LONDRA (Reuters) - I prezzi del petrolio sono poco mossi nella seduta e si avviano a registrare un calo per il terzo mese consecutivo, dato che le forti prospettive sull'offerta e l'incertezza rispetto alla domanda prevalgono sui timori che gli attacchi israeliani in Libano e Yemen possano portare a un'escalation del conflitto in Medio Oriente.
Intorno alle 12,30, i futures sul Brent per novembre, che scadono oggi, perdono 30 centesimi a 71,68 dollari al barile. Il contratto di dicembre, più attivo, scende di 4 centesimi a 71,50 dollari. I futures sul West Texas Intermediate (Wti) cedono 13 centesimi a 68,05 dollari al barile.
Il Brent si avvia a perdere quasi il 9% su base mensile, il che rappresenterebbe il calo maggiore dal novembre 2022, mentre il Wti si dirige verso un ribasso di oltre il 7% dalla fine di agosto.
A sostegno dei prezzi, la possibilità che l'Iran, importante produttore e membro dell'Opec, possa essere direttamente coinvolto in un conflitto mediorientale che diventa sempre più ampio.
Sul fronte della domanda, i dati di oggi non sono stati incoraggianti, dato che hanno mostrato che l'attività manifatturiera cinese si è ridotta per il quinto mese consecutivo e il settore dei servizi ha subito un forte rallentamento a settembre.
Inoltre, i prezzi sono diminuiti dopo la notizia che mezzo milione di barili di esportazioni di greggio libico potrebbero tornare in funzione in seguito alla risoluzione di una controversia con la banca centrale e alle indiscrezioni secondo cui l'Arabia Saudita potrebbe smettere di puntare a un prezzo del petrolio di 100 dollari al barile, dato che l'Opec+ inizierà a ridurre i tagli volontari all'offerta a partire da dicembre.
(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Stefano Bernabei)