Di Peter Nurse
Investing.com – Il petrolio è in calo negli scambi di questo lunedì ma resta vicino al massimo di 7 anni, nelle aspettative che le scorte globali resteranno limitate mentre la domanda continua a salire dalla pandemia.
Il greggio WTI è sceso dell’1% a 91,42 dollari al barile, mentre il greggio Brent è sceso dello 0,5% a 92,82 dollari.
I future della benzina RBOB sono saliti dello 0,3% a 2,6856 dollari al gallone.
Intanto sale l’ottimismo sulla ripresa dei dialoghi tra Occidente e Iran, che potrebbero portare ad un accorso sul nucleare che potrebbe far produrre alla repubblica islamica il suo petrolio ed esportarlo più facilmente. I dialoghi riprenderanno martedì a Vienna.
I prezzi del petrolio sono saliti ai massimi da ottobre 2014 questo venerdì, dopo la settima settimana consecutiva di rialzi.
I paesi OPEC+ hanno aumentato i loro obiettivi di produzione gradatamente, ma spesso non sono riusciti a raggiungere gli obiettivi prefissati.
Negli USA intanto il numero degli impianti di estrazione attivi è in salita, ma la produzione resta lontana dai massimi pre Covid-19.
Intanto, la situazione sul confine ucraino continua a preoccupare, e questo spinge ulteriormente il prezzo del petrolio. Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha dichiarato domenica che il Presidente russo Vladimir Putin potrebbe ordinare un attacco sull’Ucraina tra pochi giorni.
La Russia è il principale fornitore di gas per il mercato europeo, ed un’invasione comporterebbe la decisione di sanzioni dall’Occidente su Mosca, e questo potrebbe alimentare ulteriormente la domanda di greggio.