NAIROBI - In risposta all'inefficacia dell'accordo nello stabilizzare lo scellino keniota, il governo keniota ha deciso di porre fine all'accordo petrolifero "government-to-government" (G2G) con l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti entro dicembre 2024. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha riferito che l'accordo non è riuscito a prevenire il deprezzamento della valuta o a correggere le distorsioni nei mercati dei cambi (forex).
Il Tesoro sta ora spostando la sua attenzione verso soluzioni del settore privato per l'approvvigionamento energetico, allontanandosi dal precedente accordo a livello statale. Questo cambiamento di strategia arriva dopo che lo scellino keniota ha subito un significativo deprezzamento, contrariamente alle aspettative stabilite al momento dell'implementazione dell'accordo. Il Paese ha inoltre registrato un calo dei volumi di importazione, attribuibile alla riduzione della domanda sia all'interno del Kenya che nei mercati regionali.
Il FMI ha sottolineato i rischi associati alla segmentazione del mercato dei cambi e ha raccomandato l'integrazione dei progetti di partenariato pubblico-privato (PPP) nei processi di bilancio del Paese. Questo approccio dovrebbe contribuire a mitigare i rischi che si sono manifestati con l'accordo petrolifero G2G.
Il piano del governo keniota di porre fine all'accordo petrolifero riflette una più ampia rivalutazione delle strategie per stabilizzare la valuta nazionale e garantire un approvvigionamento energetico efficiente. La scelta di impegnarsi con il settore privato è vista come un passo avanti per promuovere pratiche economiche più resilienti ed evitare le insidie incontrate con l'accordo precedente.
Questa decisione sostiene il passaggio a un settore energetico guidato dall'imprenditoria privata, come confermato dai recenti rapporti del FMI. Per ridurre la pressione sui mercati valutari, il governo ha promesso un accesso costante al dollaro per gli importatori nazionali di carburante. Questo impegno è in linea con la dichiarazione del Presidente Ruto di non avere un ruolo governativo in queste transazioni gestite da privati. Il ritiro dall'accordo per l'acquisto di petrolio è motivato dalle preoccupazioni per il suo impatto economico e per l'aumento dei rischi finanziari per gli investitori privati che lo sostengono.
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