LONDRA (Reuters) - I prezzi del petrolio sono in calo sui timori per la debole crescita economica in Cina, il principale importatore di petrolio al mondo, che hanno superato i timori di un potenziale shock dell'offerta per un potenziale divieto dell'Unione europea sul greggio russo.
Alle 11,12 Il Brent perde il 2,64%, a 104,27 dollari al barile, mentre i futures sul greggio Usa cedono il 2,99%, a 101,55 dollari al barile. I mercati in Giappone, India e in tutto il sud-est asiatico sono chiusi per festività.
I prezzi sono in calo dopo che la Cina ha rilasciato i dati sabato, mostrando che l'attività manifatturiera si è contratta per il secondo mese consecutivo nella seconda economia più grande del mondo arrivando ai minimi da febbraio 2020 a causa dei lockdown contro il Covid-19.
Dal lato dell'offerta, la libica National Oil Corp (Noc) ha detto domenica di voler riprendere temporaneamente le operazioni al terminal petrolifero di Zueitina per ridurre le scorte nei serbatoi di stoccaggio per evitare un "imminente disastro ambientale" al porto.
Ad offrire un leggero supporto ai prezzi del petrolio c'è la possibilità di un embargo sul petrolio russo da parte dell'Ue entro la fine dell'anno, secondo quanto riferito da due diplomatici dell'Ue dopo i colloqui tra la Commissione europea e gli stati membri dell'Ue durante il fine settimana.
Circa la metà dei 4,7 milioni di barili esportati quotidianamente dalla Russia sono destinati agli Stati membri dell'Unione europea, fornendo circa un quarto delle importazioni di greggio del blocco nel 2020.
Malgrado gli Stati occidentali abbiano rallentato gli acquisti di petrolio russo, con le sanzioni che hanno colpito o trasporti e le assicurazioni sulle esportazioni del paese, l'impatto sull'offerta globale è stato attenuato dal fatto che l'India ha raccolto le esportazioni russe fortemente scontate.
(Tradotto da Luca Fratangelo, editing Stefano Bernabei)