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Rally del petrolio: 7 cose che potrebbero far salire o scendere il prezzo

Pubblicato 13.01.2022, 15:29
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La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 13 gennaio 2022

I prezzi del petrolio la scorsa settimana sono saliti a massimi che non si vedevano da due mesi. Ieri, il Brent ha toccato gli 84 dollari al barile, ed il WTI è arrivato a quasi 82 dollari al barile.

WTI Weekly TTM

Vediamo alcuni fattori che stanno trainando questo rally e cosa potrebbe influenzare i prezzi sul breve termine.

Cosa sta facendo salire i prezzi del petrolio?

1. Inflazione

Il Dipartimento per il Lavoro ha rivelato questa settimana che il tasso di inflazione negli Stati Uniti ha raggiunto il 7% a dicembre. L’indice IPC USA sta salendo sopra il 6% da tre mesi di fila, la crescita più veloce dal 1982.

Come abbiamo detto in altre occasioni, l’inflazione è una forza rialzista per i prezzi del petrolio. Sebbene la Federal Reserve abbia ammesso che aumenti dei tassi di interesse e politiche monetarie più aspre sono necessari per ridurre l’inflazione, è difficile che assisteremo a cambiamenti della politica monetaria prima di marzo.

Molti pensano che, anche quando agirà, la Federal Reserve non introdurrà quegli aggressivi aumenti dei tassi di interesse necessari per ridurre davvero l’inflazione. Credono che la Fed abbia paura di portare l’economia in recessione.

I commenti del Presidente della Fed Jerome Powell ieri hanno contribuito a far salire i prezzi del greggio, quando ha detto che gli aumenti dei tassi di interesse non peseranno sulla crescita economica. Per gli analisti questo significa che la domanda petrolifera resterà forte, ma che l’inflazione probabilmente continuerà a pesare sui prezzi del petrolio.

2. Lenta crescita della produzione OPEC+

L’OPEC+ conferma il suo impegno di alzare le quote di produzione di 400.000 bpd al mese. Tuttavia, fonti esterne fanno sapere che il gruppo, di fatto, non sta aggiungendo questa quantità di petrolio al mercato ogni mese.

Un recente sondaggio di Platts rivela che, a dicembre, l’OPEC+ ha aumentato la produzione solo di 310.000 bpd. 14 membri sui 18 che hanno le quote (Iran, Venezuela e Libia sono esentati) non hanno rispettato la soglia a dicembre. L’OPEC+ dovrebbe incrementare la produzione di altri 400.000 bpd a gennaio e di recente ha autorizzato lo stesso aumento per febbraio, ma non è chiaro se il gruppo riuscirà, o vorrà, rispettare questi obiettivi.

3. Si riducono i timori per Omicron

A dicembre, la scoperta di una nuova variante del coronavirus, Omicron, ha fatto crollare i prezzi del petrolio, con gli osservatori dei mercati preoccupati che nuovi lockdown e restrizioni sui viaggi nel periodo delle feste avrebbero pesato sulla domanda petrolifera. Anche se molte aree stanno registrando numeri alti di casi di coronavirus, i timori per le limitazioni sui viaggi sembrano essersi ridotti.

Di conseguenza, ci sono nuovamente aspettative che la domanda petrolifera sarà forte. E questo sta facendo salire i prezzi, anche se non sono ancora arrivati i dati da cui emergerà se sui consumi sta pesando la paura di Omicron.

4. Instabilità politica in Kazakistan

L’instabilità politica in Kazakistan, che produce 1,68 milioni di bpd, ha causato una breve interruzione delle forniture di greggio da un giacimento all’inizio della settimana. I prezzi del greggio sono stati spinti questa settimana dalla notizia dei disordini politici e sociali e dalla conseguente incertezza, anche se possiamo aspettarci che questo sentimento si ridimensioni se la situazione non dovesse assumere carattere internazionale.

Cosa seguire:

1. Produzione OPEC+ a gennaio

Assisteremo ad una forte crescita della produzione da parte dell’OPEC+ a gennaio? Tutti gli occhi saranno puntati su Russia, Arabia Saudita, EAU ed Iraq, per capire di quanto aumenteranno la loro produzione. Se dovessero produrre a piena quota, i prezzi potrebbero scendere anche se Nigeria e Libia continueranno a non farlo.

2. Consumi di benzina USA

I dati preliminari indicano che i consumi di benzina statunitensi sono scesi a gennaio. Secondo GasBuddy, i consumi di benzina al 10 gennaio sono stati i più bassi degli ultimi 10,5 mesi. La domanda di benzina lunedì 11 gennaio è scesa dell’1,5% rispetto al lunedì precedente e del 7,8% rispetto alla media degli ultimi quattro lunedì.

I trader dovrebbero tenere d’occhio questa situazione, perché una domanda di benzina sottotono potrebbe tradursi in aumenti delle scorte di benzina nei dati EIA di questo mese.

3. Considerazioni geopolitiche

Sono in corso dei negoziati diplomatici tra USA ed Iran e tra USA e Russia. Finora ci sono stati pochi progressi con l’Iran ma, con il tasso di approvazione del Presidente Biden che continua a scendere, è possibile che il suo governo adotti una posizione più conciliante con l’Iran per ottenere una “vittoria in politica estera” prima delle elezioni di metà mandato.

Ciò potrebbe comprendere delle esenzioni dalle sanzioni che porterebbero più greggio iraniano sul mercato. Questa settimana sono iniziate le trattative tra USA e Russia circa le minacce russe all’Ucraina. I prezzi del petrolio potrebbero scendere o salire, a seconda che ci siano notizie buone o cattive, e al momento le trattative non sembrano promettenti.

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