ROMA (Reuters) - Il governo collocherà sul mercato una quota fino al 40% di Ferrovie dello Stato tra 2016 e 2017 e in ogni caso "entro i prossimi 18 mesi", secondo il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.
Intervistato da Sky tg24, l'ex capoeconomista dell'Ocse dice di non essere preoccupato per la crescita del Pil e aggiunge che dopo tre anni di recessione "l'economia italiana ha svoltato".
Il governo stima che il Pil cresca dell'1,2% quest'anno, mentre l'Ocse ha confermato un più contenuto 1%.
In vista di metà ottobre, quando il governo presenterà la legge di Stabilità, Padoan ribadisce l'impegno a sterilizzare le clausole di salvaguardia, gli aumenti di Iva e accise in programma da gennaio. E alla domanda se il taglio dell'Ires dal 27,5 al 24% sarà mantenuto, risponde: "Siamo impegnati a confermare i tagli di tasse già deliberati".
Padoan dice che il governo prende "in considerazione tutte le ipotesi" e non esclude nulla, neppure un taglio dell'Irpef già dal 2017. Bisognerà naturalmente valutare i margini di finanza pubblica.
Allo studio c'è anche l'Ape, cioè un accesso anticipato alla pensione con penalizzazioni sull'assegno. "Stiamo vagliando varie ipotesi", dice il ministro.
"La flessibilità in uscita è un fattore importante che può essere aggredito anche con un contributo delle banche. Andranno valutati gli impatti sul mercato del lavoro", dice Padoan avvertendo che "non è sicuramente automatico" un aumento dell'occupazione dovuto al ritiro anticipato degli ultrasessantenni.
Un'altra misura allo studio è l'estensione del bonus di 80 euro ai pensionati. "Gli spazi ci sono ma non sono infiniti, ad un certo punto si deve fare una scelta, qualcosa deve restare fuori", commenta il ministro.
A ottobre si terrà il referendum sulla riforma della Costituzione che riduce i poteri del Senato, al quale il premier Matteo Renzi ha vincolato il suo destino politico. Padoan è netto: "Se va a casa il capo del governo va a casa tutto il governo".
Prima di allora, il 23 giugno, si terrà il referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nell'Unione europea. La vittoria del 'no', dice il ministro, "sarebbe un guaio molto serio, getterebbe non solo la Gran Bretagna in una condizione di incertezza" e "poi ci sarebbe il contagio politico, ci potrebbe essere la tentazione [in altri Paesi] di seguire una strada analoga. Sarebbe una minaccia all'integrazione europea".
(Giuseppe Fonte)