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Sterlina in recupero, Petrolio oltre 57$

Pubblicato 07.11.2017, 10:05
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Buongiorno ai Lettori di Investing.com,

oggi partiamo da alcune considerazioni sul mercato delle valute e nello specifico iniziamo il nostro approfondimento parlando dei principali cambi.

Ad esempio, USD/JPY dopo aver raggiunto un massimo di 114,73 durante la scorsa notte perdeva improvvisamente circa 100 pip terminando la giornata di lunedì in territorio negativo. Stamane, invece, ecco che stiamo nuovamente assistendo a una spinta rialzista oltre la soglia 114.

Diciamo che l'inversione del dollaro ha influenzato tutte le principali valute, portando il cambio EUR/USD temporaneamente oltre 1,16 (adesso siamo nuovamente al di sotto), GBP/USD ben al di sopra di 1,31 e USD/CHF al di sotto della parità.

Senza particolari dati USA, i rendimenti degli obbligazionari sono l'unica spiegazione dei movimenti del dollaro.

Rendimenti che iniziavano e chiudevano la giornata negativamente, avendo soltanto una breve parentesi intraday positiva.

Anche se la FED aumenterà i tassi nel mese di dicembre, pare che la notizia sia stata ampiamente scontata dal momento che i rendimenti della scadenza a 10 anni si allontanano dal 2,4%.

Nel frattempo c’è un certo nervosismo tra gli investitori per paura che il Presidente Trump – che come ben sappiamo si trova in Asia – possa rilasciare dichiarazioni sulla Corea del Nord.

Anche oggi non sono previste dichiarazioni di un certo peso sul fronte economico, eccezion fatta per le parole del nuovo membro della Fed Quarles.

Trattandosi delle prime dichiarazioni ufficiali, è probabile che Quarles andrà a condividere l’attuale politica monetaria anche in virtù del fatto che nell’ultima votazione del FOMC ha fatto parte della maggioranza.

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Passiamo al fronte “asiatico”, perché i dollari australiani e neozelandesi avranno a che fare con le decisioni di politica monetaria.

Sicuramente la decisione della RBA avrà meno ripercussioni, tant’è che l’appuntamento più atteso dagli investitori è con la RBNZ.

Vista la nuova squadra di governo, viste le tante dichiarazioni dei nuovi esponenti, potremmo assistere a importanti cambiamenti.

E’ pur vero che in Australia la Banca Centrale ha più motivi per esprimere cautela piuttosto che ottimismo, soprattutto la crescita zero della domanda significa che la spesa è debole.

Abbiamo assistito anche a un deterioramento, seppur non eclatante, dei dati sull’occupazione e sull’inflazione, idem per quanto riguarda i servizi e le attività produttive.

La buona notizia per la RBA è che la fiducia dei consumatori e delle imprese è aumentata e la valuta si sta deprezzando.

Concludendo la panoramica sulle commodity currencies, USD/CAD chiudeva la sessione di ieri al di sotto di 1.2700. CAD che dopo i dati occupazionali di venerdì scorso (positivi) ha confermato un ottimo stato di salute anche del settore manifatturiero, con l’indice PMI di IVEY che certifica la crescita più rapida dal gennaio 2016.

Sul fronte Euro, detto che stamane stiamo assistendo a un nuovo scivolone verso area 1.15, il temporaneo recupero di ieri è stato dettato più dalla debolezza del biglietto verde che non dalla forza della nostra moneta.

Vero è che c’è stato, nei dati di ieri, un aumento inaspettato degli ordini di fabbrica tedeschi, una revisione al rialzo di entrambi gli indici PMI e un rafforzamento del rapporto sui prezzi alla produzione.

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La valuta sicuramente più performante è stata la Sterlina, anche se non ci sono state dichiarazioni o dati sensibili targati UK.

Le rendite dei Gilt a dieci anni hanno perso terreno, probabilmente gli investitori stanno ragionando comunque in un’ottica di rialzo tassi nel futuro.

Per concludere segnaliamo un sostanzialmente consolidamento dei prezzi dell’Future Oro, che oscilla tra 1260 e 1280 dollari l’oncia, mentre prosegue la scalata del Petrolio che sul Future Petrolio Greggio WTI ha sfondato quota 57 dollari al barile.

Sul fronte indici continuano i record storici di Wall Street e sull’onda americana è arrivato il record anche per il Nikkei, giusto su livelli che non si vedevano da oltre un ventennio.

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