LONDRA (Reuters) - I prezzi del petrolio sono schizzati, con il Brent in rialzo oltre i 100 dollari al barile per la prima volta dal 2014, dopo che la Russia ha attaccato l'Ucraina, esacerbando i timori relativi a possibili disagi alle forniture globali di energia.
La Russia ha lanciato un attacco su vasta scala dell'Ucraina via terra, aria e mare, il più grande attacco da parte di uno stato nei confronti di un altro in Europa dalla Seconda guerra mondiale.
Alle 11,40 i futures sul Brent sono in rialzo di 8,29 dollari, o l' 8,6%, a 105,16 dollari al barile, mentre i futures sul greggio Usa balzano di 7,83 dollari, o il 7,8%, a 99,93 dollari al barile.
I massimi di Brent e greggio Usa sono stati segnati rispettivamente nell'agosto e nel luglio 2014.
"La Russia è il terzo produttore mondiale di petrolio e il secondo esportatore della materia prima. Alla luce delle modeste scorte e delle capacità di riserva in calo, il mercato non può permettersi importanti disagi alle forniture", ha detto Giovanni Staunovo, analista di Ubs.
La Russia è inoltre il primo esportatore di gas naturale all'Europa, circa il 35% delle forniture.
Stati Uniti ed Europa hanno promesso sanzioni durissime alla Russia in risposta.
L'offerta globale di petrolio resta limitata con la domanda in ripresa dai minimi della pandemia.
Secondo gli analisti il Brent resterà probabilmente al di sopra dei 100 dollari al barile fino a quando non verranno messe a disposizione scorte alternative valide, ad esempio da Opec, Stati Uniti o Iran.
Gli Stati Uniti e l'Iran sono nel frattempo impegnati in colloqui indiretti sul nucleare a Vienna che potrebbe portare a una rimozione delle sanzioni sulle vendite del greggio iraniano.
(Tradotto da Michela Piersimoni, editing Francesca Piscioneri)