LONDRA (Reuters) - I prezzi del greggio sono in rialzo grazie all'ottimismo legato alla domanda cinese, alle restrizioni della produzione messe in campo dai principali produttori e ai piani della Russia di ridurre l'offerta.
Alle 11,30 il Brent sale dello 0,81%, a 83,67 dollari al barile. I futures sul greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI) per il mese di marzo, in scadenza domani, guadagna lo 0,79%, a 76,94 dollari a barile, mentre il più attivo contratto di aprile guadagna lo 0,84% a 77,18 dollari.
L'Opec+ ha concordato ad ottobre un taglio dei target di produzione di greggio di due milioni di barili al giorno fino a fine 2023.
Inoltre, la Russia prevede di tagliare la produzione di greggio di 500.000 barili al giorno, pari al 5% della sua produzione, dopo l'imposizione di tetti ai prezzi del petrolio e dei prodotti petroliferi russi imposti dai paesi occidentali.
Intanto gli analisti prevedono che le importazioni di petrolio della Cina raggiungeranno un livello record nel 2023, per poter soddisfare l'aumento della domanda di carburante per i trasporti e l'entrata in funzione di nuove raffinerie.
Cina ed India sono i principali acquirenti di greggio russo dopo l'embargo dell'Unione europea.
È anche probabile che le future carenze di offerta di greggio spingano i prezzi verso quota 100 dollari al barile entro fine anno, secondo quanto affermato dagli analisti Goldman Sachs (NYSE:GS) in una nota pubblicata ieri.
I prezzi saliranno "man mano che il mercato tornerà a essere in deficit, a causa degli investimenti insufficienti, dei vincoli dello scisto e delle scelte dell'Opec+ che assicurano che l'offerta non soddisfi la domanda", hanno scritto.
(Tradotto da Luca Fratangelo, editing Stefano Bernabei)