Investing.com – I futures del petrolio sono in salita nel corso della mattinata europea, c dopo il calo del giorno precedente al livello più basso da novembre che ha creato degli acquisti speculativi per gli investitori; tuttavia il sentimento resta vulnerabile nei timori per un’eventuale uscita della Grecia dalla zona euro.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a giugno sono stati scambiati a 93,04 dollari al barile, durante la mattinata europea, in salita dello 0,65%.
Precedentemente i prezzi erano saliti del 2,4% al massimo di 93,71 dollari al barile. Ieri i prezzi erano scesi a 91,81 dollari al barile mercoledì, il minimo dal 3 novembre 2011.
I prezzi del petrolio hanno segnato dei ripidi cali in seguito alle elezioni del 6 maggio in Grecia, che hanno messo in dubbio il future del salvataggio internazionale ed hanno acceso i timori per l’eventuale uscita della Grecia dalla zona euro.
Il contratto WTI di giugno ha perso quasi l’11% dall’inizio di maggio.
Ma i futures sono in ripresa, poiché il forte calo ha creato degli acquisti speculativi per gli investitori dubbiosi verso un ulteriore calo, dopo essere scesi in territorio oversold.
Gli operatori hanno notato forte supporto a 92,75 dollari al barile.
Nonostante i guadagni giornaliero il sentimento resta fragile per via delle nuove elezioni che si terranno in Grecia il 17 giugno. Il voto determinerà se il paese resterà nell’area della moneta unica.
Esistono seri timori sul settore bancario del paese, dopo che la Banca Centrale Europea ha smesso di inviare liquidità ad una serie di banche greche seriamente sottocapitalizzate, spostandole in un programma di supporto di liquidità d’emergenza.
Il presidente della World Bank, Robert Zoellick, ha dichiarato che l’uscita della Grecia potrebbe minare alla fiducia nella zona euro, innescando una nuova crisi di liquidità.
Si teme che la crisi del debito sovrano della zona euro possa causare un ulteriore rallentamento che influenzerà la curva della domanda del petrolio.
La zona euro ha rappresentato il 12% del consumo globale di petrolio, secondo i dati British Petroleum.
Intanto i dai sulle forniture USA della scorsa settimana hanno spinto i traders a rifocalizzarsi sul quadro della domanda e dell’offerta.
Il Dipartimento per l’Energia statunitense ha dichiarato che le scorte greggio USA sono aumentate di 2,1 milioni di barili la scorsa settimana, ad un totale di 381,6 milioni di barili, il massimo dall’agosto 1990; il dato rivela i timori per un rallentamento della domanda USA.
Enbridge ed Enterprise Products Partners invertiranno I flussi nell’oleodotto Seaway, pumpando greggio verso sud da Cushing, Oklahoma, verso il Golfo, riducendo l’”intasamento” delle furniture USA.
Gli USA sono il principale consumatore mondiale di greggio e rappresentano il 22% della domanda globale di petrolio.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a giugno sono scesi dello 0,1%, a 109,70 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 16,30 dollari al barile.
Il Brent, il benchmark europeo, è oltre il 14% al di sotto del massimo intraday 128,38 toccato il 1° marzo.
Una perdita potenziale di forniture di petrolio iraniano ha contribuito a sostenere i forti aumenti dei prezzi del petrolio nella conclusione dello scorso anno e nel primo trimestre di quest’anno.
Ma i colloqui tra l’Iran le grandi potenze sulle ambizioni nucleari di Teheran, insieme all’aumento della produzione dell’Arabia Saudita e della Libia e dei segni di rallentamento della crescita economica statunitense e sull’occupazione, hanno spinto i prezzi del petrolio verso i massimi del primo trimestre.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a giugno sono stati scambiati a 93,04 dollari al barile, durante la mattinata europea, in salita dello 0,65%.
Precedentemente i prezzi erano saliti del 2,4% al massimo di 93,71 dollari al barile. Ieri i prezzi erano scesi a 91,81 dollari al barile mercoledì, il minimo dal 3 novembre 2011.
I prezzi del petrolio hanno segnato dei ripidi cali in seguito alle elezioni del 6 maggio in Grecia, che hanno messo in dubbio il future del salvataggio internazionale ed hanno acceso i timori per l’eventuale uscita della Grecia dalla zona euro.
Il contratto WTI di giugno ha perso quasi l’11% dall’inizio di maggio.
Ma i futures sono in ripresa, poiché il forte calo ha creato degli acquisti speculativi per gli investitori dubbiosi verso un ulteriore calo, dopo essere scesi in territorio oversold.
Gli operatori hanno notato forte supporto a 92,75 dollari al barile.
Nonostante i guadagni giornaliero il sentimento resta fragile per via delle nuove elezioni che si terranno in Grecia il 17 giugno. Il voto determinerà se il paese resterà nell’area della moneta unica.
Esistono seri timori sul settore bancario del paese, dopo che la Banca Centrale Europea ha smesso di inviare liquidità ad una serie di banche greche seriamente sottocapitalizzate, spostandole in un programma di supporto di liquidità d’emergenza.
Il presidente della World Bank, Robert Zoellick, ha dichiarato che l’uscita della Grecia potrebbe minare alla fiducia nella zona euro, innescando una nuova crisi di liquidità.
Si teme che la crisi del debito sovrano della zona euro possa causare un ulteriore rallentamento che influenzerà la curva della domanda del petrolio.
La zona euro ha rappresentato il 12% del consumo globale di petrolio, secondo i dati British Petroleum.
Intanto i dai sulle forniture USA della scorsa settimana hanno spinto i traders a rifocalizzarsi sul quadro della domanda e dell’offerta.
Il Dipartimento per l’Energia statunitense ha dichiarato che le scorte greggio USA sono aumentate di 2,1 milioni di barili la scorsa settimana, ad un totale di 381,6 milioni di barili, il massimo dall’agosto 1990; il dato rivela i timori per un rallentamento della domanda USA.
Enbridge ed Enterprise Products Partners invertiranno I flussi nell’oleodotto Seaway, pumpando greggio verso sud da Cushing, Oklahoma, verso il Golfo, riducendo l’”intasamento” delle furniture USA.
Gli USA sono il principale consumatore mondiale di greggio e rappresentano il 22% della domanda globale di petrolio.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a giugno sono scesi dello 0,1%, a 109,70 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 16,30 dollari al barile.
Il Brent, il benchmark europeo, è oltre il 14% al di sotto del massimo intraday 128,38 toccato il 1° marzo.
Una perdita potenziale di forniture di petrolio iraniano ha contribuito a sostenere i forti aumenti dei prezzi del petrolio nella conclusione dello scorso anno e nel primo trimestre di quest’anno.
Ma i colloqui tra l’Iran le grandi potenze sulle ambizioni nucleari di Teheran, insieme all’aumento della produzione dell’Arabia Saudita e della Libia e dei segni di rallentamento della crescita economica statunitense e sull’occupazione, hanno spinto i prezzi del petrolio verso i massimi del primo trimestre.