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USD ancora sotto pressione dopo le vendite di ieri

Pubblicato 04.02.2016, 10:58
Aggiornato 07.03.2022, 11:10
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Market Brief

Mercoledì i mercati finanziari globali hanno fatto un altro giro sulle montagne rosse, il dollaro USA ha subito una batosta generale, che ha permesso al greggio di cancellare le perdite delle due sedute precedenti.

L’effetto combinato delle vendite sul biglietto verde da una parte e del recupero dei prezzi petroliferi dall’altra è stato positivo per le valute legate alle materie prime, il dollaro neozelandese ha fatto registrare i guadagni maggiori sull’USD.

Il kiwi (NZD) ieri ha guadagnato più del 2,80%, raggiungendo il livello a 0,6698 USD, ma poi è inciampato nella resistenza costituita dal massimo dell’8 gennaio a 0,6678. Secondo per prestazioni nel G10 è stato il dollaro canadese, lievitato del 2,20% sul biglietto verde.

L’USD/CAD è sceso sotto la media mobile a 50 giorni (attualmente pari a 1,3923); al ribasso, si osserva un forte supporto a 1,2832 (minimo 15 ottobre). Il dollaro australiano ha guadagnato il 2,10%, stabilizzandosi intorno a 0,7170 USD; la corona norvegese è lievitata del 2% contro l’USD, la coppia USD/NOK si è consolidata intorno a 8,55.

Nervi saldi sono stati necessari anche per gestire i bruschi movimenti sul mercato dei titoli di Stato. Il rendimento del titolo a due anni ha ceduto più di 8 punti base in meno di due ore, raggiungendo il minimo dal 28 ottobre, pari allo 0,6750%, perché gli investitori hanno liquidato questi titoli per correre al riparo e posizionarsi sugli asset considerati rifugi sicuri.

Infine, il tasso sensibile alla politica monetaria è rimbalzato di nuovo allo 0,7265%, in rialzo di 5 punti base. Per quanto riguarda le scadenze lunghe, il decennale è sceso di 10 punti base, all’1,7920%, per poi riportarsi sui livelli iniziali, all’1,8960%. Il mercato ora non sconta alcun rialzo del tasso nel 2016, perché l’economia USA continua a far registrare dati fiacchi.

I PMI di Markit hanno deluso le attese, gli indici servizi e composito sono stati rivisti al ribasso, a 53,2 da 53,7 punti. A parte, l’ISM non manifatturiero è scivolato di 2,3 punti base a 53,5, contro i 55,1 punti previsti dal mercato per gennaio.

Fatta eccezione per il Giappone, i mercati azionari regionali asiatici sono positivi, sulla falsariga di Wall Street. Nella Cina continentale, gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen hanno guadagnato rispettivamente l’1,53% e l’1,95%.

A Hong Kong, l’Hang Seng ha guadagnato lo 0,99%, i titoli australiani si sono mostrati ancora più solidi, in rialzo del 2,12%. I future sui listini europei hanno aperto proprio quando iniziava a diffondersi il buonumore dall’Asia.

A guidare i guadagni è il Footsie, in rialzo dell’1,66%, il DAX è balzato invece dell’1,36%. L’SMI ha guadagnato lo 0,97%, il CAC 40 l’1,23% e l’Euro Stoxx 600 l’1,28%.

Proprio come gran parte delle valute dei mercati emergenti, il BRL ha reagito molto positivamente al calo delle previsioni di un rialzo del tasso negli USA. Il real brasiliano ha guadagnato il 2,40% contro il biglietto verde, scendendo sotto la soglia a 3,90.

Oggi gli operatori monitoreranno l’indice Halifax sul prezzo delle abitazioni e la decisione sul tasso d’interesse della BoE nel Regno Unito; i PMI di Markit in Germania, Francia, Italia e nell’Eurozona; le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione, gli ordinativi alle fabbriche e di beni durevoli negli USA.

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