Dal punto di vista dei fondamentali, ci sono due motivi per comprare il titolo Coinbase (NASDAQ:COIN) al momento.
Il primo è che COIN è crollato. Da inizio novembre segna un tonfo di oltre l’80%.
Il secondo è che ora sembra assurdamente economico. Al momento è scambiato a 65 dollari, con un multiplo P/E di poco più di 6x. Si tratta di uno dei multipli P/E più economici di tutto il mercato.
Il problema di COIN, tuttavia, è che nessuna di queste è una buona ragione per comprare il titolo. Al contrario, ci sono motivi per starne alla larga.
L’effetto ancoraggio e il titolo COIN
C’è una precisazione importantissima da fare sul titolo COIN, e per molti altri titoli growth simili: non importa quanto il titolo sia sceso (o salito).
Concentrarsi sui prezzi passati è un classico errore noto come “effetto ancoraggio”: gli investitori si fissano su un prezzo passato ritenendolo più corretto del prezzo attuale. Non è sempre così. In effetti, difficilmente lo è. I prezzi attuali, ovviamente, includono più informazioni, anche più recenti, rispetto a quelli passati.
Il titolo Coinbase è economico?
Anche in questo caso dobbiamo guardare in avanti, non indietro. E questo vale non solo per il prezzo del titolo COIN, ma anche per gli utili.
I risultati di Coinbase per il 2021 sembrano incredibili. I ricavi totali sono schizzati di oltre il 500% su base annua. Le entrate nette attribuibili agli azionisti sono rimbalzate di 28 volte.
Il problema del titolo COIN, tuttavia, e il motivo per cui un multiplo P/E di 6x non lo rende economico, è che il 2021 è stato chiaramente un’eccezione. Per l’intero anno fiscale 2022, in base al report del primo trimestre, Coinbase, in effetti, si aspetta una perdita piuttosto alta.
Gli EBITDA rivisti nel 2021 sono stati di oltre 4 miliardi di dollari. Nel 2022 Coinbase si aspetta una perdita di circa 500 milioni che, a sua volta, suggerisce una perdita netta (persino su base rivista) di quasi 700 milioni di dollari.
Ovviamente, contribuisce la debolezza del mercato delle cripto. Il collasso della stablecoin Terra certamente non aiuterà il sentimento.
Ma Coinbase ha anche un problema a lungo termine: il take rate. Nel Q1 2021, il take rate di Coinbase era lo 0,477%. Un anno dopo, era 0,455%.
Potrebbe sembrare una differenza minima. Ma, in termini di centinaia di miliardi di dollari di volume trimestrale, non lo è. Si tratta di una compressione di quasi il 5% nel giro di appena un anno. E questi ricavi persi pesano sui margini.
Il trend di un take rate sempre più basso probabilmente continuerà.
L’ipotesi a favore di COIN
Ad essere onesti, non tutto è perduto per Coinbase. E certamente è possibile che il titolo salga. Wall Street sembra pensare proprio questo: il price target medio al momento è incredibilmente pari a 177 dollari, con un rialzo di quasi il 200% dall’attuale prezzo del titolo COIN.
Personalmente sono scettico. Ma, ad essere sincero, probabilmente sono più scettico di molte persone riguardo alle cripto. Se le cripto dovessero effettivamente diventare una classe di asset legittima e relativamente stabile e le istituzioni mantenessero gli investimenti su questo mondo, sia i risultati di Coinbase che il titolo potrebbero vedere una ripresa.
In questo scenario, la performance non sarà neanche lontanamente buona quanto quella del 2021, ma nemmeno tanto brutta come il 2022. Coinbase tornerà alla redditività, comincerà a generare veri flussi di cassa (forse oltre un miliardo di dollari, a metà tra i risultati di quest’anno e dello scorso) e il titolo vedrà un bel rialzo nel tempo.
Questa ipotesi è legittima. Ma l’aspetto importante di questa ipotesi rialzista è che, anziché guardare al tonfo dell’80% da novembre, o al multiplo P/E, si tratta di un’ipotesi che guarda al futuro. Non è un’ipotesi su cui personalmente punterei. Ma è un’ipotesi che qualcun altro potrebbe o dovrebbe considerare.
Al momento della scrittura, Vince Martin non ha posizioni su nessuno dei nomi menzionati.
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