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Tenaris, la guerra fa salire gli investimenti in Oil&Gas

Pubblicato 04.03.2022, 14:05
Aggiornato 05.03.2021, 16:55

Il primo produttore al mondo di tubi per l’industria petrolifera prevedeva nel 2022 una cauta ripresa, ma lo sconvolgimento del mercato dell’energia sta rilanciando i progetti di sfruttamento di shale oil e shale gas in Usa. Dall’invasione dell’Ucraina l’export di petrolio russo è crollato del 70%.

Il titolo è salito del 22% dall’inizio dell’anno.

Fra le azioni di Piazza Affari con la performance migliore dall’inizio della guerra in Ucraina spicca Tenaris (MI:TENR), la società italo-argentina leader mondiale nei tubi per l’industria petrolifera. Nell’ultima settimana è salita del 6% e dall’inizio dell’anno il rialzo è +22%. Il titolo oggi perde un pesante 4% e scende a 11,34 euro, dopo che ieri ha superato i 12 euro, livello che non toccava dal luglio 2019.
Perché è salita e salirà ancora? Tutti i commentatori spiegano il rialzo di Tenaris definendolo come un “titolo sensibile al petrolio”, e quindi in grado di beneficiare del rialzo del greggio. In realtà Tenaris ha un rapporto piuttosto complesso con il mondo del petrolio: non è come Eni (MI:ENI) che estrae e vende petrolio e gas trattenendo per sé una percentuale del valore degli idrocarburi venduti, per cui più sale il prezzo della materia prima, più salgono i suoi utili.
Tenaris prospera quando l’industria petrolifera investe, soprattutto investe per aumentare la produzione: è in questa situazione che sale la domanda di tubi, che possono essere i tubi ordinari saldati, o quelli di maggiore qualità, senza saldatura, in cui l’azienda della famiglia Rocca vanta un’eccellenza tecnologica con l’impianto di Dalmine (Bergamo).

Dopo un 2020 difficile, il 2021 si è chiuso con un utile di 1 miliardo di dollari.


La guerra in Ucraina sta mandando alle stelle il prezzo del petrolio, ma è automatico che questo si trasformerà in maggiori investimenti da parte dell’industria petrolifera?
Il 16 febbraio scorso il management di Tenaris dipingeva uno scenario di moderato ottimismo per il 2022, dopo avere chiuso il bilancio 2021 con un incremento dei ricavi del 27% a 6,5 miliardi di dollari e un utile di 1 miliardo di dollari, che si confrontava con la perdita di 640 milioni del terribile 2020, funestato dalla paralisi dell’industria petrolifera a causa della pandemia.

Cautela sullo scenario di mercato: le major investono nelle rinnovabili.


Tutti i ragionamenti sul futuro erano incentrati sulla risalita della domanda di idrocarburi in un’economia mondiale in forte ripresa, ma con grande cautela perché ormai, si sa, le major del petrolio investono più in impianti per energia rinnovabili che per la ricerca e lo sfruttamento di nuovi giacimenti, e l’eolico e il solare non necessitano di tubi. Ecco quindi le parole caute con cui il Ceo Paolo Rocca (la sua famiglia possiede il 60% di Tenaris) il 16 febbraio delineava il futuro: “Gli investimenti nelle perforazioni di petrolio e gas dovrebbero aumentare durante il 2022, dai loro bassi livelli degli ultimi due anni, ma è improbabile che il livello di spesa torni ai livelli pre-pandemici, poiché le major del petrolio e del gas e i produttori di scisto statunitensi danno priorità alla disciplina del capitale e ai ritorni per gli azionisti”.

La guerra cambia lo scenario nel mercato dei tubi.


Poi scoppia la guerra e lo scenario economico cambia per tutti, con il greggio che schizza oltre i 110 dollari al barile e il gas a livelli mai raggiunti. In tempi normali la Russia produce circa 11 milioni di barili di petrolio al giorno, di cui circa la metà per uso interno e fra i 5 e i 6 milioni per l’export. Dallo scoppio della guerra in Ucraina gli esperti stimano un crollo delle esportazioni russe di greggio del 70%, una caduta che ha preso in contropiede il mercato, visto che i prodotti energetici per ora non sono colpiti direttamente da sanzioni.
Con la domanda di petrolio in crescita a livello globale, gli altri Paesi produttori dovranno aumentare la produzione, il che comporterà investimenti e acquisto di tubi soprattutto negli Usa dove sono ripartiti i programmi di sfruttamenti per shale oil e gas.

Tenaris registrerà quest’anno un forte aumento della redditività.


Tenaris, società quotata alle Borse di Milano, New York, Città del Messico e Buenos Aires, sarà la prima ad avvantaggiarsi, avendo una fortissima presenza in Usa dopo l’acquisizione 15 anni fa di Maverick. In più, quello che per anni è stato un formidabile concorrente, la russa TMK, dopo le sanzioni del 2014 ha abbandonato il mercato Usa.
Gli analisti si aspettano che quest’anno il fatturato di Tenaris salga a 9,4 miliardi di dollari (+44%) con un forte miglioramento della redditività operativa: l’Ebit margin è previsto salire al 16,2% dal 10,8% del 2021.
Su 13 analisti che coprono il titolo, nove hanno raccomandazione Buy e la media dei target price è 13,22 euro (upside del 10).

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