Le questioni delle scorte e della domanda tornano a determinare la direzione dei mercati delle materie prime, con la geopolitica che gioca un ulteriore ruolo fondamentale per il greggio, dopo lo scontro di Donald Trump con la Fed sugli aumenti dei tassi che ha fatto aumentare l’enfasi sui fondamentali non-monetari.
Pochi presidenti degli Stati Uniti hanno cercato di dire alla Federal Reserve cosa fare con la politica monetaria e resta da vedere se Trump riuscirà a trionfare.
Lo sconcerto che ha espresso circa la preferenza della banca centrale di un dollaro forte, però, ha scatenato sufficiente costernazione nei circoli del forex da lasciare il USD ad oscillare senza una direzione chiara dopo il crollo giornaliero di venerdì che è stato il peggiore in tre settimane. E questo nonostante gli indici manifatturieri PMI sia negli USA che in Europa abbiano superato le aspettative ieri, mentre lo scontro commerciale tra USA e Cina prosegue senza sosta. Deutsche Bank è riuscita a riassumere l’umore in una nota di ieri affermando: “Dopo tutto l’entusiasmo seguito alle varie notizie della fine della scorsa settimana, le ultime 24 ore si sono dimostrate essere, al confronto, piuttosto monotone”.
Con un dollaro sottotono che incide appena sulle materie prime questa settimana (rispetto alla settimana scorsa quando la sua impennata ha reso più costoso il possedere di tutto, dagli energetici ai metalli ai prodotti agricoli), l’attenzione torna sulle scorte delle materie prime.
Dati sul greggio USA e battibecco con l’Iran al centro della scena
Sul mercato del greggio, tutti gli occhi saranno puntati sui dati sulle scorte USA per la settimana terminata il 20 luglio pubblicati dalla Energy Information Administration (EIA) alle 10:30 ET (14:30 GMT). Ci si aspetta un calo di oltre 2,3 milioni di barili, rispetto alla settimana precedente quando è stato registrato un aumento di quasi 5,9 milioni di barili.
L’American Petroleum Institute (API), un gruppo del settore, ha alimentato le aspettative dei tori del greggio ieri riportando un calo di 3,16 milioni di barili per la settimana scorsa. Il campione per le scorte API è molto più piccolo rispetto a quello dell’EIA e vi contribuiscono volontariamente membri del settore, al contrario del report obbligatorio richiesto dall’agenzia governativa. Sebbene i dati di solito siano differenti, in alcune occasioni i dati API hanno previsto quelli dell’EIA.
La riduzione delle scorte petrolifere negli Stati Uniti e all’estero ha fatto aumentare le aspettative degli investitori di una carenza delle scorte globali e alcuni operatori dei mercati hanno avvertito che persino una piccola interruzione della produzione potrebbe comportare una “pericolosa” volatilità del prezzo. Con le scorte USA già vicine al minimo di 3 anni, non si può sottovalutare l’importanza che avrebbe il fatto che l’API abbia ancora una volta ragione con le sue stime di un calo maggiore del previsto. Oltre al crollo delle scorte, ci sono chiari e attuali segnali di interruzione delle forniture per via di vari fattori geopolitici in Iran, Libia e Venezuela. Su tutti, emerge la disputa tra USA e Iran.
Sul fronte della domanda, il Consiglio di Stato cinese ha annunciato un aumento delle spese, agevolazioni fiscali e bond speciali per le spese per le infrastrutture, altro segnale positivo per il greggio.
“Con la capacità di produzione petrolifera di riserva globale a meno del 2% della domanda e la prospettiva di un aumento della richiesta dalla Cina, prevediamo dei rischi inclinati al rialzo a lungo termine”, afferma Phil Flynn, analista degli energetici del Price Futures Group di Chicago.
A breve termine, i grafici mostrano che il greggio USA West Texas Intermediate (WTI) potrebbe tornare al livello di 70 dollari al barile sotto il quale è sceso la scorsa settimana. Le letture di Fibonacci di Investing.com su base giornaliera per il WTI pongono una prima resistenza a 68,99 dollari, la seconda a 69,34 dollari e la terza a 69,89 dollari. Il pivot è a 68,44 dollari.
Il greggio britannico Brent, il riferimento globale, intanto, dovrebbe tornare ai 75 dollari al barile, secondo i grafici. I pattern di Fibonacci su base giornaliera per il Brent pongono una prima resistenza a 73,98 dollari, la seconda a 74,28 dollari e la terza a 74,44 dollari. Il pivot è a 73,49 dollari.
I metalli guardano allo stimolo in Cina; rame in ripresa
La mossa della Cina verso uno stimolo economico ha rappresentato una buona notizia sui mercati delle materie prime, con la seconda economia mondiale già responsabile di oltre la metà della domanda globale di rame, nichel e acciaio.
Il rame USA è schizzato del 2,5% ieri segnando l’aumento giornaliero maggiore in oltre tre mesi. Solo una settimana fa, il principale metallo industriale giaceva al minimo di un anno e qualche analista prevedeva un peggioramento prima di un miglioramento.
I future del rame sulla divisione COMEX del New York Mercantile Exchange si sono attestati a 2,806 dollari la libbra ieri, il massimo di due settimane. I segnali tecnici giornalieri di Investing.com indicano “Buy” mentre le letture di Fibonacci pongono una prima resistenza a 2,831 dollari, la seconda a 2,854 dollari e la terza a 2,893 dollari. Il pivot si trova a 2,792 dollari.
Il prezzo del rame ha visto una ripresa questa settimana anche per via dei timori di uno sciopero presso la miniera cilena di Escondida, mettendo in evidenza il ritorno dei fondamentali di offerta-domanda tra le materie prime mentre svanisce l’influenza del dollaro. La direzione di Escondida, controllata da BHP Billiton (LON:BLT), aveva reso noto che avrebbe fatto l’offerta finale al sindacato dei minatori ieri per scongiurare un possibile sciopero.
TD Securities ha affermato di essere stato tra quelli che si sono uniti all’impennata di ieri del rame.
“La Cina è pronta a stimolare la sua economia, mentre pensiamo che i giorni migliori del dollaro siano ormai passati: questi fattori chiave potrebbero fare da supporto ai metalli nei prossimi mesi”, si legge in una sua nota.
“Man mano che emergevano segnali di un fondo in vista per i metalli, abbiamo optato per l’acquisto del rame in vista di possibili aspre trattative nella più grande miniera al mondo”, ha dichiarato, riferendosi ad Escondida.
Il frumento potrebbe essere il migliore tra i prodotti agricoli
Sul fronte dei prodotti agricoli, il frumento viene tenuto d’occhio per un possibile rimbalzo dai recenti livelli, secondo una nota di ADM Investor Services.
“L’incrocio e la chiusura sopra la media mobile a 40 giorni indicano che il trend a lungo termine è diventato positivo”, spiegano gli esperti.