Di Mauro Speranza
Investing.com – Non si ferma il tracollo del prezzo del greggio anche con il contratto di giugno, dopo che quello di maggio aveva chiuso in negativo. L'attuale future, infatti, scende a 10 dollari al barile e porta all'80% il crollo del prezzo del petrolio da inizio anno. Calo moderato, invece, per il Brent, scambiato a 22 dollari al barile.
Le nuove massicce vendite sul petrolio sono state attirate dalla decisione del fondo United States Oil, chiamato USO, di cedere tutti suoi contratti WTI di giugno. Il fondo era già stato protagonista con il contratto di maggio e considerato tra le cause della sua chiusura negativa.
La decisione del fondo viene spiegata con l'evoluzione “delle condizioni di mercato e i limiti imposti dalle autorità”, con il CME group, la piattaforma di scambio dei future, preoccupata dell'elevata esposizione dei fondo sul settore ed ha limitato il numero di contratti con scadenza a giugno e anche quelli dei mesi successivi, che il fondo può detenere nel suo portafoglio.
Prosegue, inoltre, l'eccesso di scorte di petrolio e il fondo USO ha spiegato che ci sono troppi barili nei siti di stoccaggio e sulle navi al largo delle coste senza acquirenti. In un video girato dalla Guardia costiera americana si vedono 27 navi ancorate al largo della California con milioni di tonnellate di greggio, ferme in attesa di compratori.
La situazione ha anche provocato un aumento dei costi del noleggio delle petroliere, che dal massimo di 85 mila dollari raggiunto prima della crisi del coronavirus, ha toccato punte di 235 mila dollari al giorno.
Il future nuovamente negativo?
La virata in negativo del prezzo del future di maggio tornerebbe nuovamente, visto l'eccesso di scorte presenti sul mercati, mentre il massimo del livello di capacità nei siti di stoccaggio potrebbe essere raggiunto il 19 maggio, con il prezzo del contratto di giugno nuovamente negativo secondo gli esperti.
Anche se i paesi OPEC+ da venerdì inizieranno a ridurre la produzione di 9,7 milioni di barili al giorno e anche se i produttori statunitensi come Exxon and Chevron diminuiranno la produzione, la chiusura dei pozzi sarà onerosa in termini di tempo e di denaro.
“Il mercato sa che il problema delle scorte resta e che ci avviamo a raggiungere la capacità massima di stoccaggio entro le prossime settimane”, ha dichiarato alla CNBC Bjornar Tonhaugen, responsabile dei mercati del petrolio presso Rystad Energy.
“Bisogna agire ora perché il problema esiste e da molto. Il conto alla rovescia è partito e se non si agirà subito verrà i produttori raggiungeranno la capacità massima di stoccaggio”, aggiunge questo esperto.