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Settimana complicata per greggio e oro tra OPEC e dati sull’occupazione USA

Pubblicato 03.07.2023, 12:52
Aggiornato 02.09.2020, 08:05
  • OPEC, Fed e report sull’occupazione USA potrebbero comportare una settimana volatile per greggio, oro e altre materie prime.
  • I trader seguiranno con attenzione i piani sul taglio della produzione del ministro del petrolio saudita in occasione del convegno dell’OPEC.
  • Resta l’ottimismo per un potenziale aumento dei prezzi del greggio, mentre l’oro affronta le pressioni dei timori di un rialzo dei tassi.
  • Greggio: inizia lo show dei sauditi

    Il calcio di inizio dei messaggi bullish dei sauditi e di altri produttori si avrà in occasione del convegno del 5-6 luglio dei CEO del settore petrolifero e dei ministri per l’energia dell’OPEC e dei suoi alleati, gruppo noto come OPEC+, che comprende Arabia Saudita e Russia. L’alleanza composta da 23 nazioni produce oltre il 40% della fornitura petrolifera mondiale.

    Determinata a controllare la narrazione di questa riunione, l’OPEC ancora una volta impedirà a Bloomberg, Reuters e al Wall Street Journal di coprire l’evento, come ha fatto in occasione dell’ultimo vertice ministeriale dell’OPEC+ a giugno.

    I sauditi, a capo dell’OPEC+, hanno annunciato tre tagli alla produzione da ottobre, che in teoria rimuoverebbero 2,5 milioni di barili al giorno dalla loro produzione, portandola ad appena 9 milioni di barili al giorno circa a luglio.

    Ma i prezzi del greggio sono schizzati solo brevemente dopo ogni annuncio, in quanto gli aumenti dei tassi della Fed e di altre banche centrali sono diventati un fattore più importante per il mercato petrolifero, che teme che un rallentamento dell’economia mondiale possa influire sulla domanda energetica.

    Alcuni dei più ottimisti prevedono 90 dollari o più per un barile di Brent in scia alle parole del ministro saudita, a cui piace prendere di mira gli short-seller.

    Negli scambi asiatici di questo lunedì, il Brent resta pressoché invariato poco sopra i 75 dollari.

    Brent Weekly Chart

    Il West Texas Intermediate, o WTI, si attesta poco sopra i 70.

    WTI Weekly Chart

    “La prima metà della storia del petrolio mostra tori delusi, tra i timori per un aumento dei tassi di interesse, i funzionari della Federal Reserve che promettono un rallentamento dell’economia, i fallimenti delle banche, la debolezza della domanda cinese e l’incapacità di limitare il petrolio sanzionato di Russia ed Iran”, dice Phil Flynn, analista degli energetici del Price Futures Group a Chicago.

    Flynn, convinto toro del petrolio, pensa che la seconda metà potrebbe essere una storia “radicalmente differente” per il greggio e positiva per i long sul mercato, in quanto l’attuale surplus “potrebbe diventare un forte deficit”.

    L’oro continua la danza al ribasso

    I prezzi dell’oro, intanto, hanno chiuso il semestre con un rialzo di circa il 5%, sia per quanto riguarda i future che il prezzo spot. Ma la presa sul supporto dei 1.900 dollari comincia a cedere, tra i timori di altri aumenti dei tassi da parte della Federal Reserve.

    Il contratto di agosto sul Comex a New York è in lieve calo, oscillando sopra i 1.923 dollari l’oncia.

    Gold Futures Weekly Chart

    In leggero ribasso anche il prezzo spot, intorno ai 1.915 dollari.

    Spot Gold Weekly Chart

    E la Fed sta seguendo qualunque cosa legata all’economia, dal mercato del lavoro all’inflazione causata dall’energia, tra le altre cose, per decidere sui tassi di interesse il 26 luglio. Mercoledì la banca rilascerà i verbali del vertice del 14 giugno, quando ha sospeso gli aumenti per la prima volta in oltre un anno.

    Una tavola rotonda di mercoledì tenuta dalla Banca Centrale Europea e a cui hanno partecipato i capi della Federal Reserve, della Banca d’Inghilterra e della Banca del Giappone ha rivelato che quasi tutti sono d’accordo su tassi di interesse più alti per contenere l’inflazione.

    L’indicatore sull’inflazione preferito dalla Fed, l’indice PCE, è cresciuto del 3,8% sull’anno a maggio, sotto il 4% per la prima volta in oltre due anni.

    La Fed tiene d’occhio inflazione e lavoro

    La tolleranza della Fed per l’inflazione, tuttavia, è di appena il 2% all’anno.

    Le aspettative sono che la banca alzi i tassi di un altro quarto di punto percentuale il 26 luglio, portandoli ad un picco del 5,25%.

    Venerdì sarà pubblicato il report sull’occupazione non agricola che dovrebbe mostrare un aumento di oltre 200.000 posti di lavoro a giugno.

    Sarebbe un dato inferiore rispetto alle 339.000 unità di maggio, anche se la crescita esagerata del mese era stata accompagnata da un massimo di sette mesi del tasso di disoccupazione al 3,7%.

    I segnali di una continua forza nel mercato del lavoro potrebbero evidenziare un’idea ha contribuito a spingere Wall Street quest’anno: che, cioè, l’economia statunitense possa evitare una grave recessione nonostante l’aggressivo inasprimento della Fed.

    In attesa del report di venerdì, i mercati avranno modo di valutare anche i dati ADP sulle assunzioni nel settore privato, il report JOLTs e i dati settimanali sulle richieste di sussidio di disoccupazione.

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    Nota: Barani Krishnan non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.

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