Le small-cap attualmente si trovano in significativo sconto e sono probabilmente destinate ad una ripresa nel 2024.
L’S&P 500 ha visto una bella ripresa nel 2023, ma la sua performance migliore del previsto è da attribuirsi perlopiù ai titoli USA più grandi. Intanto, le small-cap hanno registrato una performance inferiore rispetto ai giganti, a causa dei tassi di interesse più alti. Con la recente svolta prudente della Federal Reserve, le small-cap sono scambiate in notevole sconto e il prossimo anno potrebbe essere quello giusto per brillare.
Small-cap scambiate in sconto del 30%
Le small-cap hanno visto un’enorme impennata nell’ultima settimana, con l’indice Russell 2000 balzato di oltre il 6,3% da quando la Fed ha confermato il piano di una svolta prudente nel 2024.
L’impennata ha portato il Russell 2000 (un indice che replica 2.000 titoli small-cap quotati negli USA) vicino al picco del 2023 di 2.000 dollari giovedì, prima di un calo. Tuttavia, nonostante la recente impennata, l’indice segna solo +13% sull’anno in corso, rispetto al +24% dell’S&P 500.
Il motivo di questa performance inferiore è che il grosso dei guadagni registrati dal mercato azionario quest’anno è stato alimentato dai Magnifici Sette, le più grandi compagnie tech al mondo.
A causa di questa discrepanza, gli strategist sono dell’idea che i titoli delle small-cap al momento siano scambiati a valutazioni molto allettanti. Nonostante i significativi guadagni delle ultime settimane, le small-cap si trovano in sconto del 30% rispetto ai rivali large-cap, in base alle proiezioni degli analisti per gli utili societari nel 2024, spiega Michael Wilson, principale strategist azionario di Morgan Stanley (NYSE:MS).
Le small-cap sono destinate ad un rally nel 2024?
La svolta prudente della Fed annunciata di recente ha avuto un impatto enorme. Sebbene gli investitori sperassero che la banca centrale iniziasse a tagliare i tassi l’anno prossimo, la conferma ufficiale ha portato una nuova ondata di ottimismo.
E quindi, se la Fed riuscisse ad organizzare il tanto atteso “atterraggio morbido” per l’economia statunitense, le small-cap ed altri titoli con una performance inferiore potrebbero essere destinati ad una considerevole ripresa. Come abbiamo detto, il passaggio della Fed ad una posizione cauta ne sarà il fattore principale.
Le small-cap solitamente sono più sensibili ai cambiamenti dei tassi di interesse e a prospettive economiche cupe e, dato che i tassi sono ai massimi di 22 anni, la loro performance debole finora non stupisce.
Dopo il “rally di ogni cosa” iniziato i primi di novembre, potrebbe arrivare il loro giorno di gloria.
“Se l’inflazione si stabilizzerà ad un livello più alto, i titoli small-cap/ciclici/di qualità inferiore potrebbero esserne i beneficiari. Ovviamente, è un confine labile, con le statistiche sull’inflazione sopra l’obiettivo. Se questi numeri dovessero ricominciare a salire, la Fed potrebbe invertire la rotta. Al momento, però, potrebbe stare iniziando un bel periodo che supporta questa rotazione se la crescita nominale dovesse accelerare”.
– afferma Wilson.
Tom Lee, ex capo strategist azionario di JPMorgan e co-fondatore di Fundstrat Global Advisors, condivide questa idea. Secondo l’analista, bullish sulla performance dell’S&P 500 a inizio 2023, gli investitori dovrebbero aspettarsi una performance superiore delle compagnie più piccole nel 2024.
“Nei prossimi 12 mesi, sembra che le small-cap possano salire del 50%”, ha riferito alla CNBC venerdì. Lo strategist aggiunge che questa corsa rialzista potrebbe portare il Russell 2000 a ben 3.000 entro fine anno.
Lee, convinto che l’inflazione sia ora sotto controllo, afferma che le small-cap sono state più colpite dai sostanziali costi di prestito, affermando che un previsto cambiamento della politica monetaria sarebbe una manna per questi asset.
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