Di Mauro Speranza
Investing.com – L'Opec+ potrebbe decidere il prolungamento dei tagli alla produzione oltre la data stabilita di fine giugno. La notizia è stata diffusa da Bloomberg, secondo la quale l'estensione dell'accordo potrebbe durare da uno a tre mesi.
Nonostante il recupero delle economie mondiali grazie alle riaperture decise dai vari governi, restano le preoccupazioni sulla domanda e a confermare la necessità per i paesi produttori di nuove decisioni ci sono le ipotesi di un possibile anticipo del meeting dei paesi Opec+. Inizialmente prevista per i giorni 9 e 10 giugno, l'Algeria ha proposto un anticipo al 4 giugno.
Un anticipo dell'incontro consentirebbe ai paesi produttori maggiore flessibilità per modificare gli attuali limiti di produzione, ma il gruppo potrebbe adottare misure solo a breve termine, vista la volatilità che ancora caratterizza il mercato. Inoltre, i tagli già concordati sono stati realizzati solo al 92% secondo i dati di Kpler, mentre l'Iraq e la Nigeria hanno comunicato il loro ritardo relativamente ai loro obiettivi.
Una decisione di prolungamento dei tagli all'output potrebbe entrare in contrasto con le scelte della Russia, la quale prevede un mercato in equilibrio per i prossimi due mesi e pertanto ha già comunicato la sua contrarietà a nuove riduzioni.
Mentre i prezzi del petrolio continuano a salire, il greggio resta a 36 dollari al barile e il Brent non riesce a raggiungere i 39 dollari. "Il fatto che i prezzi non abbiano reagito molto alla notizia della potenziale estensione dei tagli può essere visto come un segnale che il mercato ha già incorporato nei prezzi un alto livello di ottimismo", spiegano gli analisti di Jbc Energy in una nota.
Non appare risolto, dunque, il problema delle scorte, con l'esplorazione petrolifera negli Stati Uniti che si è ridotta per l'undicesima settimana consecutiva a un livello che non si vedeva da prima dell'inizio della rivoluzione dello scisto più di dieci anni fa. Inoltre, le importazioni statunitensi di greggio saudita sono aumentate, gonfiando le scorte immagazzinate.
Le scorte americane sono "probabilmente in crescita almeno a breve termine, visto l'aumento delle importazioni", afferma Peter McNally, un analista di Third Bridge Group Ltd. "Il mercato è sovraffollato, tanto per cominciare. Tutti sono alla ricerca di ulteriori segnali di rassodamento della domanda", aggiunge l'esperto.
Una indicazione sullo stato delle scorte arriverà nella serata di oggi (ore 22:30) quando verranno comunicati i dati dell'API, mentre per domani sono attesi quelli dell'EIA (ore 16:30).
Nel frattempo, il fondo petrolifero statunitense ETF inizia il suo roll mensile di contratti a termine lunedì. Il fondo prevede di vendere le sue partecipazioni di luglio e di acquistare altri futures di novembre e gennaio nelle prossime 10 sessioni di trading.
Le previsioni degli esperti
Da Equita Sim sottolineano come “la mancata opposizione della Russia all'anticipazione del meeting potrebbe indicare che l'accordo con l'Arabia Saudita è più vicino che mai, con quest'ultima che spinge fortemente per estendere i tagli di 9,7 milioni di barili (circa il 10% della produzione annuale) fino a fine anno”.
Resta l'incertezza, in quanto “non ha ancora ottenuto il sostegno della Russia, che ritiene che la stretta produttiva potrebbe essere gradualmente allentata”, aggiunge Massimo Bonisoli, analista della sim milanese.
Nel caso in cui i tagli dovessero essere prolungati, i prezzi del greggio e del Brent potrebbero mantenersi “rispettivamente in un range di 35-40 dollari e intorno a 40 dollari nel 2020, spingendo al rialzo anche le azioni delle aziende petrolifere”, con particolare preferenza per Eni (MI:ENI), Galp (LS:GALP) e Saras (MI:SRS) in primis.
“Brent e Wti hanno lambito un'area di resistenza di una certa rilevanza a ridosso rispettivamente dei 39/45 dollari e dei 36/40 dollari, area nella quale si era verificato il gap ribassista del mese di marzo", sottolineano da Websim.
"Vista la violenza della risalita, è ragionevole pensare di poter impostare delle prese di profitto intorno a 38 dollari per il Brent e a 35 dollari per il Wti, rimanendo vigili in caso di nuovi segnali direzionali. Gli acquisti, sempre secondo Websim, "potrebbero essere impostanti qualora si verificasse una chiusura odierna sopra 40 dollari o in caso di correzioni verso 27".
“Se il rispetto dei tagli decisi dall’OPEC+ per sostenere i prezzi resterà tale, i prezzi del petrolio potrebbero stabilizzarsi in range più alti”, ha dichiarato a Reuters Stephen Innes, direttore strategie di mercato presso AixiCorp.