LONDRA (Reuters) - I prezzi del petrolio sono in ribasso, a causa dell'aumento dei casi di Covid-19 in Cina, che ha rinnovato i timori di un minor consumo di carburante da parte del primo importatore mondiale di greggio.
Intorno alle 11,50 i futures sul Brent sono in calo di 77 centesimi, o dello 0,83%, a 92,37 dollari al barile, dopo aver registrato una perdita del 3% ieri.
Il greggio statunitense Wti cede 94 centesimi, o l'1,09%, a 84,93 dollari, dopo essere scivolato del 3,5% nella seduta precedente.
Gli investitori hanno accolto con favore l'annuncio della scorsa settimana che la Cina avrebbe attenuato l'impatto della rigida politica dello "zero Covid" per stimolare l'attività economica e la domanda di energia, ma secondo gli analisti i lockdown e l'aumento dei casi continuano a rappresentare un rischio ribassista importante.
Oggi i casi di Covid nel Paese sono aumentati ulteriormente, anche nella capitale Pechino, e la crescita della produzione industriale ha registrato un rallentamento.
Nel frattempo, l'Opec ha tagliato le previsioni di crescita della domanda globale di petrolio per il 2022 per la quinta volta da aprile, citando le crescenti sfide economiche, tra cui l'elevata inflazione e l'aumento dei tassi di interesse.
Tuttavia, i timori per la scarsità delle forniture di quest'inverno hanno continuato a sostenere i prezzi del petrolio. L'embargo dell'Unione europea sul petrolio russo entrerà in vigore il 5 dicembre. Il divieto sarà seguito dal blocco delle importazioni di prodotti petroliferi a febbraio.
In un'ulteriore notizia rialzista, si prevede che le scorte di greggio degli Stati Uniti caleranno di circa 300.000 barili nella settimana fino all'11 novembre, secondo un sondaggio Reuters di ieri.
(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Stefano Bernabei)