Il board di Nio respinge le accuse.
Un terremoto rischia di scuotere Nio, il principale produttore cinese di auto elettriche di lusso, celebrato come il vero competitor di Tesla (NASDAQ:TSLA). Proprio mentre Nio sta accelerando i piani per vendere le sue auto fuori dai confini cinesi, dagli Stati Uniti arriva l’accusa, pesantissima, secondo la quale i conti della società sarebbero truccati per gonfiare i ricavi e ridurre le perdite. A lanciare l’accusa è Grizzly Research, una società privata di ricerca, specializzata nell’andare a scovare i casi di contabilità artefatta da parte dei manager di società quotate.
La diffusione del report ha scatenato stamattina (mercoledì 29 giugno) le vendite alla Borsa di Hong Kong, dove Nio è caduta del 12% a 164 Hkd (dollari di Hong Kong), mentre l’indice Hang Seng è sceso dell’1,8%.
A New York, il mercato principale per le azioni Nio, martedì sera prima della diffusione del report di Grizzly il titolo ha chiuso in calo del 2,6% a 22,36 dollari.
Uno schema truffaldino nella gestione del servizio BaaS.
Grizzly accusa il vertice di Nio, in particolare il fondatore e Ceo Bin Li, di avere organizzato uno schema societario truffaldino per la gestione del famoso servizio BaaS (Battery as a Service), quello che permette di acquistare un’auto Nio senza la batteria. Per l’automobilista comprare l’auto senza batteria vuole dire risparmiare circa 70.000 yuan (10.500 dollari) al momento dell’acquisto. Dovrà poi sottoscrivere un abbonamento al BaaS che costa dagli 11.760 ai 17.680 yuan all’anno (fra 1.750 e 2.630 dollari) a seconda della capacità della batteria e permette di accedere alle stazioni di scambio dove in pochi minuti e in maniera totalmente automatizzata la batteria dell’auto viene sostituita con una nuova batteria completamente carica.
Secondo molti analisti, questo servizio è una delle chiavi del successo commerciale di Nio. Secondo Grizzly, è quello che permette a Bin Li di imbellettare i conti e presentare trimestre dopo trimestre risultati migliori delle previsioni.
Tutto ruota attorno alla società Weineng.
Il sistema truffaldino ruota attorno alla società Wuhan Weineng che gestisce il servizio BaaS: è lei che acquista le batterie da Nio e le noleggia ai proprietari delle vetture. Nio possiede ufficialmente il 19% della Weineng e non si sa bene chi possieda il resto del capitale: forse, dice Grizzly, entità legate al governo cinese. I conti della Weineng non vengono consolidati nel bilancio di Nio, anche se i due massimi dirigenti di Weineng sono attualmente il vicepresidente e il direttore operativo delle batterie di Nio.
Vendute a Weineng più batterie del necessario.
Secondo Grizzly, Nio avrebbe venduto a Weineng molte più batterie di quelle necessarie per gestire il servizio BaaS. Nel 2021 le batterie vendute sarebbero 40.000 a fronte di 19.000 nuovi clienti abbonati al servizio. Inoltre Nio avrebbe contabilizzato immediatamente il 100% dei ricavi da vendita delle batterie, invece di considerarli come ricavi ricorrenti da spalmare nell’arco dei prossimi sette anni, periodo che corrisponde alla durata dei contratti di noleggio. L’analisi si concentra sui conti del 2021 e dice che grazie a questo schema Nio ha gonfiato i ricavi di 2,61 miliardi di yuan (390 milioni di dollari) e ha migliorato il risultato finale di 1,7 miliardi di yuan (250 milioni di dollari). I conti ufficiali di Nio del 2021 mostrano ricavi totali pari a 36,1 miliardi di yuan e una perdita di 10,5 miliardi di yuan.
Il Ceo Bin Li e il paradiso fiscale delle British Virgin Islands.
In generale tutto il tono del report è piuttosto velenoso. Prima di entrare nei dettagli del BaaS e di Weineng, Grizzly ricorda che Bin Li, prima di fondare Nio, ha avuto stretti legami con Joy Capital e con Erhai Liu, parti centrali nella truffa della Luckin Coffee. Si tratta della principale società di caffetterie della Cina, cresciuta in pochi anni a una velocità vertiginosa, quotata anche al Nasdaq, e poi implosa nella primavera 2020 quando indagini coordinate fra autorità Usa e autorità cinesi accertarono che i conti della società erano truccati.
In comune con Liu, il Ceo di Luckin Cofee ritenuto colpevole della truffa, il Ceo di Nio, Bin Li avrebbe la passione per le British Vigin Islands, paradiso fiscale in cui entrambi hanno creato le entità societarie che con zero trasparenza fanno da fulcro per il controllo delle loro attività economiche.
Nio risponde con un comunicato.
Nio ha subito risposto alle accuse con un comunicato in cui dice che il report di Grizzly “non ha sostanza, contiene numerosi errori, affermazioni non documentate e conclusioni fuorvianti”. Il board e il comitato audit, si legge nel comunicato, stanno studiando le accuse per valutare le azioni più appropriate da intraprendere a difesa della società e degli azionisti.
Bisogna dire che quanto a trasparenza anche Grizzly non brilla. Sul sito non si trova un indirizzo della società e neanche un numero di telefono, solo una mail. La società di ricerca è di proprietà di Siegfried Eggert, un analista tedesco che ha studiato a lungo anche in Cina. Grizzly si vanta di agire con un team di analisti-investigatori dedicato alla Cina.