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Rendimenti in salita: è il momento di vendere i titoli FAANG?

Pubblicato 23.02.2021, 10:32
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Il nemico peggiore delle azioni è l’inflazione. In questi giorni, vista l’impennata dei rendimenti dei bond, sembrerebbe proprio che la bestia stia rialzando la testa.

Le aspettative di un maggiore stimolo economico dall’amministrazione Biden ed i segnali positivi sul contenimento del COVID-19 stanno spingendo i tassi in tutto il mondo: il rendimento dei Titoli del Tesoro USA a 10 anni è al massimo di un anno dell’1,39% al momento della scrittura.

L’impennata dei rendimenti riflette le aspettative degli investitori verso una ripresa economica forte. Ma quando questo accadrà, potrebbe costringere le banche centrali a fermare lo stimolo monetario, rendendo così l’azionario una scelta di investimento meno favorevole, specialmente con le azioni tecnologiche a forte crescita.

I titoli tecnologici più forti negli USA, rappresentati dal gruppo FAANG che include Facebook (NASDAQ:FB), Apple (NASDAQ:AAPL) e Amazon (NASDAQ:AMZN) sono più vulnerabili all’aumento dei rendimenti dei bond dopo la crescita esplosiva durante la pandemia.

È il motivo principale per cui queste azioni stanno andando sotto pressione, in quanto sale l’evidenza di una ripresa economica forte nel secondo semestre. L’Invesco QQQ Trust ETF (NASDAQ:QQQ), che segue l’indice NASDAQ 100 e che ha tra le top holding Apple, Microsoft (NASDAQ:MSFT) e Amazon, nelle ultime settimane è stato superato dall’indice S&P 500. È sceso più del 2% questo lunedì, dopo essere rimasto invariato per un mese.

Invesco QQQ Trust Weekly Chart.

L’impatto dell’inflazione potenziale e dei tassi di interesse più elevati sulle azioni dipende da quanto rapidamente possano salire i rendimenti. Diversi analisti hanno previsto che il rendimento dei decennali del Tesoro toccherà il range tra l’1,5% ed il 2% entro fine anno, in quanto gli investitori si starebbero preparando ai prossimi aumenti dei tassi da parte della Fed, secondo una previsione del Wall Street Journal.

Lo scenario più inquietante

Visto l’aumento delle aspettative di inflazione, gli analisti hanno delle visioni divergenti riguardo all’impatto sui prezzi delle azioni. Lo scenario più preoccupante potrebbe essere un revival del 2013, quando solo il suggerimento di una riduzione degli acquisti da parte dell’allora Presidente della Fed Ben Bernanke fece schizzare i rendimenti dei bond e crollare i titoli di borsa.

“Il timore è che questi asset siano valutati alla perfezione quando la BCE e la Fed dovessero decidere di intervenire con una riduzione”,  ha scritto Sebastien Galy, senior macro strategist presso Nordea Asset Management, in una ricerca intitolata “Little taper tantrum” citata da CNBC.com. “Le probabilità di una riduzione sono aiutate negli USA da vendite al dettaglio migliori dopo quattro mesi di delusione e dalle aspettative verso il pacchetto di stimolo fiscale da 1,9 mila miliardi”.

Nonostante le prospettive di una certa correzione nei titoli che volano alto, le condizioni sulla terra restano molto favorevoli per i loro settori. Il passaggio all’e-commerce, l’aumento dell’utilizzo di uffici e classi virtuali e l’aumento dei dispositivi tecnologici sono tra i trend destinati a durare. Inoltre, non ci sono ancora segnali che indicano una rimozione dello stimolo monetario da parte della Fed che sta tenendo a galla milioni di piccole imprese devastate dalla pandemia.

Secondo Emmanuel Cau, direttore della European Equity Strategy di Barclays, l’ innalzamento della curva dei rendimenti è “tipico delle fasi iniziali del ciclo”.

Come ha scritto in una nota recente:

“Certamente, dopo i forti movimenti delle ultime settimane, i titoli potrebbero vedere una pausa in quanto molti settori che hanno registrato impennate sembrano sovra comprati, come materie prime e banche. Ma a questo punto, crediamo che l’aumento dei rendimenti sia più una conferma che una minaccia per il mercato rialzista, e si continuerà ad acquistare ai ribassi”.

Morale della favola

Le azioni in crescita potrebbero vedere dei selloff in quanto i rendimenti dovrebbero continuare a mostrare una certa ripresa dai minimi storici.

Ma questo non deve essere considerato come una minaccia per i titoli ad alto profilo, che a nostro avviso sono ancora in un mercato rialzista. La loro crescita fondamentale resta intatta.

La prova è la stagione degli utili appena conclusa, in cui il 95% delle società tech ha superato le stime dei profitti e l’88% ha superato le proiezioni sulle vendite.

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