LONDRA (Reuters) - I prezzi del greggio perdono terreno, in calo dai massimi di sette anni toccati nella seduta precedente, dopo che è diventato chiaro che la prima ondata di sanzioni statunitensi ed europee contro la Russia probabilmente non ostacoleranno l'offerta.
Intorno alle ore 12,00 italiane, i futures sul Brent cedono 56 centesimi, o lo 0,6%, a 96,28 dollari il barile, dopo aver toccato ieri 99,50 dollari, ai massimi da settembre 2014.
I futures sul greggio Usa scivolano di 69 centesimi, o dello 0,75%, a 91,22 dollari il barile, dopo aver raggiunto 96 dollari nella seduta precedente.
I prezzi sono balzati ieri sui timori dell'impatto sull'offerta dei prodotti energetici delle sanzioni dell'Occidente contro la Russia in risposta allo schieramento di truppe nelle due regioni separatiste in Ucraina orientale.
Le sanzioni imposte dagli Stati Uniti, dall'Unione europea, dalla Gran Bretagna, dall'Australia, dal Canada e dal Giappone si sono concentrate sulle banche e sull'élite della Russia, mentre la Germania ha bloccato l'autorizzazione del gasdotto Nord Stream 2 dalla Russia. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno chiarito che le sanzioni concordate e quelle che potrebbero essere imposte non prenderanno di mira greggio e gas.
Gli analisti prevedono comunque che i prezzi del greggio continueranno, per il momento, a trovare un livello di supporto dalla crisi tra Russia e Ucraina mentre alcuni paesi occidentali hanno promesso di imporre ulteriori sanzioni se la Russia lancerà un'invasione su vasta scala dello stato confinante.
"C'è il rischio che la Russia risponda alle sanzioni riducendo autonomamente le consegne", ha detto l'analista di Commerzbank (DE:CBKG) Carsten Fritsch.
Il potenziale ritorno del greggio iraniano sul mercato ha aggiunto ulteriore pressione ai prezzi, con Teheran e le potenze mondiali sempre più vicine al ripristinare l'accordo nucleare.
(Tradotto da Enrico Sciacovelli, editing Andrea Mandalà)