Come ampiamente previsto il Federal Open Market Committee ha lasciato i tassi di interesse a breve termine invariati a tra 0,25% e 0,50%. Dal momento che non vi è stata alcuna conferenza stampa, il mercato non ha avuto nulla da mettere sotto i denti a parte la dichiarazione stessa. Quest'ultima registra cambiamenti minimi a fronte di quella di gennaio e ciò indica che la Fed permane fedele alla sua posizione da colomba.
La linea che afferma che "gli sviluppi economici e finanziari globali continuano a porre rischi" è stato stralciata, ma d'altra parte la Fed ha accettato che l'attività economica interna sembrava andare al rallentatore. Tutto sommato, ha viaggiato sostanzialmente in linea con il mercato ove si auspicava che i cambi dell’USD permanessero invariati in quanto gli investitori avevano già decretato che la Fed avrebbe molto probabilmente mantenuto il tiro in canna per il mese di giugno. Attualmente è ormai quasi cosa certa. L’EUR/USD è sceso a 1,1272 inizialmente prima di rimbalzare a 1,1362, e, infine, consolidarsi a 1,1322.
In Giappone, la BoJ ha annunciato che la banca ha bisogno di più tempo per valutare l'impatto dei tassi di interesse negativi, mantenendo tuttavia lo stimolo monetario. Tuttavia, la mossa è stata una sorpresa in quanto il mercato auspicava che la BoJ reagisse in risposta al recente rafforzamento del JPY che potrebbe posticipare l’obiettivo di inflazione della BoJ. Questa decisione ha sollevato alcune domande importanti. La BoJ è preoccupata per gli effetti reali della politica monetaria eccessivamente accomodante sulla crescita e sull'inflazione? O la banca centrale ha realmente bisogno di più tempo per mettere a punto il suo strumento di tasso di interesse negativo?
Ad ogni modo, una cosa è chiara: la BoJ ha chiarito che il mercato non detterà come la banca centrale dovrebbe agire. L’USD/JPY è crollato di oltre tre cifre, del 3,25%, e segna 108,20, il livello più basso dal 18 aprile. Il supporto più vicino si trova a 107,63 (minimo dall’11 aprile), più a sud un altro supporto giace a 105,23 (minimo da ottobre 2014). A nostro avviso, il primo supporto non dovrebbe durare a lungo data la rapida costruzione sul posizionamento lungo del JPY.
Sul mercato delle materie prime, il West Texas Intermediate è stato in grado di infrangere il robusto livello di resistenza a 45 USD e di stabilizzarsi nei pressi di tale livello. Al contempo, il misuratore internazionale, il greggio Brent, scende al livello di 47 USD, segnando una perdita dello 0,53%.
Sul mercato azionario, la decisione della BoJ ha smorzato gli animi con l’azionariato giapponese in brusca discesa con il Nikkei 225 giù del 3,61% e il Topix giù del 3,16%. In Cina, Shanghai e Shenzhen Composites perdono rispettivamente lo 0,26% e lo 0,13%. A Hong Kong, l'Hang Seng segnano un rialzo dello 0,45%. In Europa, i futures sui titoli azionari segnano rosso su tutta la linea, indicando una bassa apertura accompagnata dalla diffusione di uno stato d'animo negativo dall'Asia.
Attualmente gli operatori monitorano l’IPC di Spagna e Germania; le vendite al dettaglio dalla Svezia; il dato sulla disoccupazione in Germania; la fiducia dei consumatori nella zona euro; i sussidi di dissoccupazione iniziali, il PIL, i consumi personali e Core PCE negli Stati Uniti.