La riforma dell’architettura della vigilanza europea prevede: un nuovo organismo di vigilanza
macroprudenziale, lo European Systemic Risk Board (ESRB), che dovrà identificare tempestivamente
vulnerabilità e rischi per la stabilità finanziaria e raccomandare politiche per contenerli; tre autorità di
supervisione incaricate di assicurare l’applicazione di regole e prassi di vigilanza comuni.
Al di là delle regole, si conferma essenziale un’azione di controllo omogenea e incisiva. Se
un’autorità nazionale di vigilanza adotta approcci poco rigorosi si apre una falla pericolosa,
attraverso la quale potenziali elementi di fragilità si propagano rapidamente ad altri sistemi. Modelli
e metodi di vigilanza mostrano tuttora marcate differenze fra paesi: nella disponibilità di dati,
nell’uso di controlli ispettivi e a distanza, negli strumenti di intervento. Ne va assicurata la
convergenza, valorizzando l’esperienza dei paesi che hanno saputo meglio affrontare la crisi.
Il Parlamento europeo sta correttamente spingendo perché si dotino le autorità
sovranazionali dei necessari poteri di coordinamento. Va assicurato un ruolo di primo piano alla
BCE e alle banche centrali nazionali nello ESRB: questo ne vedrebbe accresciuta la propria capacità
tecnica, sfruttando appieno le sinergie tra la politica monetaria e quella macroprudenziale.
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