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Volete approfittare dell’effetto gennaio? Ecco 2 ETF a bassa capitalizzazione

Pubblicato 29.12.2020, 15:40

Molti investitori cercano anomalie o pattern sistematici, spesso descritti come influenze legate alla stagionalità, per battere il mercato. Una di queste è l’effetto gennaio, che suggerisce che i ritorni, soprattutto dei titoli a bassa capitalizzazione, nel primo mese del nuovo anno sono statisticamente maggiori rispetto agli altri mesi.

Un’importante ricerca di Rozeff e Kinney (1976), che prende in considerazione i prezzi delle compagnie quotate sulla Borsa di New York, evidenzia che, nella maggior parte degli anni compresi tra il 1904 ed il 1974, oltre un terzo dei ritorni annui è stato registrato nel solo mese di gennaio.

Da allora, sia studiosi che professionisti che hanno proseguito questi studi hanno suggerito varie spiegazioni per l’effetto gennaio: considerazioni fiscali di fine anno da parte dei partecipanti dei mercati che portano a rotazioni e ribilanciamenti dei portafogli soprattutto ad opera dei gestori dei fondi. Altri hanno affermato che questo effetto stagionale si è evoluto ed ora potrebbe cominciare prima, a dicembre.

Fare delle previsioni su cosa potrebbe comportare il gennaio 2021 per gli investitori dei mercati azionari, soprattutto dopo un anno da brividi come il 2020, non è un’impresa da poco. Tuttavia, gli investitori che credono che questo pattern stagionale potrebbe valere anche per il 2021, potrebbero effettuare delle ricerche su titoli ed ETF a bassa capitalizzazione.

Abbiamo già parlato dei titoli a bassa capitalizzazione e ci siamo concentrati su fondi che si focalizzano sia su titoli azionari statunitensi che su compagnie globali. L’articolo di oggi allarga il discorso a due fondi che potrebbero essere avvantaggiati da un’ulteriore rotazione dai titoli ad alta capitalizzazione verso quelli a bassa capitalizzazione.

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Tuttavia, dobbiamo specificare che la definizione di un titolo a bassa capitalizzazione può differire facilmente a seconda dei broker e dei paesi. Inoltre, molti ETF i cui nomi potrebbero suggerire un focus su titoli a bassa capitalizzazione di fatto possono comprendere anche titoli a media capitalizzazione.

Ricordando questi aspetti, ecco i due ETF di oggi:

1. Vanguard S&P Small-Cap 600 Growth ETF

  • Prezzo attuale: 198,52 dollari
  • Range su 52 settimane: 99,36 - 199,38 dollari
  • Rendimento dividendo: 0,65%
  • Percentuale di spesa: 0,15%

Il Vanguard S&P Small-Cap 600 Growth ETF (NYSE:VIOG) investe su una gamma di titoli a crescita quotati sull’indice S&P SmallCap 600. Il fondo ha cominciato gli scambi nel settembre 2010 e gli asset gestiti sono pari a 358 milioni di dollari.

VIOG Weekly Chart

Grafico settimanale VIOG

VIOG, che ha 343 possedimenti, replica i ritorni dell’indice S&P Small-Cap 600 Growth Index. In termini di divisione in settori, l’IT ha il peso maggiore, con il 22,00%, seguito da industria (18,80%), beni di consumo voluttuari (13,50%), sanità (13,30%) e finanza (12%).

Tra i principali nomi troviamo il fornitore di soluzioni per automazione, misurazione del vuoto e strumentazioni Brooks Automation (NASDAQ:BRKS), lo specialista di test diagnostici genetici per il cancro NeoGenomics (NASDAQ:NEO), la compagnia assicurativa Kinsale Capital (NASDAQ:KNSL), il produttore di prodotti per il divertimento all’aperto Yeti (NYSE:YETI) e la compagnia di trasporti Saia (NASDAQ:SAIA). Il 10,8% degli asset del fondo si trova nelle prime dieci compagnie.

Sull’anno in corso, VIOG ha visto ritorni di quasi il 20%. Tuttavia, è importante notare che il fondo ha chiuso ottobre a 154,31 dollari (con un crollo di circa il 7% sull’anno). Poi ha visto un rimbalzo nelle ultime settimane che ha comportato il ritorno sull’anno in corso del 20%. Detto in altre parole, i proverbiali 1.000 dollari investiti sull’ETF il 30 ottobre ora varrebbero più di 1.250 dollari.

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I potenziali investitori che seguono vari indicatori fondamentali e tecnici potrebbero chiedersi se molti dei nomi dell’ETF non siano diventati “schiumosi”. I rapporti P/E e P/B si attestano rispettivamente a 25,4 e 2,7.

Secondo noi, l’effetto gennaio potrebbe essere già iniziato per vari titoli del fondo. Di conseguenza, delle prese di profitto a breve termine potrebbero presto fare pressione sul fondo. Un potenziale calo verso i 185 dollari migliorerebbe il margine di sicurezza.

2. Invesco S&P SmallCap Financials ETF

  • Prezzo attuale: 49,12 dollari
  • Range su 52 settimane: 29,46 - 57,32 dollari
  • Rendimento dividendo: 3,58%
  • Percentuale di spesa: 0,29%

L’Invesco S&P SmallCap Financials ETF (NASDAQ:PSCF) investe su una gamma di compagnie di servizi finanziari USA a bassa capitalizzazione, che offrono prodotti e servizi nel campo delle banche, della gestione degli investimenti, delle assicurazioni e della finanza immobiliare.

PSCF Weekly Chart

Grafico prezzo settimanale PSCF

PSCF, che replica l’indice S&P SmallCap 600 Capped Financials and Real Estate Index, ha 598 possedimenti. Il fondo ha cominciato gli scambi nell’aprile del 2010. Tuttavia, è ancora un ETF piccolo in quanto gli asset in gestione sono pari a circa 27 milioni di dollari.

Tra i principali nomi troviamo Kinsale Capital, i REIT Innovative Industrial Properties (NYSE:IIPR) ed Agree Realty (NYSE:ADC), il fornitore di assicurazioni per animali domestici Trupanion (NASDAQ:TRUP) e Community Bank System (NYSE:CBU), che offre servizi bancari e di benefici per i dipendenti.

Sull’anno in corso, PSCF è crollato del 14%. I rapporti P/E forward e P/B si attestano rispettivamente a 18,07 e 1,09. Gli investitori che puntano a diversificare sui titoli a bassa capitalizzazione con un focus sulla finanza potrebbero prendere in considerazione l’idea di includere il fondo nei loro portafogli. Noi punteremmo a comprare intorno ai 45 dollari.

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Riferimento:

Rozeff, Michael S. & Kinney, William Jr., 1976. “Capital market seasonality: The case of stock returns,” Journal of Financial Economics, Elsevier, vol. 3(4), pagine 379-402, ottobre.

Nota dell’editore: Non tutti gli asset descritti sono necessariamente disponibili su tutti i mercati regionali. Consultate un broker accreditato o un consulente finanziario per trovare strumenti simili che possano essere adeguati alle vostre esigenze. Questo articolo è a solo scopo informativo. È opportuno condurre una due diligence prima di prendere qualsiasi decisione di investimento.

Ultimi commenti

e basta solo e sempre dollari...
ma perchè dare info solo su ETF  USA che sono NON Armonizzati ?!?!?
 Un’altra differenza estremamente importante è a livello di regime fiscale, perché l’aliquota dell’imposta applicata in sede di tassazione varierà a seconda che si tratti di un tipo di fondo o dell’altro. L’investitore che possiede un ETF armonizzato in regime fiscale amministrato, vedrà applicarsi dalla banca una ritenuta a titolo d’imposta del 26%, sui redditi da capitale (ovvero sui dividendi incassati) e sui redditi diversi (l’apprezzamento di valore del titolo, ovvero il guadagno che deriva dalla differenza tra prezzo di vendita e prezzo di acquisto).
 Gli ETF non armonizzati subiscono invece una tassazione più sfavorevole poiché, oltre all’applicazione dell’aliquota del 26% di tassazione sui redditi da capitale, questi saranno anche obbligatoriamente da indicare nella dichiarazione dei redditi e diventeranno soggetti a un’aliquota marginale sul reddito. Il totale della tassazione sarà quindi superiore al 26%. In buona sostanza, il regime fiscale penalizza gli ETF stranieri a favore degli ETF italiani. Per questo motivo, sicuramente non è conveniente investire in un ETF non armonizzato quando esiste il suo equivalente armonizzato.
 Ti ho risposto in 3 Trance perche' il testo tutto intero non mi permetteva di cliccare sul tasto "Posta" , visto che superava il numero di caratteri massimi previsti.
sono nuovo
Ottime idee👍👍
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