MILANO (Reuters) - Urbano Cairo vince la sfida per il controllo di Rcs (MI:RCSM) contro Andrea Bonomi, Mediobanca (MI:MDBI), Diego Della Valle, Pirelli e UnipolSai.
Alla scadenza del periodo di offerta, secondo i dati provvisori di Borsa Italiana, Cairo Communication, appoggiata da Intesa Sanpaolo (MI:ISP), ha raggiunto il 48,82% del capitale contro il 37,7% della cordata concorrente che partiva da un 24,77% già in suo diretto possesso.
Urbano Cairo era invece titolare di un 4,7% detenuto personalmente e poteva contare sul 4,2% di Intesa.
Evidente quindi la scelta del mercato retail e dei fondi, che in larga parte hanno scelto di aderire all'offerta di scambio e acquisto dell'editore piemontese invece che monetizzare a 1 euro con l'Opa in contanti della cordata IMH.
I risultati definitivi, che prevedono una verifica dettagliata della correttezza di tutte le adesioni, saranno resi noti entro lunedì mattina prima dell'apertura dei mercati (entro le 7,59). Lo stacco emerso oggi sembra però tale da rendere difficile in capovoglimento dei risultati.
La battaglia per il controllo dell'editore del Corriere della Sera è iniziata l'8 aprile scorso, quando Urbano Cairo ha lanciato a sorpresa un'Ops offrendo 0,12 azioni della sua Cairo Communication ogni titolo Rcs, che allora trattatva intorno a 0,4 euro dopo l'uscita, inaspettata, del primo azionista Fiat (MI:FCHA) Chrysler.
Il 16 maggio gli altri soci storici di Rcs eccetto Intesa, affiancati da Investindustrial, hanno annunciato una contro Opa in contanti a 0,7 euro.
Una guerra a colpi di rilanci che ha portato l'editore piemontese a offrire venerdì 8 luglio 0,18 azioni Cairo più 0,25 euro cash (valorizzando Rcs 1,04 euro) contro l'euro tondo proposto da Bonomi e soci. Rcs ha nel frattempo più che raddoppiato il suo valore in borsa.
Vince dunque, salvo strascichi legali, la proposta di partecipare a un piano di efficienze e sviluppo da parte di un editore che ha saputo guadagnare in un settore difficile come quello dei periodici e risanare i pesanti conti di La7, ma che l'anno scorso fatturava solo 260 milioni contro il miliardo abbondante di Rcs.
Perde invece una cordata dalle spalle più larghe che appoggiava l'azione di contenimento costi dell'attuale Cda di via Rizzoli ma che in larga parte è composta dagli stessi azionisti che hanno lasciato accumulare al gruppo editoriale 1,3 miliardi di perdite in cinque anni.
Secondo il regolamento emittenti nei cinque giorni successivi alla pubblicazione dei risultati delle offerte, chi ha aderito all'offerta soccombente può conferire le sue azioni a quella vincente.
A questo riguardo si attende, però, un chiarimento di Consob, perchè i legali di Cairo da una parte e di Bonomi e soci dall'altra sono in profondo disaccordo sul fatto che l'offerta soccombente possa tenere o meno le azioni che le sono state consegnate. Questo è rilevante perchè con il 37,7% la cordata di Bonomi potrebbe ostacolare l'attività di Cairo in operazioni straordinarie a partire dalla fusione con Cairo Communication.
(Claudia Cristoferi)