Come già evidenziato nei giorni precedenti, il movimento più interessante è rappresentato dal rendimento del decennale americano. Gli investitori statunitensi hanno gli occhi puntati sul prezzo e sembra stiano scommettendo su una marea blu USA (vittoria univoca dei democratici) che si tradurrebbe in un massiccio stimolo fiscale. Stiamo registrando un incremento dei rendimenti non solo sul decennale: 0,5 bps sulla scadenza a 2 anni e 4 bps su quella a 30 anni.
Per quanto riguarda il decennale è importantissimo il cedimento della resistenza dello 0,8% ed ora si guarda al rendimento dello 0,95% registrato lo scorso giugno. Il trentennale ha una missione simile, chiudendo al di sopra della resistenza dell'1,76%. La rottura di tali livelli testimonia sia le aspettative di inflazione sia quelle sui rendimenti reali degli Stati Uniti. Va detto però che le aspettative di inflazione hanno aggiunto 13 punti base dall'inizio di ottobre, mentre i rendimenti reali hanno guadagnato solo 5 punti base. Questa divisione aiuta a spiegare il motivo per il quale il dollaro USA questo mese non ha potuto trarre profitto da rendimenti USA più elevati.
Lo si evince dal DXY dove abbiamo un livello importantissimo a quota 93 corrispondente al pivot EUR/USD a 1,1831. Una certa debolezza dell'euro sembrava poter subentrare dopo che Bloomberg aveva pubblicato un articolo sull'ulteriore allentamento della BCE prima della fine dell'anno. La curva dei rendimenti tedesca, ieri, ha seguito le orme degli Stati Uniti con rendimenti in rialzo da 0,9 bps (2 anni) a 2,9 bps (30 anni), alleviando ulteriormente la pressione dal supporto chiave (posto a 0).
L'attenzione oggi si sposterà sui PMI di ottobre, ma è probabile che la reazione del mercato sia asimmetrica con movimenti più probabili su dati più deboli piuttosto che su quelli forti.