“Sognare non costa nulla, ma illudersi può costare caro” (Nicola Manna)
Rally di natale da dimenticare? La mancanza di chiarezza sul terminal rate, ovvero il target del rialzo dei tassi, è la ragione della debolezza dei Mercati finanziari globali. Lo dimostra il fatto che nonostante i venti di recessione, il comparto obbligazionario, continua a soffrire come l’azionario. Aumento del costo del denaro, e recessione, sono lo spauracchio di qualsiasi investitore ma le banche centrali non smebrano sensibili a questa preoccupazione. Anzi, continuano a dare segnali contrastanti come ha fatto ieri Luis de Guindos, vice presidente della Bce che ha dichiarato: “ci saranno ulteriori rialzi dei tassi di interesse, fino a quando non lo so. Sono assolutamente onesto. Non lo so”. Le stime più recenti sul terminal rate lo fissano al 5% per gli Usa e al 3,5% in Europa. Sempre de Guindos, questa volta insieme ad Andrea Enria, ha lanciato un allarme sull’impatto del rialzo dei tassi di interesse su famiglie e imprese con riflesso sui bilanci bancari. Secondo Davide Serra di Algebris: da un lato ci sono rischi di perdite su crediti nell’ordine di €60-80 miliardi, dall’altro maggiori profitti tra €120 e 140 miliardi. C’è, purtroppo, ancora molta incertezza e strada da fare nel corso del 2023, per frenare la volatilità.
Lo spread si allarga
Sono forti le pressioni per un allargamento dello spread del Btp a 10 anni nel corso del 2023. La recessione renderà l’Italia infatti più fragile per affrontare la sostenibilità del proprio debito pubblico che fortunatamente per circa il 70% è nelle mani degli italiani (il resto ce lo ha la Bce). In aggiunta il Governo dopo gli annunci iniziali, che sarebbero costati circa €170 miliardi, ha rivisto le posizioni più estreme e allineato i contenuti della Legge di Bilancio, alle richieste dell’Europa: mitigati i condoni, riprostinato il tetto all’uso del contante e le commissioni sui Pos. Nel complesso il Governo Meloni ha speso €30 miliardi. Ma l’approvazione della Manovra finanziaria è ancora in alto mare. Il Parlamento sta facendo gli straordinari per evitare l’esercizio provvisorio. Pochi, per ora, i punti fermi e si dovrà aspettare probabilmente sino all’ultimo giorno dell’anno per conoscere le scelte di politica di bilancio del Governo Meloni e l’impatto sul prossimo anno.
La svolta Giapponese frena il rally
Cambia la politica di controllo dei rendimenti in Giappone. La Banca Centrale ha annunciato, a sorpresa, l’allargamento del range di rendimento dei Titoli di Stato di riferimento ovvero aumenterà l’intervallo di fluttuazione dei rendimenti dei bond a 10 anni tra lo 0,5% e lo 0,5%, dal precedente intervallo di -0,25%/+0,25%. La misura è stata interpretata come un passo verso l’abbandono della politica di controllo della curva dei rendimenti e dei tassi di interesse prossimi allo zero. Cade quindi anche l’ultimo bastione di resistenza del wathaver we takes di draghiana memoria, facendo capire come i falchi abbiano defintivamente preso il sopravvento nella politica monetaria mondiale. Risultato: Tokio in profondo rosso (-3%) e mercati finanziari occidentali che salutano, forse definitivamente, il rally di fine anno.