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Tesla: la distrazione di Twitter è un rischio limitato

Pubblicato 07.11.2022, 15:56
Aggiornato 05.03.2021, 16:55
Con il fondatore tutto preso nel rilancio di Twitter, Wall Street si interroga su chi guida la Casa automobilistica in un momento così delicato. Un articolo di Barron’s passa in rassegna i top manager del gruppo e rassicura gli investitori: uomini di grande valore e capacità. Ecco chi sono.

Il rischio di disimpegno di Musk fa soffrire le quotazioni.

Quello che molti osservatori avevano a lungo indicato come un possibile pericolo per Tesla (NASDAQ:TSLA), si sta materializzando. La sovraesposizione di Elon Musk nei confronti della neoacquisita Twitter, fra licenziamenti e polemiche di ogni tipo, rischia di dare l’impressione che Tesla per un bel po’ di tempo non sarà la priorità numero uno del vulcanico imprenditore. E siccome questo succede in un periodo critico per la Casa automobilistica, con gli analisti che stanno cercando di capire quanto è reale il rischio di un rallentamento della domanda cinese di auto elettriche, l’idea che ci sia un abbandono da parte del padre-padrone fa salire le preoccupazioni degli investitori.  
Ci sono questi timori dietro alle vendite che venerdì 4 novembre hanno portato l’azione Tesla a chiudere in ribasso del 3,6% a 207,47 dollari. La settimana scorsa si è chiusa con una perdita complessiva per le azioni Tesla dell’8%. Dall’inizio dell’anno il titolo è praticamente dimezzato (-48%).

Produzione in calo a Shanghai.


Gli ultimi dati dicono che nel mese di ottobre dalla fabbrica di Shanghai, la principale di Tesla, sono uscite 71.704 auto, il 32% in più dello stesso mese del 2021 (54.391), ma il 14% in meno di quelle che erano state prodotte a settembre (83.135).  Il rallentamento rispetto al mese precedente dipende probabilmente dalla politica cinese in tema di lotta al Covid, che crea lockdown repentini qua e là al primo sorgere di infezioni e causa innumerevoli problemi alla produzione, con ritardi continui nella consegna di componenti.
Ma questa spiegazione non soddisfa tutti gli analisti, molti dei quali vedono un possibile legame fra il rallentamento della produzione e la recente politica di Tesla di abbassare i prezzi in Cina. Ci si chiede, quindi, se ci sia un calo della domanda cinese di vetture Tesla. E tutto questo succede proprio quando Musk è immerso fino al collo nella bagarre su Twitter. 

I manager di Tesla.


Alla domanda su chi sono i manager che gestiscono Tesla al di là del funambolico fondatore e Ceo, risponde un lungo articolo di Barron’s che ricorda che Tesla dà lavoro a 110.000 persone dislocate in diversi siti molto lontani l’uno dall’altro (Fremont in California, Austin in Texas, Berlino, Shanghai) e che la società dispone di numerosi manager di grande livello. La squadra di Tesla, dice fondamentalmente l’articolo, ha una panchina molto più lunga di quanto le persone credano.
Barron’s ricorda il ruolo del Chief Financial Officer, Zachary Kirkhorn e del capo dell’engineering Drew Baglino. Manager di fondamentale importanza sono anche il capo del design, Franz von Holzhausen e il responsabile del softwarwe e assistenza alla guida Ashok Ellusswamy, tutti in grado di prendere decisioni fondamentali in maniera autonoma. Oggi Tesla non è una start-up, ma una società consolidata con un’ottima redditività e ha sicuramente più bisogno di manager con buone capacità operative che di un leader visionario. Inoltre, Musk ha dimostrato di essere un manager decisamente migliore di quello che l’opinione pubblica pensa di lui, e la cultura che ha costruito all’interno di Tesla dovrebbe essere così ben radicata da permettere alla società di restare sulla rotta da lui scelta “anche se lui è distratto”.
“Si tratta di un difficile gioco di equilibri per Musk, data la dimensione e la diversità del suo impero”, afferma Dan Ives, analista di Wedbush Securities, aggiungendo che “si tratta di una tempesta a breve termine che passerà”.

“La distrazione di Twitter è un rischio limitato per Tesla”


D’altronde Musk non è solo il fondatore e Ceo di Tesla, il suo impero è enorme. Barron’s ricorda che ai prezzi di Borsa attuali Tesla vale circa 700 miliardi di dollari, una capitalizzazione tre volte superiore a quello del produttore di auto più quotato. Musk possiede SpaceX, la società che per prima ha lanciato razzi riutilizzabili e che vale altri 125 miliardi di dollari in base all'aumento di capitale dello scorso agosto, il che la rende una delle cinque aziende aerospaziali di maggior valore del pianeta. Un’altra società di Musk è Boring Co, che vale 6 miliardi di dollari, e lavora per risolvere il problema della congestione del traffico urbano scavando gallerie in modo più rapido ed economico rispetto al passato. Infine a Musk fa capo Neuralink, società che studia le interfacce macchina-cervello e vale circa 1 miliardo di dollari.
Sommando il tutto, le aziende avevano un valore di 832 miliardi di dollari prima che Musk decidesse di aggiungere Twitter al suo dominio.
Secondo Barron’s, in Tesla Musk ha costruito una struttura e una cultura che dovrebbero essere in grado di gestire le sue assenze. A Musk piace creare team interfunzionali, popolati da ingegneri, per risolvere i problemi.
“Tesla è ora una società molto grande con molti talenti capaci, che operano in modo  autonomo”, afferma Pierre Ferragu, analista di New Street Research. “Questo rende la distrazione di Twitter un rischio limitato per Tesla”.

Musk insostituibile nella comunicazione.


Certo, se Musk non dovesse occuparsi più di Tesla alla società verrebbe meno la sua straordinaria capacità di comunicazione che ha un valore immenso. Basti pensare che Tesla non spende un dollaro in pubblicità, mentre Ford e General Motors (NYSE:GM) insieme nel 2021 hanno speso circa 6 miliardi di dollari.
A parità di risultati, anche il valore di Borsa di Tesla potrebbe risentire dell’assenza del fondatore. Oggi la società vale 40 volte gli utili previsti per il 2023. Senza Musk, sostiene la rivista Barron’s, non ci sarebbe da meravigliarsi se il multiplo P/E scendesse a 18 volte, in linea con quello di Porsche (F:P911_p).

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