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Dollaro in calo dopo il FOMC. Powell non addolcisce la pillola

Pubblicato 30.04.2020, 02:30
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Rassegna giornaliera sul mercato forex, 29 aprile 2020

 Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

La prospettiva di un farmaco contro il coronavirus e la possibilità di un ulteriore stimolo dalla Federal Reserve ha fatto volare titoli e valute. Il Dow Jones Industrial Average è schizzato di oltre 600 punti e il dollaro USA è sceso con gli investitori che hanno sostenuto le valute ad alte beta. Il dollaro neozelandese ha registrato la migliore performance seguito dal dollaro australiano e da quello canadese. Il rally dell’euro è stato più contenuto in vista dell’annuncio di politica monetaria della Banca Centrale Europea .

La Federal Reserve sta prendendo molto sul serio il problema del COVID-19. Nella dichiarazione del FOMC si legge che il virus rappresenta dei grandi rischi sul medio termine e la crisi peserà sull’attività economica. In risposta, i tassi resteranno fermi finché l’economia non si sarà davvero ripresa. Il Presidente della Fed Jerome Powell ha fornito degli ulteriori chiarimenti durante la sua conferenza stampa. Ha dichiarato che il tasso di disoccupazione potrebbe diventare a doppia cifra nel prossimo report e che l’attività economica nel secondo trimestre scenderà ad un tasso senza precedenti. La Fed conferma l’impegno ad utilizzare una serie di strumenti e si impegna a continuare a esercitare con decisione i suoi poteri. Secondo Powell si può fare ancora molto, ma la banca ha le mani legate in quanto non ha potere di spesa ma solo di prestito. Le dichiarazioni di Powell non sono state certo edulcorate. Powell considera lo shock del virus straordinario e avvisa che per un po’ bisognerà cercare di tamponare la situazione.

Il report sulPIL USA è stato un po’ un flop. L’economia USA si è contratta del 4,8% nel primo trimestre, il dato peggiore dal 2008 e contro le previsioni di un calo del 4%. La reazione contenuta del dollaro ed il forte rally del comparto azionario ci dicono che gli investitori si aspettavano dati ancora peggiori. I dati davvero importanti saranno quelli sul 2° trimestre; per quanto riguarda quelli di oggi, una vera reazione ci sarebbe stata solo in presenza di un calo pari o superiore al 6%. In calendario per giovedì richieste di sussidio USA, redditi personali e spese personali, e visto che tutti si aspettano un calo di redditi e spese, l’attenzione sarà tutta concentrata sulle richieste di sussidio. Si prevede un calo delle nuove richieste a 3,5 milioni dai 4,42 milioni della scorsa settimana. Se questo miglioramento non ci sarà, assisteremo ad un ulteriore calo del cambio USD/JPY.  

Si accendono i riflettori anche su euro e Banca Centrale Europea. La valuta unica è forte contro il dollaro USA, ma il rialzo è dovuto più ad una debolezza del biglietto verde che ad una ripresa dell’euro.  Il cambio EUR/USD si avvia al vertice della BCE sotto i livelli delle medie mobile semplici su 50, 100 e 200 giorni, in prossimità della media su 20 giorni, un segnale che indica che gli orsi resteranno al comando. Come negli USA, anche nella zona euro è attesa una contrazione superiore ai livelli post recessione. Gli economisti si aspettano un calo del PIL del 3,7%, ma per la zona euro, il numero vero potrebbe scendere ulteriormente. Il lockdown dell’economia USA è iniziato solo nelle ultime due settimane del 1° trimestre, mentre nella zona euro si è partiti a metà febbraio, tre settimane prima, dunque il costo per l’economia sarà più salato. Non ci sorprenderemmo se la contrazione nella zona euro dovesse seguire i livelli di quella USA e questo manderebbe l’euro verso 1,08.

Il PIL della zona euro potrebbe influenzare i mercati più della decisione della BCE, ma il vertice della banca centrale  ha la sua importanza. Non si prevedono variazioni alla politica monetaria, visto che ha lanciato il PEPP (programma di acquisti di emergenza per la pandemia) solo cinque settimane fa. La banca vuole dargli il tempo di funzionare. Inoltre, solo di recente ha allargato il tipo di collaterali da accettare per includere i bond italiani. In più, la Presidente della BCE Christine Lagarde crede che l’economia possa arrivare ad una contrazione del 15% quest’anno, e che visto il crollo ai minimi storici della fiducia di imprese e investitori si farà di più. Probabilmente aumenterà ulteriormente gli acquisti, ma la decisione potrebbe essere ritardata di un altro mese. Come la Fed, Lagarde sarà molto cauta. 

Le valute legate alle materie prime sono andate bene, prime tra tutte dollaro neozelandese e australiano. La cosa non ci sorprende considerando che entrambi i paesi hanno allentato le restrizioni del lockdown questa settimana. I dati sono stati positivi, la bilancia commerciale della Nuova Zelanda è aumentata a marzo, sulla scia di un migliore andamento di import ed export. In Australia, la crescita dell’IPC è aumentata nel primo trimestre, con il tasso annuale di inflazione in salita al 2,2% dall’1,8%. Mentre continuiamo a seguire queste valute, i sondaggi sull’attività neozelandese ANZ e sulla fiducia delle imprese potrebbero scendere questa notte. Sono attesi anche i dati PMI cinesi, e il modo in cui AUD e NZD risponderanno dipenderà dal rinnovo o meno dei miglioramenti riportati il mese scorso dalla Cina.

Il cambio USD/CAD è in calo per il quinto degli ultimi sei giorni di scambi. I prezzi del petrolio finalmente hanno visto un rialzo e offrono un supporto. Per domani è atteso il report sul PIL canadese e, a differenza di USA e zona euro, questi dati potrebbero essere positivi perché si riferiscono a febbraio, quando vendite al dettaglio e scambi commerciali sono aumentati. Ovviamente, gli investitori prenderanno con le pinze qualsiasi miglioramento in vista dei dati di marzo e aprile.

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