Sono iniziate le trimestrali delle società USA, al momento, a giudicare dalle grandi Banche, il trend sembra confermare il bottom dell’ultimo trimestre.
In articolare, gli EPS per il 2023 dovrebbero attestarsi a 221 Dollari ad azione secondo Ed Yardeni, e 247 Dollari nel 2024.
Considerando un rapporto P/E intorno ai 17.5 per l’indice S&P 500, ciò significa che il valore equo dovrebbe attestarsi intorno ai 3900 punti, mentre per il 2024 dovremmo trovarci in zona 4.331 Dollari (pari quindi ai valori attuali circa).
Questo dato ovviamente va considerato con due aggiunte rilevanti tuttavia:
- La presenza delle “Big 7” che di fatto portano le quotazioni a livelli maggiori
- Il fatto che raramente i mercati si trovano “in media”, ma sono sempre più sopra o più sotto
A proposito di Big 7 (i titoli Usa a grande capitalizzazione ed in prevalenza Tech), possiamo notare come scambino a valutazioni decisamente più elevate rispetto ai restanti 493 titoli dell’indice.
Questo chiaramente sposta le valutazioni dell’indice complessivo verso valori più elevati, ma in realtà le quotazioni della maggioranza dei titoli restano ancora a sconto.
Per ciò che riguarda il punto numero due invece, vi faccio un esempio pratico: tutti sanno che mediamente, e sul lungo termine, il mercato azionario americano rende annualmente tra il 9 e 10%.
Eppure se guardate le performance anno dopo anno, vi renderete conto che quasi mai l’indice performa il 9 o 10% per singolo anno, ma i rendimenti oscillano tra valori decisamente più ampi. Perciò un discorso simile possiamo farlo con il P/E. E secondo voi da cosa dipende questa variazione così ampia nel breve termine?
Semplice, dalla psicologia e dagli investitori.
Ecco perché come investitori, dovremmo preoccuparci delle valutazioni intese come discostamento dal fair value (il cosiddetto margine di sicurezza) e di far lavorare i nostri investimenti sul lungo termine.
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Alla prossima
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