Il rafforzamento delle condizioni concorrenziali richiede anche trasparenza e
correttezza nelle politiche. L’aspetto più importante, per il mercato delle carte, è
quello della multilateral interchange fee, la MIF, cioè la commissione corrisposta per ogni operazione dalla banca dell’esercente a quella che ha emesso la carta per consentire a quest’ultima di sostenere le spese operative e di adesione al circuito (relative ai servizi di processing, autorizzazione e clearing, gestione del marchio) senza traslarle interamente sul cardholder. Il punto cruciale, messo più volte in luce dalle autorità antitrust, è che la MIF introduce un elemento di rigidità nella struttura tariffaria dei circuiti poiché concorre a determinare una soglia minima della commissione che il singolo esercente deve pagare alla sua banca a fronte dei pagamenti con carta.
Da qui le iniziative della Commissione Europea per individuare un metodo
pratico di definizione del livello di interchange fee efficiente, che tenga conto dei
costi e benefici derivanti dall’accettazione di una carta in luogo di strumenti quali il
contante. Malgrado l’attuale fase di incertezza sulla metodologia di calcolo, che verrà perfezionata caso per caso, dopo le ultime decisioni della Commissione Europea su Mastercard e Visa, appare difficile tornare indietro su queste tematiche. I gestori dei circuiti dovranno dotarsi quanto prima di adeguati meccanismi di calcolo e verifica dei costi individuando i più appropriati “benchmark” rispetto ai quali ispirare la propria politica tariffaria. Ciò permetterà anche di ridurre i “rischi di compliance” nei confronti delle autorità di regolazione del mercato dando ai gestori gli strumenti per giustificare le proprie scelte.
L’Eurosistema raccomanda di non fermarsi al dibattito sulla MIF, ma di
accrescere il grado di efficienza e competitività del sistema attraverso l’adozione
generalizzata di strutture tariffarie “aperte”. Si vuole infatti che gli esercenti abbiano effettivamente la possibilità di negoziare commissioni di accettazione differenziate per strumento (es. carta prepagata o di credito) e circuito (es. Pago BANCOMAT e Maestro), superando la prassi di applicare commissioni “a pacchetto” (blending) sulle operazioni con carte diverse nell’ambito di schemi concorrenti.
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