Recessione e stretta creditizia: a che punto siamo?

Pubblicato 18.04.2023, 07:42


Alla luce delle prime trimestrali rivelatesi migliori del previsto, cerchiamo di capire a che punto siamo con lo scenario di hard/soft landing e l’annessa stretta creditizia negli USA.
Dagli ultimi dati macroeconomici su base annua, è emerso un rallentamento del fenomeno inflattivo (CPI Marzo 5% rispetto al CPI Febbraio 6% ). Tuttavia persiste un’inflazione core (al netto dei settori food e energy), restia a diminuire (5,6% di Marzo rispetto al 5.5% di febbraio 2023) che è quella maggiormente considerata dalla FED nella sua politica monetaria.CPI

Lato aziende, i prezzi della produzione hanno mostrato un netto calo su base annua (PPI 3,30% di Marzo rispetto al 6,37% di Febbraio). Ciò significa che le aziende sostengono costi più bassi per la produzione, per cui il prodotto finito costerà meno alle famiglie e questo è chiaramente un fattore positivo nella “lotta all’ inflazione ”.PREZZI DELLA PRODUZIONE
Sul fronte del mercato del lavoro, è stato rilevato su base annua un tasso di disoccupazione a Marzo del 3,5% rispetto al 3.6% di Febbraio, dato che mostra nuovamente la forza di questo mercato che incide direttamente sulla spesa dei consumatori e sull’inflazione. Le nuove buste paga del settore non agricolo si sono rivelate di poco inferiori alle aspettative.


NUOVE BUSTE PAGA DEL SETTORE NON AGRICOLOTASSO DI DISOCCUPAZIONE
D’altronde, se si scompone l’aggregato del CPI, si nota che le componenti degli affitti (Shelter) e dei servizi sono quelle che mostrano l’incremento più consistente rispetto al mese precedente. Ciò è dovuto in gran parte alla forza del mercato del lavoro che permette ai lavoratori, percettori di salari maggiori, di spendere di più. L’incremento del prezzo degli affitti è anche dovuto all’incremento dei tassi sui mutui che scoraggiano gli acquisti di immobili.
COMPONENTI INFLAZIONE
Una lieve recessione sembra essere un male necessario ai fini dell’incremento del tasso di disoccupazione, della conseguente riduzione dei consumi e, dunque, del ridimensionamento del fenomeno inflattivo.
Tuttavia, una recessione è solitamente anticipata da una stretta creditizia ( “credit crunch”), ossia da una riduzione dell’erogazione di prestiti da parte del sistema bancario che va ad impattare negativamente sull’economia. Infatti, la riduzione del credito a privati e imprese riduce gli investimenti, causando rallentamento economico e diminuzione di posti di lavoro. Un mercato del lavoro più debole comporta una riduzione dei consumi e , in ultimo, il decremento del tasso di inflazione.
La domanda allora è: quanto è vicina una stretta creditizia e la conseguente recessione?
Le banche commerciali finanziano i loro prestiti tramite depositi e altri finanziamenti.
Concentrandoci sulla parte finale del grafico e quindi sul primo trimestre 2023, notiamo un fenomeno di “flight to quality” che è consistito in una fuga di depositi dalle piccole banche commerciali alle grandi, nonostante i rendimenti più allettanti dei fondi monetari e il caos bancario del mese scorso.
 DEPOSITI BANCHE COMMERCIALI
Inoltre, i finanziamenti alle banche commerciali da metà marzo 2023 (ultima parte del grafico), presentano un trend positivo per le grandi banche a differenza delle piccole banche commerciali, meno solide e dunque meno meritevoli di credito.
 FINANZIAMENTI ALLE BANCHE COMMERCIALI
I dati in questione, dunque, fanno riflettere sul fatto che la solidità delle grandi banche commerciali, che permette una maggiore raccolta di denaro tramite depositi e prestiti, potrebbe continuare a sostenere l’attività creditizia, seppur ad un ritmo più lento per via della politica monetaria della FED.
Si noti infatti come la percentuale di banche commerciali che stanno rendendo più difficile l’accesso al credito è chiaramente in crescita ma ben distante dalla percentuale del 2008, il che giocherebbe a favore dei sostenitori di un soft landing (lieve recessione).
PERCENTUALE BANCHE CHE RENDONO PIÙ DIFFICILE L’ACCESSO AL CREDITO
Considerate le prime trimestrali che hanno battuto le attese degli analisti e quanto mostrato in precedenza, un credit crunch importante e l’hard landing potrebbero non essere poi così vicini.
Non a caso, Larry Fink, CEO di Blackrock, ha recentemente dichiarato di non attendersi una recessione nel 2023 ma ,forse, a inizio 2024 e di entitá lieve.
 Ha, inoltre, dichiarato di attendersi un tasso di inflazione al 4%, che, seppur ancora alto, è inferiore rispetto al livello corrente.
In ultima analisi, c’è però da ricordare che storicamente la recessione si è verificata a circa 6-12 mesi dal raggiungimento del tasso pivot della FED e il taglio dei tassi è stato sinonimo di una recessione imminente, come mostra il grafico in basso nelle aree in grigio (recessione).

TASSI FED
Certamente la politica monetaria della FED giocherà un ruolo decisivo nell’arrivo o meno della recessione, che può essere più o meno lieve, ma l’attività creditizia potrebbe ancora essere sostenuta dalle grandi banche commerciali e ciò quantomeno rallenterebbe il cammino verso la recessione.
Staremo a vedere!

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