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UK: il nuovo governo annuncia una contrazione fiscale, mentre l’inflazione schizza

Pubblicato 23.11.2022, 15:43
Aggiornato 09.07.2023, 12:31
  • I critici accusano il nuovo bilancio di non pianificare una crescita a lungo termine
  • Calma negli USA in vista del Giorno del Ringraziamento, gli investitori si aspettano aumenti dei tassi minori
  • Policymaker BCE dimostrano poco entusiasmo per un altro enorme incremento dei tassi

Il nuovo ministro delle finanze britannico, Jeremy Hunt, ha presentato la sua attesissima dichiarazione autunnale sul bilancio la scorsa settimana, parlando di 55 miliardi di sterline di aumenti dei tassi e tagli alle spese, malgrado il Regno Unito sia già in recessione.

Un tentativo di arginare i danni del piano del suo predecessore di 45 miliardi di sterline di tagli alle tasse non finanziati, che gli investitori avevano accolto a settembre con un selloff dei bond governativi britannici e della sterlina.

Lo sforzo di Hunt sembra aver funzionato. La sterlina è salita a circa 1,19 dollari, in previsione di questa misura, dal minimo di 1,03 dollari di settembre. Il rendimento dei bond governativi decennali è sceso sotto il 3,15%, dopo aver superato il 4,5% a settembre.

Michael Saunders, ex economista di Citigroup e membro esterno della Commissione di Politica Monetaria della Banca d’Inghilterra fino ad agosto, ha subito individuato il problema nel piano di Hunt, però.

“Penso che la dichiarazione di autunno presenti un grosso vuoto dove avrebbe dovuto esserci una strategia di crescita a lungo termine”, ha riferito Saunders alla CNBC questa settimana.

Ma spiega che il governo aveva poca scelta nell’immediato, perché il potenziale dell’economia è stato permanentemente indebolito da una combinazione di fattori, non da ultimo la Brexit.

“Parte della ragione per cui le cose vanno così male è che la crescita potenziale è debolissima e si prevede che sarà debole”, afferma Saunders.

“Ecco perché, secondo l’idea della MPC, anche se il PIL dovrebbe essere poco al di sotto del Q4 2019, l’economia si trova in significativa domanda in eccesso, o in altre parole si è surriscaldata, anche senza crescita. Pensa che la crescita potenziale per i prossimi anni sarà meno dell’1% all’anno”.

Il predecessore di Hunt, Kwasi Kwarteng, aveva avuto l’idea giusta nel volere uno stimolo fiscale per la crescita. Ha commesso l’errore fatale, tuttavia, di sottovalutare o ignorare la sensibilità del mercato ai deficit britannici.

La soluzione di Hunt sembra uno specchietto per le allodole. La maggior parte dei tagli alle spese arriverà nel 2025, dopo le elezioni previste verso fine 2024. L’obiettivo era dimostrare ai mercati le buone intenzioni del governo, proteggendo i consumatori dal peso della contrazione fiscale fino a dopo il voto.

L’inflazione britannica è schizzata all’11,1% ad ottobre, e il Governatore della Banca d’Inghilterra Andrew Bailey ha avvertito che saranno necessari altri aumenti dei tassi per portarla sotto controllo.

Niente di nuovo sul fronte occidentale, con gli Stati Uniti chiusi per la festa del Ringraziamento domani. Ormai ci si aspetta che la Federal Reserve alzi i tassi di soli 50 punti base a dicembre, dopo i quattro aumenti consecutivi da 75 bp. A seconda da come si evolverà l’inflazione, la Fed potrebbe allentare ancora di più il prossimo anno.

Si sono ridotte anche le aspettative sugli aumenti dei tassi di interesse al vertice di metà dicembre del consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, con gli economisti che si aspettano un incremento di soli 50 bp, malgrado la BCE ribadisca che procederà con tassi più alti.

I timori di una recessione, intanto, iniziano a prevalere. Anche se un “falco” come il governatore della banca centrale austriaca Robert Holzmann insiste per il terzo aumento da 75 bp consecutivo, altri policymaker ne sono meno entusiasti.

Il capo della banca centrale portoghese, Mario Centeno, una “colomba”, lunedì ha dichiarato che, anche se la BCE ha bisogno di portare sotto controllo l’inflazione, vede buone probabilità di un aumento da meno di 75 bp a dicembre.

Il capo economista della BCE Philip Lane, altra colomba, sempre lunedì ha dichiarato che la banca potrebbe continuare ad alzare i tassi il prossimo anno, ma che gli aumenti potrebbero essere minori degli ultimi due.

L’inflazione europea ad ottobre era del 10,6%, dopo la revisione al ribasso, la scorsa settimana, della lettura preliminare del 10,7%. Lane ha affermato che, dopo che la BCE ha alzato i tassi di 200 bp nelle ultime tre riunioni, c’è poca urgenza di un altro forte aumento.

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