorsa settimana dell’ADP, da cui è emerso che i compensi per chi ha mantenuto il proprio lavoro sono aumentati del 7,6% nello scorso anno e, per chi l’ha cambiato, del 16,1%?

Intanto, l’inflazione mediana sale al ritmo del 6,3%. Sta ancora accelerando, ma sembra che il lavoratore medio stia ancora riuscendo a restare avanti all’inflazione. ADP Jobs Report

Però il comportamento non è determinato dalla mediana, ma dal margine. La sensazione di inflazione delle persone non è determinata dalla media della distribuzione ma dai prodotti che comprano e che stanno aumentando vertiginosamente di prezzo, catturando la loro attenzione.

L’immagine seguente è generata con i dati del BLS fino alla fine del 2021. I massimi della sindacalizzazione negli Stati Uniti corrispondono quasi sempre con i massimi dell’inflazione core e il calo della prima rispecchia il calo della seconda.

Union Membership Vs. CPI

Non sto dicendo che una maggiore sindacalizzazione causa un’inflazione più alta, anche se probabilmente è così. È però sicuramente vero che un’inflazione più alta causa una maggiore sindacalizzazione.

Facciamo un passo indietro …

Parlando di lavoro, il dato sull’occupazione di questa settimana è stato pressoché in linea con le attese. Il tasso di disoccupazione è salito dello 0,2%, però, una sorpresa. Questo soprattutto perché più persone ora cercano lavoro, e rientrano quindi nella forza lavoro e tra i disoccupati. Penso che il fatto che più persone stiano cercando lavoro in questo caso non sia un segno di forza. Sospetto che, con i prezzi di alimentari ed altri prodotti non di lusso in aumento, più famiglie debbano cercare una seconda (o terza) entrata. È la stessa fragilità economica che rende la sindacalizzazione improvvisamente allettante. In questo contesto, quando ci sono ancora molte posizioni lavorative aperte, significa che c’è un altro modo per affrontare la crisi: avere un altro stipendio. Dite quello che volete degli americani: molti magari preferiscono l’elemosina, ma ce ne sono tanti disposti a rimboccarsi le maniche se serve.

Il mercato del lavoro, però, non resterà così robusto per sempre. Con l’aumento dei tassi di interesse e dei prezzi degli energetici, l’economia continuerà a rallentare. Se non siamo in recessione, lo saremo molto presto. Il numero magico sull’occupazione è l’aumento dello 0,4% del tasso di disoccupazione dal minimo precedente. Dal 1969, per dieci volte il tasso di disoccupazione era salito dello 0,4% sopra il minimo precedente. Due di questi sono avvenuti durante dei rimbalzi all’interno di un lungo ribasso (luglio 1976 e febbraio 1986). Sette degli altri otto hanno tutti preceduto recessioni e significativi cali del mercato azionario. In ogni caso, ho misurato la chiusura del mese in cui il tasso di disoccupazione era salito di almeno lo 0,4% dai minimi, fino alla successiva chiusura minima mensile.

Data

Recessione dopo?

Successivo calo azionario

Gen-70

-14,5%

Gen-74

-34,2%

Ago-79

-6,8%

Nov-89

-12,1%

Apr-95

no

Gen-01

-40,3%

Dic-07

-49,9%

Mar-20

nessuno

Marzo 2020 è stato un’eccezione, ovviamente; il tasso di disoccupazione era schizzato ma c’erano già i minimi dell’azionario, grazie alla generosità delle banche centrali.

Il tasso di disoccupazione è ancora vicinissimo ai minimi post-pandemia ma, per quanto lo vorremmo, non penso che vedremo la disoccupazione calare ancora. La situazione dell’occupazione resta sempre indietro rispetto al resto dell’economia e, sebbene il rallentamento non sia uniforme, è reale. Soprattutto considerato quanto è ancora valutato generosamente l’azionario, secondo me, il che significa che probabilmente ci saranno altri ribassi all’orizzonte.

Nota: La mia società e/o i fondi e i conti che gestiamo hanno posizioni su bond indicizzati sull’inflazione e varie materie prime e future finanziari, nonché ETF, che potrebbero essere citati nei miei articoli.

Ultimi commenti

un interpretazione molto interessate questa contenuta nell'articolo. Ci stiamo interrogando da mesi come sia possibile avere un economia in recessione tecnica come quella USA a fronte di un mercato del lavoro molto robusto. Andando a snocciolare quei dati in realtà ci si accorge che la disoccupazione sta aumentando nelle filiere produttive industriali, compensato in parte da un settore terziario e servizi ancora ben solido. Io credo che uno dei motivi sia la riapertura post covid che ha spinto sulla domanda di servizi. Questa è stata la prima vera estate senza restrizioni, e le persone sono tornate a viaggiare ben oltre il livello precovid. Vedremo come si evolverà il mercato, ma generalmente un inflazione molto sostenuta oltre l'anno si scarica inesorabilmente sulla filiera, e la chiave di lettura presente nell'articolo ne è la testimonianza nei dati.
Leggo sempre volentieri e con interesse i tuoi post. 👍
 sempre che non me li cancellino
Grazie, molto interessante, come sempre.
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