Investing.com - Gli analisti di UBS prevedono un anno difficile per il palladio, con il metallo che dovrebbe “rimanere indietro rispetto agli altri metalli preziosi”.
Gli analisti della banca d’investimento prevedono un deficit di circa 300.000 once, pari al 3% della domanda, nel 2025, notando che i fondamentali del palladio si sono “indeboliti notevolmente negli ultimi anni”.
Gli analisti prevedono che “la riduzione dell’offerta in miniera sarà compensata dall’aumento dell’offerta di scarti”, mantenendo una stabilità complessiva dell’offerta totale.
Tuttavia, sottolineano la significativa dipendenza del palladio dalla domanda di autocatalizzatori. Con la crescente tendenza a sostituire il palladio con il platino e la sempre maggiore adozione di veicoli elettrici, le prospettive per il palladio restano fosche.
“A causa di questi cambiamenti nella domanda, il futuro per il palladio rimane cupo”, afferma UBS.
Un fattore critico che potrebbe avere un impatto sui prezzi è il panorama geopolitico. “Il rischio maggiore per i prezzi è che le sanzioni internazionali colpiscano l’offerta mineraria russa”, osservano gli analisti.
Sebbene vi sia stato un riorientamento dei flussi dalla Russia alla Cina, UBS osserva che non sono ancora state imposte sanzioni sull’offerta mineraria.
Nonostante l’indebolimento dei fondamentali, UBS mantiene una “prospettiva di prezzo moderatamente positiva”, in parte guidata dai potenziali miglioramenti della produzione automobilistica.
L’istituto ritiene che la riduzione dei tassi d’interesse potrebbe favorire l’accessibilità alle automobili, con conseguente aumento della domanda di catalizzatori per auto.
Tuttavia, la dipendenza del palladio dal settore automobilistico, soprattutto in un’industria in transizione, lo rende vulnerabile, secondo la banca.
“Solo gli investitori con un’elevata tolleranza al rischio dovrebbero prendere in considerazione il trading sul palladio, visti i bassi volumi di scambio e le dimensioni limitate del mercato”, conclude UBS.