Viste a posteriori le scelte che sono state premiate nei primi sei mesi dell'anno sono state quelle di scommettere sulla borsa Usa e di fuggire invece da bond, materie prime, in particolare i metalli preziosi, e obbligazioni governative. Ma sarà così anche nei prossimi sei mesi dell'anno? Lo S&P500 statunitense ha iniziato una fase di correzione dopo aver toccato a fine maggio un massimo (storico) a 1687,18 punti, ma per il momento i prezzi si mantengono ancora lontani dai primi supporti critici, quelli offerti a 1490 punti dalla media mobile a 52 settimane e dalla trend line rialzista disegnata dai minimi dell'ottobre 2012. Solo la violazione di quei livelli farebbe temere l'avvio di un ribasso rilevante, che in ogni caso non sarebbe da considerare una vera e propria inversione di trend rispetto a quello crescente di lungo termine avviatosi con i minimi del marzo 2009 se non a seguito della violazione di area 1350. La tenuta di 1490 e la rottura di area 1700 fornirebbero nuovi segnali di forza validi anche per il medio lungo periodo mettendo l'indice in condizione di raggiungere i successivi obiettivi dei 2100 punti circa. Per il momento non esistono quindi motivazioni per dubitare del proseguimento dell'uptrend della borsa Usa. Ad onor del vero anche il trend dello Stoxx 600, riferimento per il mercato europeo, sembra destinato a mantenersi al rialzo, protetto dalla media mobile a 200 giorni che ne sta sostenendo i prezzi dal luglio del 2012: tutte le principali flessioni dell'ultimo anno si sono infatti appoggiate su questo importante riferimento grafico che attualmente transita in area 285 punti. I prezzi hanno superato ad inizio marzo i massimi di febbraio 2011 a 292 punti circa confermando l'intenzione di voler dare un seguito all'uptrend attivo dai minimi di marzo 2009, che potrebbe puntare ora ai 345/50 punti. Solo sotto area 285 vi sarebbe il rischio di cali che comunque potrebbero limitarsi a testare a 270 la trend line che sale dai minimi di settembre 2012. Anche se lo studio grafico dello Stoxx 600 lascia ampi margini di spazio ad una evoluzione rialzista, questo non significa che la borsa europea sia da preferire a quella Usa. Il grafico di forza relativa che esprime l'andamento del rapporto delle due serie storiche, dopo una periodo di circa un anno di lateralità, che esprimeva quindi sostanziale equivalenza tra le forze che agivano sui due mercati, ha virato da inizio giugno al ribasso, facendo con la borsa Usa che ha quindi ripreso a sovraperformare rispetto a quella europea. Un dollaro sostanzialmente forte nei confronti delle altre principali monete e che potrebbe continuare a mantenersi sulle posizioni attuali o addirittura migliorarle proprio in virtù delle aspettative di una riduzione delle operazioni di alleggerimento quantitativo da parte della Fed rende poi più facilmente praticabile la preferenza della borsa usa su quella europea da parte dell'investitore domestico. Anche nel caso dell'oro la strada sembra ormai segnata, ma in questo caso in direzione del ribasso. A contribuire alla debolezza di prezzi delle materie prime, oltre alla congiuntura internazionale ancora debole, potrebbe essere anche proprio la forze della moneta Usa. Il grafico in scala semilogaritmica del prezzo del metallo giallo permette di tracciare una linea di tendenza a partire dai minimi di meta' 2005 ed in contatto con quelli della fine del 2008, linea che i prezzi hanno messo alla prova con i minimi di aprile e con quelli di maggio, in transito a 1385 dollari (ed a 1055 euro nel caso del grafico oro euro), supporto poi violato in via definitiva il 20 giugno. Il fatto che le quotazioni siano precipitate poi anche al di sotto area 1350, dove si colloca la base del canale discendente disegnato dal top di settembre 2011, ha sferrato un duro colpo alle speranze dei rialzisti prospettando cali anche estesi in direzione di 1180 dollari, trend line che, sul grafico in scala semilogaritmica, sale dai minimi di fine 2001, e più in basso verso area 1100. Se anche i prezzi dovessero rimbalzare fino a testare dal basso area 1385 dollari si configurerebbe un “return move”, un tipo di comportamento che vede un grafico tornare in prossimità di un livello rilevante violato in precedenza e che di norma è una premessa per nuove accelerazioni nel senso della rottura originaria. Segnali diametralmente opposti invece in caso di superamento di area 1485, in quel caso probabile la realizzazione di un allungo almeno fino in area 1600 dollari, stemperando notevolmente le recenti tensioni ribassiste. Il prezzo dell'argento è sceso a fine giugno sotto il supporto dei 19,45 dollari, testato per quattro sedute dal 20 giugno. Su tale livello si colloca la mediana del canale disegnato dai massimi di aprile 2011, la violazione di quel supporto prospetta il proseguimento del ribasso iniziato dai massimi di ottobre 2012 verso la base del citato canale, posto 10 dollari circa. E' evidente che anche in caso questa previsione fosse corretta il raggiungimento di quei target non sarebbe ovviamente immediato, come del resto anche il ribasso dalla fine del 2012 non si è realizzato a senso unico ma tramite l'alternanza tra smottamenti e successive correzioni. Al momento comunque la strategia più corretta sembra essere quella di sfruttare i rimbalzi per alleggerire le posizioni piuttosto che per aprirne di nuove. Per negare il segnale di debolezza appena inviato sarebbe necessario il superamento di area 25 dollari circa, dove si collocano la media mobile a 100 giorni ed il 38,2% di ritracciamento (percentuale derivata dalla successione di Fibonacci) del ribasso dal top di ottobre 2012). Della fuga dai bond è già stato detto. Solo nel breve termine potrebbe realizzarsi una temporanea inversione: a causa di una evidente accelerazione ribassista dei titoli governativi, quelli Usa ma il discorso si può allargare anche agli emergenti, gli indicatori tecnici sono in ipervenduto. L'Rsi a 14 giorni calcolato per il future dei titoli di stato Usa a 10 anni non solo è in ipervenduto, ovvero segnala una velocità anomala del ribasso rispetto a quella che il mercato è disposto ad accettare nel medio termine, ma ha disegnato anche una figura a doppio minimo in divergenza rispetto alla serie storica dei prezzi. Una divergenza rialzista si verifica quando i prezzi continuano a scendere mentre l'indicatore assume andamento orizzontale o addirittura crescente, lasciando intendere che la forza del trend discendente è in esaurimento. Un rimbalzo dei bond sarebbe tuttavia da considerare una occasione per riallocare i portafogli su prezzi più favorevoli degli attuali diminuendo la componente obbligazionaria. La forza relativa bond / azioni calcolata per il mercato Usa è infatti inserita in un canale ribassista ormai dalla fine del 2011, con la curva attualmente al centro del canale. Anche in caso di rimbalzo delle obbligazioni e quindi di una virata al rialzo della forza relativa esistono ampi spazi di manovra per fare muovere la curva al rialzo senza interrompere la tendenza ribassista di medio lungo periodo.
Nel caso della borsa di Hong Kong invece il prossimo futuro potrebbe portare dei cambiamenti rispetto al trend visto nei primi sei mesi dell'anno, che hanno visto le quotazioni dell'indice Hang Seng scendere dai massimi di inizio febbraio a 23945 punti circa ai 19426 di fine giugno. L'Hang Seng si è appoggiato con i minimi del 25 giugno sulla base del canale rialzista che contiene l'andamento dei prezzi dai record negativi del marzo 2009, supporto ora in transito a 19450 punti. Il ribasso intrapreso dai massimi di inizio anno si è avviato dal test della linea mediana dello stesso canale, attualmente in transito a 24600 punti, ed è quello l'obiettivo al quale l'indice potrebbe tendere in caso di rottura a 22000 circa della media mobile a 200 giorni. Discese al di sotto di area 19450 potrebbero invece anticipare nuovi cali, almeno fino a 17350 circa, 50% di ritracciamento del rialzo dai minimi di fine 2008, altro supporto critico dal quale si potrebbero realizzare nuovi tentativi di rimbalzo.
Così come l'Hang Seng anche l'indice della borsa brasiliana, il Bovespa, dopo molti mesi di debolezza potrebbe ora tentare un cambiamento di rotta. L'indice dei titoli più liquidi tra quelli quotati alla borsa di San Paolo è sceso con i minimi del 24 giugno a 25405 punti in prossimità di un sopporto rilevante che per il momento ne ha contenuto il ribasso. Le quotazioni hanno infatti testato su quei livelli sia la trend line rialzista disegnata dai minimi dell'ottobre 2002 e passante per quelli dell'ottobre 2008, sia il 61,8% di ritracciamento del rialzo dal minimo dell'ottobre, entrambi supporti rilevanti anche in ottica di lungo termine. La presenza di questi sostegni, unitamente alla evidente condizione di ipervenduto raggiunta dagli indicatori di medio termine, l'Rsi a 21 sedute ha disegnato addirittura un doppio minimo in piena divergenza rispetto al grafico dei prezzi, lascia pensare che almeno un tentativo di rimbalzo i prezzi possano ora metterlo a segno. Recuperi oltre i 51000 punti fornirebbero un segnale di probabile ritorno in prossimità della media mobile a 100 giorni, in transito a 54500 circa. Obiettivo successivo a 59500 circa, lato alto del canale ribassista originato dai massimi di marzo 2012. Discese al di sotto di area 45000/45500 farebbero invece ritenere probabile il proseguimento della fase calante almeno fino a 38800 punti, dove si colloca l'ultimo dei ritracciamenti di Fibonacci, il 78,6%, del rialzo in atto dall'ottobre del 2008.
In conclusione il quadro che si delinea analizzando le tendenze dei primi sei mesi dell'anno mostra come nei prossimi sei sia lecito attendersi il proseguimento della fase positiva per le borse, con quelle dei paesi emergenti che potrebbero raccogliere il testimone da Usa ed Europa avendo davanti a se maggiori margini di guadagno dopo le recenti incertezze, mentre bond e materie prime, in particolare i metalli preziosi, anche se destinati a probabili rimbalzi, rischiano nel medio termine di confermarsi cedenti.